Un Napoli wagneriano apre una nuova pratica identitaria. Osimhen e Kvaratskhelia diventano la coppia d'attacco emblematica e fondativa di una epoca calcistica napoletana differente. Supportati, serviti, aiutati da una squadra che dopo i singhiozzi post Qatar torna a dominare le partite, divertendo. Kvaratskhelia con i dribbling, le acrobazie, le invenzioni, e Osimhen con i gol, le elevazioni, gli strappi e le falcate. Insieme danzano. E con loro il Napoli di Luciano Spalletti.
La Juventus è esistita per poco ma poi è stata succube del gioco, e persino degli errori del Napoli che sbagliava da professionisti unendo il professionismo vanziniano di Cerezo e quello di Paolo Conte e del suo mondo adulto. Kvara in molte giocate ha ricordato Luka Modric: giocando la palla d'esterno, dribblando secco e con più lentezza, facendosi sponda sicura per i compagni e soprattutto per Osimhen che ha ricambiando mettendolo davanti a Szczesny, e spesso anche dimenticandolo come è giusto che sia da bomber che deve tirare in porta sempre e comunque e cercare il gol, accumulare il gol, perseguire il gol, e perseguitare il portiere avversario: è questo il gioco. Insieme hanno giocato la loro migliore partita con una complicità che sembrava nascondere anni di frequentazioni, invece era solo uno dei terrazzi del vertice che stanno costruendo. La difesa della Juventus li ha fermati pochissimo, perché entrambi hanno sradicato le certezze allegriane e l'imbattibilità: Osimhen in verticale, e Kvaratskhelia in orizzontale, un incrocio di fantasia e grande calcio. Sembravano non avere confini, e l'area della Juventus è apparsa come lo spogliatoio del Napoli. Menzione speciale per Mario Rui che ormai è avanti come Lou Reed.
Ma la coppia Osi-Kvara che divide e congiunge divide le difese e congiunge l'attacco è la nuova identità calcistica napoletana. Mentre segnavano, si poteva vedere il passaggio tra la generazione che ha creduto ai tackle di Koulibaly e ora crede dei dribbling del nigeriano e del georgiano, un nuovo capitolo. La mezza rovesciata di Kvara costringe Szczesny a una parata di lato difficile e acrobatica che diventa una respinta per l'irruzione aerea di Osimhen. Primo gol. Il secondo è un appoggio d'interno, felice, dell'attaccante nigeriano che disegna una diagonale che taglia l'area juventina e raggiunte l'interno di Kvara. Due a zero. Poi Rrahmani che aveva molte cose da farsi perdonare. Tre a uno. E il quarto è di nuovo un dialogo tra Kvara che trova morbido la testa di Osimhen che è il giocare più forte in altezza della serie A. Stacca su Kostic come se fosse solo, con una naturalezza poco comune che almeno nel gol ha fatto pensare a Alen Bokic e Oliver Bierhoff. Quando Elmas ha segnato il quinto, ormai tutti erano stati storicizzati dalla coppia d'attacco più bella e proficua della serie A, almeno per ora.
La verità è che diventeranno pure un esempio, proprio per la capacità d'interazione tra altezza Osi e lunghezza Kvara una croce per le difese avversarie. Hanno ridotto quella juventina in emergenza, mostrandola ridicola rispetto ai numeri e alle partite precedenti. Il lessico calcistico dei due è la raffinatezza associata alla potenza: in elevazione e progressione, e il resto è gioco, proprio da bimbi in strada, senza recite, naturalezza e classe, velocità e divertimento. Posseggono il demone della bellezza, e la supremazia di chi non ha sovrastrutture, rispetto al relativismo debole delle idee di calcolo. I loro gol alla Juventus, le loro giocate, hanno gettato le basi per la nuova fase napoletana, quella del tempo allegro.
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Newsletter Utilità Contattaci
Logout