Napoli-Milan, staffetta scudetto: domenica il passaggio di consegne allo stadio Maradona

Due squadre, la stessa filosofia: vincere spendendo poco

Victor Osimhen in azione col Milan
Victor Osimhen in azione col Milan
di Pino Taormina
Martedì 28 Marzo 2023, 07:00 - Ultimo agg. 18:30
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Praticamente otto partite di vantaggio tra il Napoli e il Milan. In fondo fa lo stesso effetto dire: 23 punti di differenza. Una enormità. La staffetta tricolore ci sarà domenica sera. D'altronde, in classifica è come girarsi indietro e guardare un puntino in fondo al rettilineo. Per gli amanti del ciclismo, è come vincere il Giro con un distacco di qualche ora. Ci sono tre Napoli-Milan in 12 giorni. Con Spalletti che tiene ben a mente il paradosso di Zenone quando racconta di Achille e della tartaruga dove il più veloce arriva dietro a quello più lento. Insomma, per Lucianone con il foglio della classifica di serie A si può tranquillamente fare un aeroplanino di carta in vista dei quarti di Champions. Il canyon chiamato campionato potrebbe consegnare lo scudetto al Napoli tra fine aprile e inizio maggio, le finestre matematiche utili non si contano. I campioni d'Italia sono la grande delusione dell'anno: dai flop del mercato estivo, alle cadute in campionato una dietro l'altra. Un cammino stentato con Pioli, l'eroe dello scudetto, che ora è in bilico. Sembra strano, ma il Milan è stato di esempio per Aurelio De Laurentiis: lo scudetto dello scorso anno ha dimostrato al club azzurro che si vince anche con in quinto monte ingaggi della serie A. Perché, chi più paga i propri calciatori, non è poi detto che arrivi primo. Ecco, prendete il Milan di Cardinale: nel 2018 inizia la stagione con un monte ingaggi da 129 milioni di euro, alle spalle solo della Juventus. Pesava Higuain (9 milioni netti). In due stagioni, il taglio è stato radicale: a settembre del 2020, il monte salari era pari a 79 milioni lordi. E adesso, in questa stagione, è attorno agli 81. 

De Laurentiis, con l'arrivo di Ancelotti, ha continuato ad alzare gli stipendi dei suoi calciatori, arrivando alla cifra monstre di 130 milioni di euro. Piano piano, la decurtazione: il Napoli vince quest'anno con un monte ingaggi di circa 75 milioni di euro (-33 per cento rispetto a un anno fa). Il quinto della serie A. Proprio come il Milan campione d'Italia nella passata stagione. Motivo per cui, per entrambi, la Champions non è solo un sfizio come magari lo era per il Milan di Berlusconi: la vittoria del Real Madrid, per esempio, ha fruttato 134,7 milioni di euro. Fino ad adesso, il Milan ha superato quota 71 milioni, il Napoli è già a quota 83 milioni (il frutto dei bonus per le 5 vittorie nella fase a gironi). Milan e Napoli, dunque, sono l'esempio italiano di come possono essere tagliati gli alti costi per gli stipendi dei calciatori.

E l'Europa, questi quarti di Champions League, al di là dell'aspetto sportivo, sono manna dal cielo per Napoli e Milan. Il Milan ha chiuso il bilancio al 30 giugno 2022 con un rosso pari a 66,5 milioni di euro (l'anno prima la perdita era stata di 96,4 milioni di euro, con un fatturato della società controllata ora dalla RedBird di 297,6 milioni. Il Napoli, pure, ha chiuso il bilancio nel 22 con un rosso pari a 51,9 milioni di euro, in risultato in leggero miglioramento rispetto all'esercizio 2020-21, che si era chiuso in perdita per 58,9 milioni di euro con il fatturato pari a 175,9 milioni di euro. Gli introiti della Champions regaleranno saldi positivi nel prossimo bilancio.

Ma chi ha fatto da apripista all'altro per quel che riguarda il progetto dell'ingresso dei fondi nel calcio italiano è stato De Laurentiis. Solo a inizio marzo, Gerry Cardinale, il proprietario del Milan, ha deciso di fare marcia indietro e perorare la causa del no ai fondi perché «i private equity sono carichi di capitali ma senza piani industriali». In pratica quello che dal primo giorno, quasi in solitario, sostiene il patron azzurro: «I fondi sono la morte del calcio». Sia Napoli che Milan hanno battuto le stesse strade per vincere, rinunciando a pezzi del proprio cuore, a costo zero. Insigne e Donnarumma sono andati via, proprio per esigenze di bilancio. Dolorosamente, certo, ma necessariamente. E infatti, dopo i loro addii sono arrivate le vittorie. Coincidenze? A parte Ibrahimovic (che in Champions non c'è perché Pioli non lo ha inserito nella lista), il Milan ha puntato sui giovani da tempo: Leao, Theo, Tonali, De Katelaere, Kalulu (che però è infortunato e salterà tutte e tre le sfide). Intanto, il Napoli ha già la qualificazione alla prossima Champions in tasca, parola magica: vuol dire altro benessere per il futuro. 

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