Un anno dopo. Allora bastò un pari con il Lecce per 1-1, alla quarta giornata, per far dire a Spalletti che «qui è chiaro tutto: se tu non vinci, hai fallito». Sulla sua pelle, lo ha già capito anche Rudi Garcia: si è svegliato travolto dalla prime critiche di una luna di miele che sembra incredibilmente già al capolinea. Dopo appena due settimane dall'inizio del campionato.
La sconfitta con la Lazio fa scoprire al tecnico francese la fragilità di un ambiente dove tutto è bianco o nero. De Laurentiis già sabato notte ha scambiato alcuni pareri sulla sconfitta subita al Maradona e ha rassicurato il tecnico. Non è un dramma questo ko, anche perché pesa su tutto la condizione atletica della squadra. Ovvio, è quello su cui lavorerà a partire da domani Garcia a Castel Volturno, con quel che resta del Napoli, visto che ben in 15 saranno impegnati con le Nazionali. Ma questo è un altro segnale che non vuole relax: mentre gli altri lavorano in giro per l'Europa, vuole il massimo della concentrazione per chi resta nel centro tecnico sul litorale domizio.
Il Napoli ha perso la testa della classifica dopo 35 giornate: lo era dalla sesta giornata dello scorso campionato, dalla vittoria con lo Spezia per 1-0. Ai ragazzi, al termine del match di sabato, Garcia ha ribadito di stare tranquilli, di avere fiducia e che il primo tempo è stato giocato a buonissimo livello. Concetti che ha poi voluto confermare anche nella via crucis di interviste post-gara. Il clima da inquisizione non gli va particolarmente a genio né considera giuste le critiche sui passi indietro fatti dagli azzurri rispetto alla passata stagione. Per sua fortuna, non c'è il fantasma di Spalletti, sennò già si sarebbe iniziato a invocare il suo ritorno.
De Laurentiis ha una fiducia sterminata per il proprio allenatore: il patron ha chiesto di continuare il ciclo e il primo tempo lo ha lasciato ben impressionato. Poi il calo della ripresa è stato talmente netto che dà la certezza che la questione sia atletica, più che tattica o mentale. Rudi non pensa che il Napoli sia come un bimbo che ha smarrito la strada e non sa che fare: la sconfitta non è un segnale di una squadra spaesata, confusa o insicura. Un secondo tempo fine a se stesso, senza dover fare un dramma. Una lezione da imparare. Ma anche le cose che non sono andate verranno viste e riviste: di certo, ad esempio, manca qualità e palleggio nella coppia centrale di difesa, il che fa sì che il gioco fatichi subito, a volte ristagnando.
Nella ripresa, nel momento di maggior affanno, la squadra si è allungata e ha mostrato il petto all'unica arma di Sarri: le ripartenze. E così ha perso il match. Ma nessuna involuzione. In campo sono gli stessi che hanno vinto lo scudetto appena 4 mesi fa. Con la condizione fisica poi che è quella che è, il centrocampo è lento e le linee di passaggio per i centrali di difesa si sono lentamente affievoliti. Così come davanti gli attaccanti da un certo momento in poi hanno smesso di pressare e così i portatori di palla laziali sono stati liberi di giostrare come hanno voluto. Tra gli equivoci ci sono poi Anguissa, Olivera, Kvara che non sono al top della condizione: questi ultimi due pagano gli infortuni nella fase della preparazione. Motivo per cui non c'è da allarmarsi.
C'è la questione fisica, con il Napoli che ha perso brillantezza nella ripresa. Un punto che va affrontato: da un certo momento in poi, gli azzurri non hanno avuto l'agilità che permette di andare, scattare, vincere duelli, uno contro uno o recuperare palloni. Insomma, è mancata di reattività atletica. Garcia su questo punto è rassicurante: «Abbiamo fatto una preparazione che tiene conto che non ci fermiamo neppure a Natale e a Capodanno». Qualcosa, in queste dieci giorni, verrà modulato diversamente per quelli che restano: Mario Rui, Jesus, Simeone lavoreranno per essere pronti per il Genoa. Probabilmente, in quella gara ci sarà il primo turnover della stagione.
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