Non si vive di soli social. Perché questo Napoli non è un fenomeno da Tik Tok: appartiene al reale. Sono loro, i ragazzi della generazione Z, che non possono cantare «ho visto Maradona», ma lo sentono loro, esattamente come se avessero vissuto quegli anni. D'altra parte stanno vivendo un'altra stagione destinata a diventare storica, quella che potrebbe portare al terzo scudetto. «Non ho visto Maradona, ma Kvaratskhelia», potrebbe essere il sottotitolo di una generazione che al di là delle apparenze, vive la realtà di un Napoli vincente.
«Venivamo da annate sfortunate. Ci mancava sempre qualcosa per vincere», spiega Ferdinando Salzano, 18 anni. «Ma sono sincero: nessuno si aspettava una stagione del genere». Ferdinando va allo stadio e sul podio delle sue partite dell'anno ci mette un po' di serie A e un po' di Champions. «Il 5-1 contro la Juventus e il 4-1 contro il Liverpool sono state partite assurde. Eravamo sbalorditi: ci guardavamo in faccia senza capire costa stesse succedendo», ma c'è spazio anche per un pizzico di amarcord. «E chi se lo scorsa quel pallonetto di Mertens nel 5-3 con il Torino: in quel gesto ha congelato il tempo. 5-3». Ha 18 anni anche Mario Sapio, che studia giurisprudenza e vive di pallone. «Non mi nascondo: sto vivendo un sogno. Un sogno che si deve ancora realizzare». Mario è scaramantico e allora non vuole dire la parola Scudetto, ma sotto sotto la sogna. «Sembra proprio che questa possa essere la stagione giusta». Anche lui va spesso allo stadio, ma preferisce ricordare una partita del passato.
«Napoli-Lazio del 2011. Risultato finale 4-3 ed era il giorno dopo il mio compleanno. Ricordo che dopo l'1-0 morivo di caldo e volevo andarmene anche perché il Napoli stava perdendo, ma mio padre mi convinse a rimanere. Il resto è storia, con quel gol di Cavani all'ultimo minuto: un'emozione indimenticabile». A proposito di partite storiche, Riccardo Tuccillo e Matteo Verde sono due amici inseparabili e tifosi sfegatati. Approfittando di una pausa dagli studi di medicina sono partiti alla volta di Milano per Milan-Napoli dello scorso settembre. «È stata un'emozione fortissima che porterò sempre nel cuore. Espugnare uno stadio storico come San Siro, contro i campioni d'Italia, ha dato a tutta la squadra la consapevolezza della propria forza», racconta Riccardo. «Dopo l'1-1 ricordo il silenzio più totale da parte di noi tifosi napoletani», aggiunge Matteo. «Ma proprio quel Simeone ci aveva strappato il sogno nel 2018, ci ha regalato quella gioia immensa con il gol del 2-1 a San Siro».
Sono nati negli anni 2000 e non hanno mai visto giocare Maradona «Dal vivo», specifica con forza Ferdinando. «Perché la mia camera è tappezzata dalle sue immagini e ho imparato a memoria tutti i dvd con le sue giocate. Maradona per me rappresenta quasi un modello». Un modello, appunto, ma per Mattia Sirano e Matteo Lorenzo Navarra (compagni di scuola al liceo classico Pansini), Maradona è ancora di più. «Diego è il simbolo del riscatto di una città. Va oltre la figura del calciatore», lo dicono in coro. «E vincere quest'anno vorrebbe dire anche continuare quello che ha iniziato lui». Matteo Lorenzo aggiunge anche un ricordo. «Mi ha sempre fatto emozionare ascoltare le parole di mio padre che negli anni mi ha trasmesso quelle sensazioni dell'epoca». Maradona vive nelle loro menti e nei loro cuori grazie ai racconti di genitori e nonni: ma di chi racconteranno ai loro figli? «Kvara è il nostro Maradona. Perché è un ragazzo che si sa imporre e sa dimostrare le sue qualità con il carattere», aggiungono sempre in coro.
Per Mario Sapio, invece, c'è un altro Maradona nel Napoli. «È Spalletti, perché riesce a inventare cose geniali proprio come faceva Maradona, cose che nessuno poteva immaginare. Quel Napoli giocava bene perché c'era Diego, questo Napoli gioca bene perché c'è Spalletti in panchina».
Saranno anche giovani, ma anche questi ragazzi hanno i loro riti scaramantici. «Devo vedere la partita minimo con altre 3 persone. Quando non è successo abbiamo perso», spiega ancora Mario. «Tre titolatissimi: io, mio nonno e mio fratello. E poi un panchinaro che spesso è la mia fidanzata Natalia, a condizione che indossi la maglietta azzurro. Appena la indossa il Napoli segna». Formazione standard e scaramanzia anche per Ferdinando Salzano. «Vivo la partita con grande trasporto e infatti quando vedo la partita con gli amici, tutti mi prendono in giro. Ho l'abbonamento per lo stadio, altrimenti la vedo con mio padre in tv. Sono riuscito a farlo appassionare e ha imparato anche il fuorigioco».
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