Napoli, il capitano Insigne
e l'obbligo di essere genio

Napoli, il capitano Insigne e l'obbligo di essere genio
Lunedì 8 Marzo 2021, 08:57
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L'avevamo lasciato a maledire la squadra e lo ritroviamo a guidarla alla vittoria. Lorenzo Insigne mette due palloni alle spalle di Lukasz Skorupski, trascina il Napoli alla vittoria, tanto che può uscire dieci minuti prima della fine con il suo nome sulla partita, e battendo il record di gol di Edinson Cavani nel Napoli. Una grande sera che l'ha visto dominare al centro del campo, abbassarsi a recuperar palloni e ripartire, e soprattutto segnare due gran gol in scioltezza, tanto da sembrare l'Insigne della Nazionale. Il primo è un interno di precisione su un tacco di Zielinski in una di quelle partite che fanno gridare Boniek di gioia e il secondo di rapina su De Silvestri e istinto su Skorupski: ingannato con un colpo imprendibile. Difficile perdere con un Insigne così preciso e in forma, perfetto nelle rifiniture con appoggi che Osimhen spreca, dopo un bel gol, e un dominio nel gioco, non sempre supportato dalla squadra, insomma un Insigne così meriterebbe un Napoli più sveglio e meno attendista.

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Spesso la squadra di Gattuso è lenta e perplessa, a differenza di Insigne che invece è veloce e diretto, sempre pronto a salire dalla sinistra supportato maluccio da un Hysaj egoista ed egotico. Ma con un giocatore così anche i difetti degli altri si ammorbidiscono, gli errori vengono superati, anche se rimangono i momenti di ripiegamento a trincea del Napoli che consentono al Bologna di palloneggiare e persino d'accorciare le distanze. Ma c'è Insigne. Che, pur alternando grandi prestazioni a scomparse, fa la differenza, cambiando le partite. Il Bologna di Sinia Mihajlovic è stato affondato da Insigne, con un colpo a freddo, e un gol quando sembrava poter tentare il pareggio, stroncando ogni recupero.

 


Due gol pesantissimi che consentono al Napoli di sperare in vista di un mese difficile, e di affrontarlo con una vittoria larga. Due gol che sono anche una grossa implicazione sulle prossime partite, come spesso accade al Napoli, Insigne avrebbe bisogno di una crescita maggiore del resto della squadra, ma dovrebbe anche non cadere in una delle sue assenze. Rimane un punto fermo, e una delle poche certezze, pure nella sua traballante e fragile continuità.
Insigne c'è e dovrebbe farci anche più spesso, condizionando le partite più grandi, come ha fatto col bel Bologna di Sinia Mihajlovic.

Spesso si guarda allo specchio e non si trova, giocando delle partite che sono esercitazioni per arrivare alle sue vere partite, dove spadroneggia, diverte e segna. Rimanere nello stato solido e non evaporare, lasciando il Napoli nel disagio e nell'assenza.

Essere riferimento sempre e non a fasi alterne, certezza con costanza e non andare in manutenzione di genio o peggio volontà. Ma rimanere il serpeggiante giocatore di questa partita col Bologna è difficile, e proprio l'obbligo di essere l'unico a poter risolvere e indirizzare le partite spesso diventa un peso spropositato che ha dimostrato di non saper reggere. Un paradosso, che intreccia l'indubbio talento con l'insopportabilità dell'essere talento. Una oscillazione tra bellezza e riflesso, tra tentativo e certezza, che solo a volte si fa fulminante riferimento. In una squadra di grandi talenti i momenti di cedimento o di sottoespressività sarebbero normali, nel Napoli, in questo Napoli, diventano abbandono del gioco con cedimenti allo stallo. Insigne è condannato all'obbligo di eccezionalità permanente, non bastano lo sfarfallio stilistico, la bella giocata, lo sbuffo calcistico, il passaggio illuminante, serve sempre soprattutto in questo finale di campionato il calciatore sublime, che, invece, spesso va in deroga.

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