Ciro Ferrara gioca Napoli-Juve:
«Ma Insigne e ADL devono parlarsi»

Ciro Ferrara gioca Napoli-Juve: «Ma Insigne e ADL devono parlarsi»
di Francesco De Luca
Giovedì 9 Settembre 2021, 08:33 - Ultimo agg. 17:32
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Un’altra Napoli-Juve alla terza giornata di campionato la ricorda bene. «Il destino, quando diventai bianconero nel 1994, mi mise subito di fronte al mio passato», ricorda Ciro Ferrara, pluriscudettato con Napoli e Juve, un napoletano che vive da 27 anni a Torino. «E che non dimentica le proprie origini di uomo e professionista. Se avessi fatto il percorso inverso - nato a Torino, cresciuto nella Juve, per tanti anni calciatore della Juve e poi passato al Napoli - tanti tifosi del Napoli non sarebbero stati contenti se avessi accantonato il mio passato. Io non l’ho fatto e non lo farò mai. A queste due squadre ho dato tanto e ricevuto tantissimo: l’emozione è sempre forte quando c’è questa partita».

I Napoli-Juve del cuore per Ferrara?
«Il primo e l’ultimo: l’esordio in A nel 1985 e la partita d’addio vent’anni dopo. E in mezzo ci sono stati lo storico gol di Diego su punizione, il 3-1 a Torino nell’anno dello scudetto, la vittoria in Coppa Uefa».

In tanti Napoli-Juve mai visto uno così dopo due giornate, con gli azzurri a +5 sui bianconeri.
«Spalletti è allenatore esperto, non si lascerà ingannare da un dato che dopo 180 minuti vuol dire poco. Certo, se il Napoli vincesse creerebbe un distacco significativo ma Luciano ci penserà eventualmente dopo una gara delicata contro una squadra che ha i mezzi per superare le difficoltà».

Come si spiega la brutta partenza della Juve?
«È una squadra forte, la più attrezzata per vincere il campionato, e quest’avvio è stato inaspettato, soprattutto per una Juve che con Allegri non subiva mai una rimonta dopo aver segnato due gol e riusciva sempre a rimontare lo svantaggio in casa, quello che contro Udinese ed Empoli non è accaduto. La spiegazione è forse nei nove scudetti in dieci anni, cioè nella difficoltà ad affrontare una fase simile dopo tanti successi».

Da opinionista Dazn, ha commentato i due successi del Napoli.
«Ha vinto partite difficili, perché contro il Venezia c’erano stati il rosso a Osimhen e il primo rigore sbagliato da Insigne e perché il Genoa non era certo quello travolto dall’Inter.

Il Napoli ha mostrato carattere e personalità andando oltre le contingenze, con una compattezza che mi ha ricordato quella della migliore Juve. Ma il percorso è lungo e il Napoli dovrà essere unito e non avere timori nelle difficoltà».

Mai come in questa partita rischiano di pesare i ritardati rientri dei nazionali, oltre agli infortuni: sarebbe un alibi?
«Ammesso che lo sia, varrebbe per entrambe le squadre. Ma io penso che si vedrà una grande partita perché Napoli–Juve, da un lato e dall’altro, non è mai una gara qualsiasi. Peccato che arrivi un po’ troppo presto».
Allegri e Spalletti sono grandi ritorni in panchina, come quelli di Sarri e

Mourinho: i club hanno investito più sugli allenatori che sui campioni.
«È stato compiuto un salto di qualità sul piano tecnico, tattico e anche comunicativo. Manca solo Conte in questo quadro. Spalletti è partito bene, creando un feeling con la tifoseria, quello che inizialmente ha avuto anche Gattuso. E la rosa è rimasta inalterata: il Napoli non ha ceduto alle lusinghe per i suoi migliori giocatori».

Da capitano a capitano, come vede la situazione di Insigne?
«Lorenzo l’ho conosciuto bene perché sono stato il suo allenatore nella nazionale giovanile e so qual è il suo attaccamento per la squadra della sua città, quella in cui è cresciuto. È una situazione difficile perché non c’è dialogo tra le parti e ciò rischia di pesare più sull’ambiente che sul calciatore perché l’argomento terrà banco. Insigne, peraltro, non dovrebbe essere ritenuto il solo responsabile di questa situazione».

In che senso?
«Non sarebbe giusto fare leva sull’aspetto sentimentale. Perché Lorenzo è un napoletano, capitano del Napoli, ma è soprattutto un professionista. Sarebbe opportuno confrontarsi ed essere chiari nell’interesse delle parti e di una squadra che deve vivere una stagione importante».

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