Napoli-Granada, se a Ringhio
manca l'intuizione giusta

Napoli-Granada, se a Ringhio manca l'intuizione giusta
di Marco Ciriello
Venerdì 26 Febbraio 2021, 08:00
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Non s'è capito se Rino Gattuso l'ha giocata come ennesimo esperimento del suo gran cantiere o proprio gli è mancata la visione. Pur senza punte il Napoli sul finale ha dimostrato che poteva ribaltarla, lasciando l'ennesima possibilità di arrivare a qualcosa in stagione, ma soprattutto sono apparse assurde le velleità sperimentali dell'allenatore. Già si deve sopportare l'impostazione dal basso anche nei minuti supplementari, se poi arrivano anche le certezze che si poteva passare il turno con un Granada sdraiato a perdere tempo, cincischiante e rissoso, sempre pronto a cadere e rimandare il gioco dopo averlo spezzettato, allora vengono i dubbi non solo sulla visione della partita pre, ma anche durante. Questa era una gara di semplicità, di una semplicità capelliana o allegriana, poche certezze, visto anche gli uomini contati, e non l'ennesimo tentativo da partitella di allenamento. Difesa a quattro subito e non quando ormai si giocava in apnea. Mai Elmas a fare quello che non sa fare, il quarto di centrocampo, che poi concede il cross dal quale arriva il gol di Ángel Montoro.

 

Ma lo stupore più grande arriva da Ghoulam, quando entra cambia tutto, sembra in una forma straripante, crossa, è nel gioco da subito, sovrappone, contrasta riparte, tanto che all'ennesimo su e giù viene da chiedersi ma perché non gioca? A differenza di Mertens che invece mostra tutta la lontananza dal campo, ma serve moltissimo al centro perché consente a Politano di tornare nel suo ruolo, e a Insigne e Zielinski di ritrovare gli spazi che conoscono. Insomma, Mertens anche da fermo torna utilissimo alla mobilità degli altri, a dimostrazione della sua centralità pure da stropicciato.

Tutto questo viene aiutato dal Granada che gioca un tempo, infila il gol giusto che serviva e poi gioca una partita da wrestler recitando cadute, andando giù ad ogni spinta, in una ricerca dell'orizzontalità più da stuntman che da calciatori, in una ritualità che non diventa attenuante, ma indispettisce e aumenta il rammarico per l'uscita dall'Europa League. Questa partita più di altre disegna l'inutile sperimentalismo, che diventa vezzo, di Gattuso, la lontananza da se stesso, o forse il tentativo di essere altro per dimostrare di avere un pensiero calcistico, ma a spese del Napoli. Dopo questa gara esce una visione sbagliata, delle scelte sbagliate, e poi la solita rincorsa al gol della redenzione dopo aver sprecato e sperperato, giocando a singhiozzo. Il Napoli subito in vantaggio avrebbe dovuto fare una gara al rovescio, non quella che ha fatto, con una disposizione diversa in campo, quella più consona ormai lo sanno anche i magazzinieri con i quattro dietro. Invece, Gattuso in una ostinazione da piccolo chimico ha provato ancora una volta l'edizione successiva degli errori, e il risultato questa volta è una esibizione di inutile ricerca. L'unica volta che Gattuso doveva essere fedele a se stesso, puntare sulla semplicità, giocare con linearità e cercare il recupero dei gol, s'è messo a strologare, ha accelerato nella complessità, ha chiesto ad Elmas d'essere quello che non può essere, e invece doveva chiedere a Ghoulam di fare quello che ha fatto, e ne è venuto fuori una partita maccheronica, che ha portato via dall'Europa il Napoli, con il dubbio che non ci tornerà nemmeno la prossima stagione. Alle trovate di Gattuso manca sempre qualcosa: se non gli mancano gli uomini, viene a mancare l'intuizione che li può muovere nella giusta direzione. È un po' Calimero e un po' Eta Beta, un po' si lamenta, un po' tira fuori l'utensile sbagliato per aggiustare la perdita. 

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