Lorenzo e Dries, i belli del calcio
sognando la Champions dei piccoli

Lorenzo e Dries, i belli del calcio sognando la Champions dei piccoli
di Marco Ciriello
Venerdì 23 Aprile 2021, 08:00
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Si ritrovano a fare la partita e a rimettere in piedi il sogno Champions League: Insigne e Mertens. Ancora loro. Il primo segna due gol uno su rigore torna a coprire e sbaglia la sua prima palla a due secondi dal fischio finale, nei minuti di recupero. Il secondo fa la cosa giusta per Politano e poi ritorna a segnare. I due piedi destri del Napoli, morbidi, eleganti, segnano due grandi gol da fuori area, condannando il povero Pepe Reina a una serata da Via Crucis, con due cadute in più di Cristo. Tutta la fatuità che spesso mostrano Insigne e Mertens scompare, e ritorna la capacità di inventare gioco e segnare gol da album dei ricordi, sincronizzandosi sulla bellezza. Comincia Insigne subito tirando uno dei suoi rigori, non angolato ma con portiere spiazzato. 

È una partita da freno-acceleratore, punta-tacco, tante giocate di precisione, accelerazioni, e poi brusche frenate per riprendere fiato. Il centrocampo del Napoli risulta impeccabile, riescono a giocare tutti bene quelli della linea Gattuso che urla di meno, con una telecronaca sommessa, anche perché dopo 12 minuti è già in vantaggio di due gol: Mertens serve Politano che slalomizza Fares ed elude Reina sul suo primo palo, inaugurando una nuova via del gol, lì metterà anche Osimhen il suo pallone in uno stop e tiro drogbastico. Poi se ne passa tutto il primo tempo tra vezzosi tentativi e ondeggiamenti d'attacco. Fino a quando Insigne non decide di scolpire un pallone alle spalle di Reina, una palombella che gli passa sulla testa girando a giostra.

Una invenzione lirica, con finta a destra che precede il tiro una insinuazione serpigna e poi destro a giro che mette il pallone in porta, intorno palpiti e sussulti mentre il suo piede disegnava una traiettoria intatta e precisa. Sembra il gol più bello della partita per almeno dodici minuti, fino a quando Zielinski che finalmente corrisponde alle lusinghiere descrizioni di Boniek non si gira col tacco modello Zidane e crossa forte al vertice dell'area di rigore della Lazio dove Mertens non ha il tempo di pensare ma deve solo tentare la sua specialità il tiro a volo in porta da lontano, lo fa, e l'effetto è da manomissione della partita, un'esecuzione micidiale che di fatto la chiude, e poi piange ricordando la nonna appena scomparsa.

Infiamma il ricordo di sé, come bomber, e poi lo spegne con una manifestazione pubblica di un dolore privato. 

 

Una oscillazione di sentimenti, con in mezzo il gol più bello della giornata. Poi esce, mentre Insigne si prodiga nei recuperi, per la gioia tutta interiore di Gattuso, che vede finalmente la sua squadra cantiere trovare una forma, assestarsi, stravincere contro una Lazio che segna anche due gol ma che non ha gioco e idee per rimontare né per stare dietro ad Osimhen che le ricaccia la passione in gola, lasciando Reina alla sua fissità.

È stata una sera da vecchio Napoli, con tante emozioni, un gioco di geometria e passione, grandi gol (quattro su cinque, a Rosario nemmeno si esulta quando si segna su rigore) e destini incrociati: quelli di Insigne e Mertens hanno ritrovato la perfezione per piede destro, riprendendo a dominare in estetica, oltre che numericamente. Un monopolio di calcio elettrizzante, che evoca le stagioni passate, facendo dimenticare le congiunture negative, gli errori, del recente passato. I loro gol, le loro prestazioni, la sua passione, dicono che il peggio è passato, e la Champions League è possibile, sudando e battendo tutte le prossime avversarie. Basta andare dietro ai due piedi destri, d'Insigne e Mertens, il resto è gioco, persino spettacolare. 

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