A furia di non pronunciarla per scaramanzia, timore, sospetto che sotto sotto abbia un potere infausto, per i calciatori napoletani la parola scudetto è diventata una specie di kryptonite. Qualcosa che, esattamente come il cristallo verde per Superman, è in grado di indebolire qualsiasi speranza, persino quella legata a un Napoli primo in classifica e al top della forma. È sufficiente che si palesi, vicina o lontana, concreta o sperata, la possibilità che gli azzurri vincano lo scudetto per rendere una squadra cazzuta come quella scesa in campo domenica scorsa a Roma in un gruppo di turisti arrivati allo stadio Maradona per caso. Non esiste altra spiegazione. Così come Achille aveva nel tallone il suo punto debole, così il Napoli ha nello scudetto il proprio tasto dolente. Guai a collegare una prestazione al tricolore. È il modo migliore per ottenere, in maniera quasi deterministica, una sconfitta e una prestazione assai vicina alla fine dei track a muro. Perché questo accada non è dato saperlo.
Quel che invece si può e si deve sapere è se per caso agli azzurri di Spalletti pure la parola quarto posto fa lo stesso effetto.