Napoli, lo scudetto del cuore:
quanta solidarietà dagli azzurri

Napoli, lo scudetto del cuore: quanta solidarietà dagli azzurri
di Pino Taormina
Sabato 22 Gennaio 2022, 08:31 - Ultimo agg. 23 Gennaio, 08:51
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Lo scudetto del cuore ce l'hanno già tutti sul petto, i ragazzi del Napoli. Piotr Zielinski ha raccontato, nell'intervista al Mattino, dei suoi primi ingaggi che sono serviti a comprare due grandi case in Polonia, trasformate in orfanotrofio dai genitori che gestiscono case-famiglia dal 2002. Centinaia di ragazzi di cui la sua associazione Peter Pan (Peter sta per Piotr in polacco) si prende cura, sottratti a un destino di abbandono, orfani oppure con genitori violenti, ubriachi, assenti. Per Zielinski una seconda famiglia, a cui girare smartphone, telefoni, giochi e tanto altro. Piotr è un ragazzo, ma Piotr è anche un campione. Assist, gol e carezze. Come quelle di Dries Mertens, che porta i cartoni con le pizze ai poveri e ai senzatetto ogni volta che può. Con il freddo ma anche con il sole. E che si trattiene a parlare con loro, a lungo. Chiedendo se hanno bisogno di qualcosa in particolare, da medicine a vestiti. Ed è quello che fanno, sempre, lontano dai riflettori, Faouzi Ghoulam e Kalidou Koulibaly: qualche volta qualcuno è riuscito a rubare quello scatto, ma la loro generosità non fa rima con pubblicità. Ma si sa che sono spesso ad Agnano, a viale dei Giochi del Mediterraneo, e ovunque ci sta un'anima in difficoltà per donare abiti, cappotti, coperte, cibo. Una rete di solidarietà che rimane nascosta, perché fanno tutto loro, non hanno bisogno di chi dia una mano. Sognano solo una grande emulazione.

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Tutti sono in prima fila quando c'è da spingere un carrello carico di medicine e giocattoli nel corridoio del Santobono. Ghoulam, per esempio, non si è sottratto a dare una mano a una bimba malata di Sma, l'ha presa in braccio per una foto e poi ha staccato un assegno da 10 mila euro. Per le prime cure. Ma il terzino del Napoli è anche sempre al fianco dell'associazione Dialogo Convivenza e Pace di Mohamed Hasayen, in giro per la città per consegnare viveri e generi di prima necessità. Victor Osimhen non usa i social solo per litigare: una volta venne colpito da una donna di Lagos, senza una gamba, che portava in giro dell'acqua in una bacinella ai semafori. Proprio come lui da piccolo. In ventiquatt'ore ha contattato Mary (questo il suo nome) e le ha detto: «Non lo farai mai più, mi fa male vederti così, ora devi solo curarti». Impressionante per i ragazzi che arrivano dalle periferie del mondo, il legame con le loro terre d'origine: Osimhen finanzia scuole e realizza opere di prima necessità in Nigeria. Non bada a spese per esserci. E talvolta il prezzo che paga è salato. Lo stesso fa Koulibaly, senza sosta, in silenzio, senza i social. Mertens ha anche altro tipo di beneficenza: ha adottato diversi canili della città. Porta cibo ai randagi abbandonati. Una volta decise di condividere un video dove lo si vede prima in un canile e poi in una corsia tra i malati, con una didascalia semplice e perfetta: spero di ispirarvi a fare lo stesso, non serve un grosso sforzo. Anche David Ospina ha creato, a Itagui, una scuola calcio per giovani portieri. Fa tutto lui, non c'è retta, non ci sono soldi da spendere. Si chiama Accademia Acqueros Cancerbero. Costantemente invia aiuti di ogni genere alle associazioni della sua città. Durante l'emergenza Covid, Aurelio De Laurentiis ha donato otto ventilatori polmonari, quattro all'ospedale Cotugno e quattro al Pascale. Lo ha deciso dopo una telefonata con il professor Ascierto. Il patron è grande sostenitore anche della Caritas. Non si tira mai indietro Lorenzo Insigne: il capitano è stato in prima linea nel corso del lockdown del 2020 e non ci ha pensato un attimo a supportare il Cotugno con 100mila euro. È stato il governatore Vincenzo De Luca a far conoscere il suo gesto, poi il personale sanitario gli ha fatto trovare uno striscione a Posillipo.

Campioni, non solo in campo. 

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