Napoli-Lecce, quella vittoria
dell'equilibrista Meret sul rigore

Napoli-Lecce, quella vittoria dell'equilibrista Meret sul rigore
di Marco Ciriello
Giovedì 1 Settembre 2022, 07:25 - Ultimo agg. 2 Settembre, 08:42
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l portiere che non avrebbe dovuto esserci. Il ragazzo che è stato sul punto di andarsene. L’equilibrista sulla linea di porta e di mercato, salva il Napoli. Solo, solissimo, una estate di dubbi e pezzi di vetri, Alex Meret, da esubero diventa risorsa, da scarto si trasforma in eroe, da porta girevole torna perno della difesa, tutto in un salto, lasciando la sua mano sinistra sul pallone e l’impronta del suo nome sulla partita con il Lecce.

Undici metri soltanto lo separavano da un nuovo baratro, poteva soccombere e dare ragione a chi lo voleva lontano dal Napoli, oppure parare e riprendersi quello che per molti (di noi) è il suo posto. E non importa che abbia poi preso un gol imparabile che suona come una beffa, quello che importa è il suo tuffo, il rigore sventato, la prova superata, la fiducia riacciuffata con una mano sola. In una sera in cui un confuso Luciano Spalletti le gioca tutte, tranne i lanci su Osimhen (tanto che viene da immaginarlo con Modric alle spalle) il Napoli orizzontale si perde negli spazi e si arrotola agli uomini di un bravo Marco Baroni, la stella di Alex Meret scintilla in faccia ai maligni, ai superbi e ai cediamolo. Il portiere che ha vissuto in incognito l’attesa del campionato, che aveva la valigia sul letto, e le magliette di tante altre squadre dalla Premier alla Liga, alla fine si è rimesso al centro della porta, e lo ha fatto nel modo migliore: parando. Un rigore per giunta. Un gesto principe. È il 22esimo quando un Tanguy Ndombele pigro e lento aggancia Di Francesco in area. Rigore. Baratro. Limite. Lotteria. Lorenzo Colombo – uno che diventerà un bravo attaccante – va sul dischetto sommerso dai fischi dello stadio, tanto che uno di questi gli sembra quello dell’arbitro Matteo Marcenaro, parte, tira, segna, ma Meret non si muove. Tutto sbagliato, tutto da rifare. Colombo riparte e questa volta Meret si tuffa a parare, mettendo una pezza sull’errore di Ndombele e una pietra sulla sua estate di movimenti e partenze, cessioni e malelingue. Un gesto solo per cancellare i dubbi, con pragmatismo, intuito e talento.

Un salto per passare da mediocre a buono, da calciatore da cancellare a calciatore imprescindibile.

E tanta è l’euforia, perché poi dopo il rigore parato segna addirittura Elmas, un villeggiante spesso nelle sue titolarità, che Kim e Ndombele (brutta sera per lui) lasciano girare Colombo che si rimette in pari con i suoi, dopo il rigore parato, e segna un gol di sinistro che potrà raccontare ai suoi figli. Il resto sono errori e cambi di idea e gioco, ma l’uomo del mercoledì è Meret, che non aveva un posto e ora ce l’ha, che non aveva una forma e ora ce l’ha, che non aveva una certezza e ora ce l’ha, un ritorno a tutti gli effetti alla condizione di primo portiere effettivo e in corsa, senza più dover guardare il telefono.Bentornato Alex, è stata una lunga e tribolata estate, di rotte possibili e cambi di maglia e casa, di addii e ritorni, è il mercato bellezza.Ma poi, e per fortuna, c’è anche il campo, e col campo la bellezza dei gesti e con la bellezza dei gesti la possibilità di ribaltare la vita, o almeno una parte di questa. Superata la disputa, vinto il confronto, tra il Meret di ieri, e quello di oggi, tra l’insicuro per alcuni, e il sicuro per molti, scartato il subbuglio, scampato il temporale di calciomercato, archiviata la schizofrenia, ecco il portiere. Meret, che grande affare averlo lasciato in porta mentre fuori pioveva. Ha avuto il tempo di sublimare la sua solitudine, rafforzandosi, con un principio di tristezza in fondo al cuore, ora è più forte.

 
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