Questo Napoli è come la più classica delle medaglie: una faccia bella, splendente e brillante, capace di collezionare 8 vittorie consecutive; e un'altra opaca, impolverata, che invece è stata in grado di mettere insieme appena 8 punti nelle ultime 8 gare. Decisamente una miseria se si pensa all'inizio di stagione, alle fanfare, ai caroselli e a quelle notti di gloria che sembravano destinate a non finire mai.
È come se ad un tratto l'interruttore dell'energia si fosse spostato d'un tratto da on a off e la corsa a tutta velocità è diventata un piccolo trotto. Da un momento all'altro si è accesa la spia della benzina e sono venuti a mancare i rifornimenti e le gambe sono diventate pesanti. Anche per questo motivo sono venuti meno i risultati. Le ultime tre sconfitte di fila in casa sono un campanello d'allarme che preoccupa Spalletti e tutto il mondo Napoli. Certo, non può passare sotto silenzio la questione infortuni: tanti, tantissimi, che hanno falcidiato lo spogliatoio azzurri riducendo al minimo storico le opzioni per Spalletti. Quando a una squadra togli la spina centrale (Kouliblay, Anguissa e Osimhen) diventa durissima per tutti riuscire a tirare la carretta senza inevitabili passi falsi. Ai lungodegenti, poi, si sono aggiunti altri tanti piccoli microinfortuni (da Demme a Lobotka, da Insigne a Lozano) che hanno condizionato le scelte di Spalletti e reso a volte obbligata la formazione iniziale.
Nella classifica degli infortuni, quello di Victor Osimhen occupa sicuramente il primissimo posto. Questo perché Rrahmani prima e Juan Jesus poi sono riusciti bene o male a rimpiazzare Koulibaly, mentre né Mertens né Petagna hanno caratteristiche paragonabili a quelle di Osimhen. Spalletti aveva pensato e costruito il Napoli sull'esplosività del nigeriano, sui suoi scatti e sull'imprevedibilità delle sue giocate: venute meno queste caratteristiche il tecnico toscano ha dovuto ripensare l'intera organizzazione del gruppo. Senza Osimhen, infatti, il Napoli ha iniziato a fare fatica nell'andare a segno, nel trovare spazio tra le maglie della difesa avversaria e nell'avere un punto di riferimento sul quale appoggiarsi anche nelle partite di sofferenza. Mertens si è acceso a intermittenza, Petagna è fermo a quel gol segnato a fine agosto sul campo del Genoa: troppo poco per non far rimpiangere Osimhen, il bomber predestinato del Napoli. A fasi alterne, come Mertens, anche Zielinski, che è passato da serate di gloria a quelle di totale anominato.
L'ultima grande ombra di questo girone di andata del Napoli porta il nome di Hirving Lozano. Il messicano sta facendo una fatica enorme a incidere. Sembra essere diventato il gemello senza qualità di quel fulmine che con Gattuso spaccava le partite in due. Non solo non segna (appena 3 gol in stagione), ma soprattutto non riesce a legare con i compagni e con il resto degli attaccanti. Sembra un corpo estraneo al resto della squadra e anche alcune dichiarazioni (mal di pancia prima accusati e poi ritrattati) non lo hanno aiutato nel processo di integrazione.