Napoli, Bruscolotti: «Ritiro? Sacrifici sopportabili visti i guadagni»

Napoli, Bruscolotti: «Ritiro? Sacrifici sopportabili visti i guadagni»
di Angelo Rossi
Giovedì 7 Novembre 2019, 12:43 - Ultimo agg. 15:42
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Beppe Bruscolotti c'era trentuno anni fa.
«Ma non è la stessa storia».

Sempre di ribellione parliamo. La vostra fu contro l'allenatore, questa è contro De Laurentiis.
«C'è una differenza enorme. Il nostro comunicato venne fuori alla vigilia dell'ultima partita di campionato. Lo scudetto aveva già preso la strada di Milano».

Questione soltanto di tempo?
«Eravamo a fine stagione, adesso siamo all'inizio. Mi dite voi come andrà avanti questa barca per altri sette mesi?».

È stato un errore esporsi così tanto?
«Una presa di posizione eccessiva».
 
 


Soprattutto non sembra una contestazione verso il ritiro vero e proprio.
«La penso anche io in questo modo. È stato scoperchiato il pentolone dove bollivano da tempo altri malumori».

Cose che capitano nei rapporti tra squadre e club?
«Sono all'ordine del giorno e accadono ovunque. Evidentemente nel Napoli ne sono stati accumulati troppi».

A cosa serve un ritiro lungo una settimana?
«A chiarirsi. Ricordo la nostra famosa fuga a Vietri. Eravamo in zona retrocessione e giocavamo male. Si avvertiva l'esigenza di un chiarimento che finalmente avvenne».

Tutti concordi allora?
«All'inizio Diego rimase a casa. Non avrebbe avuto senso continuare quel ritiro senza di lui. Dovetti convincerlo e lui si presentò in albergo dopo due giorni. Fu quella la prima pietra del Napoli da scudetto».

Oggi non si avverte più quest'esigenza?
«È cambiato il calcio e sono cambiate le esigenze. Un calciatore ritiene di poter ritrovare tranquillità anche in famiglia, tra le mura domestiche».

Siamo però agli eccessi, o troppo o niente.
«Un giorno di ritiro alla settimana può fare soltanto bene. Per quanto vengono pagati oggi i calciatori, è un sacrificio sopportabile. Soprattutto se non si parla di ritiro punitivo come ha detto De Laurentiis».

Dopo una delusione, non poteva essere certo un premio.
«Il club voleva dare un segnale all'esterno. Parliamoci chiaramente: oggi la delusione dei dirigenti è la delusione di tutti noi tifosi».

Si poteva evitare tutto questo teatrino?
«Bastava usare un pizzico di buon senso da entrambe le parti».

Bruscolotti capitano come si sarebbe comportato?
«Sarei andato in ritiro innanzitutto. Poi il giorno dopo avrei parlato con il presidente e sistemato la questione. Trovando magari una soluzione che non facesse sfigurare la società e garantisse più tranquillità ai calciatori, del tipo: un giorno in famiglia per ricaricare le pile e poi si torna in ritiro».

Probabilmente ci avranno anche provato.
«Se così fosse, ci sarebbe da preoccuparsi. Significherebbe che l'insopportazione è reciproca e non credo che siamo arrivati a questo punto».

Non sono volati soltanto gli stracci, ora la questione è in mano agli avvocati e si andrà avanti con le carte bollate.
«Brutto segnale, la situazione si inasprisce. Comprendo che il club debba far valere le proprie ragioni e non dimostrarsi oggetto nelle mani dei calciatori ma rivolgo a tutte le componenti un invito alla riflessione: fate un passo indietro, ciascuno per la propria parte. Si sta giocando con il fuoco».

Con quale spirito si procederà per altri sette mesi?
«C'è una Champions da onorare e un campionato da rispettare: rischiamo di buttare questa stagione nell'immondizia già a Natale».

Come ne esce Ancelotti?
«Rafforzato non direi, piuttosto direi più responsabilizzato. Adesso la squadra è nelle sue mani. De Laurentiis lo ha messo in una posizione scomoda».
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