Il veleno è sempre nella coda. Quello che ci voleva e che è mancato al Napoli: questione di centimetri. Maledetta traversa, un palmo più in giù e gli azzurri avrebbero acciuffato la Juventus. Invece la rincorsa Champions continua ma che ansia: sempre ad inseguire, sempre a correre dietro alla quarta in classifica, Atalanta o Juventus che sia.
La goccia di veleno era nel piede sbagliato di Politano. Il grande ex, l'avversario che Conte temeva alla vigilia, almeno quanto gli altri big. O forse più di qualche altro azzurro. Ci teneva tremendamente il mancino napoletano, questa volta era una questione personale, lui contro la squadra che l'ha mollato, contro Conte che non ha mai mosso un dito per trattenerlo a Milano. I sogni e la rivincita sono andati a sbattere contro la traversa, anzi contro l'incrocio dei pali dopo aver sfiorato le mani protese di Handanovic: probabilmente, senza il tocco quasi impercettibile del portiere interista, la palla sarebbe finita dentro. Il nerazzurro si è riscattato in parte, a Politano è rimasto l'urlo strozzato in gola. Ci teneva, sarebbe stata questa la rete più importante della stagione, alla faccia delle altre otto depositate nelle porte avversarie: vuoi mettere lo sfizio di fare lo sgambetto a Conte e mettergli ulteriore ansia nella corsa verso uno scudetto che pare comunque già vinto?
L'azione della traversa nel finale della partita è stato l'unico acuto in fase offensiva del mancino. Partita di sacrificio ma si sapeva che sarebbe stato così: troppo ingolfate le corsie laterale degli avversari, che si piazzano sempre a cinque in fase passiva. Il duello con Darmian, suo dirimpettaio, è stata una sfida a scacchi: quando attaccava l'uno, arretrava l'altro. Spazi zero, niente praterie per galoppare verso Handanovic: con Lozano disponibile, sarebbe toccato comunque a Politano, che alla fine si è dovuto travestire da centrocampista aggiunto.
Il nono gol soltanto sfiorato ieri sera non intacca comunque la prestazione di Politano. Che è stata sui livelli di sufficienza assoluta ma niente di più. Impossibile pretendere altro, non c'era l'erba da divorare perché il castello difensivo dell'Inter anche al Maradona è sembrato inattaccabile, non a caso i nerazzurri si sono fatti gol da soli. Apprezzabile comunque il sacrificio dell'attaccante romano, che quando ha intuito di non poterla spuntare su Darmian e sui centrocampisti che ripiegavano su di lui (spesso Brozovic e Barella), ha avuto il merito di rivedere la propria posizione e di sacrificarsi. In pratica, ha giocato da trequartista defilato, cucendo il gioco tra Fabian Ruiz e gli attaccanti, dovendo provvedere pure a spingere perché Di Lorenzo aveva altro a cui pensare.
Quasi certamente gli toccherà adesso tirare il fiato: c'è la Lazio giovedì, ancora in casa. Penultima spiaggia per il Napoli ma forse ultima per la formazione di Inzaghi, che non avrà scelta e verrà a giocarsela. Attaccherà e concederà spazi, Gattuso confida nella ritrovata freschezza atletica di Lozano per pungere a destra: giusto e normale che Politano tiri il fiato, dal momento che è stato tra quelli ad aver accumulato più minutaggio negli ultimi due mesi. La più ovvia delle staffette.