Il Napoli di Spalletti a fari spenti:
a Dimaro c'è il drone come Sarri

Il Napoli di Spalletti a fari spenti: a Dimaro c'è il drone come Sarri
di Pino Taormina
Venerdì 16 Luglio 2021, 08:38 - Ultimo agg. 17 Luglio, 09:25
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Inviato a Dimaro Folgarida

Ci sono più giocatori che neppure faranno parte della rosa del prossimo anno che titolari (peraltro, pure in bilico), ma si sapeva: è un inizio a fari spenti, quello del Napoli alla vigilia dell’anno zero, dopo una stagione di rare luci, chiusa con un quinto posto e un raccapricciante ultima gara di campionato. In trecento, o poco più, accolgono infreddoliti l’apparizione degli azzurri. Si riparte dal ritiro di Dimaro, l’undicesimo pre-campionato in Val di Sole, raggiunto ieri pomeriggio (i nazionali qui non metteranno piede, tranne Zielinski atteso per domenica) da Koulibaly, Osimehn, Politano e compagnia. Tante cose sono una scommessa: non proprio un’avventura nel buio ma è chiaro che anche Spalletti sa che qualcuno dei big, forse persino più di uno, da un momento all’altro, potrebbe cambiare aria. Lui spera che non avvenga (a Gattuso, l’estate fa, andò bene) ma De Laurentiis parte con l’obiettivo di abbassare il monte ingaggi dagli attuali 150 milioni di euro a circa 90 milioni. C’è poco da fare, poco da illudersi: elicotteri non arriveranno portando con sé fantomatici procuratori, a meno che non vengano qui per strappare una delle stelle.

Ma alzando gli occhi verso il cielo non si resta delusi. Non ci sono elicotteri, ma c’è un drone che volteggia sul campo di allenamento. Era dai tempi di Sarri che non veniva utilizzato perché sia Ancelotti che Gattuso aveva metodi differenti di riprendere i movimenti dai calciatori in campo durante l’allenamento. Il pallone fa la sua apparizione dopo circa una decina di minuti di giri di campo. Luciano ha qualche volta ironizzato sull’impiego dei droni: «Ho paura quando sento qualcosa che mi vola sulla testa», disse un paio di anni fa parlandone. Ha cambiato idea. Il lavoro e la lunga partitella registrati dai droni verrà poi lavorato dallo staff tecnico (non è un caso che tra gli assistenti di Spalletti ci sia l’ex braccio destro di Sarri, Francesco Calzona) e mostrato alla squadra.



Il patron ricomincia come suo solito stando al fianco dell’allenatore fin dal primo istante del ritiro: non vuole perdersi nulla dei primi vagiti del Napoli di Spalletti. È una ricerca di normalità, dopo le cime tempestose raggiunte con Ringhio negli ultimi 4 mesi di gelide strette di mano e pacche sulle spalle e null’altro. Big Luciano ha già stregato il piccolo mondo Napoli per la serenità che ha mostrato in queste prime ore in azzurro. Il presidente resta a parlare a lungo con gli organizzatori del Trentino Marketing e del Comune al bordo del campo. Ma segue tutti i 100 minuti del primo allenamento della squadra. Poi, per cinque minuti, De Laurentiis raduna staff tecnico e dirigenziale a centrocampo, per salutare e fare il suo in bocca a lupo a tutti per questa stagione.

Quella del riscatto, quella in cui il Napoli punta a tornare in Champions. La squadra corre dietro a Francesco Sinatti, il preparatore atletico che De Laurentiis ha rivoluto nello staff tecnico proprio ricordando la qualità della corsa, la brillantezza atletica e i pochi infortuni della sua gestione alla corte di Sarri. Tra le novità, Spalletti ha fatto sostituire il tradizionale cerchio del centrocampo con un quadrato, piuttosto ampio. Vedremo l’uso che ne farà. E spuntano 10 porte mini per poter lavorare sulla precisione. Big Luciano si ferma per qualche istante a parlare con il biondissimo portiere Contini, destinato in questa prima parte del ritiro a recitare il ruolo del titolare, visto che sia Meret che Ospina hanno chiuso da poco i propri impegni con le nazionali.

Luciano Spalletti, bravissimo tecnico e stratega, spera di non trovare qui altri tormentoni a cui tener testa come quelli con cui ha dovuto fare i conti prima alla Roma e poi all’Inter. Per sua fortuna, c’è ancora un bel po’ di tempo per risolvere il nodo del rinnovo di Insigne. Perché di nodo si tratta. Anche se non di questione irrisolvibile anche perché Insigne deve tener conto che fare salti nel buio, per giunta nell’anno che porterà al Mondiale invernale in Qatar sarebbe assai pericoloso. In ogni caso, Giuntoli non ha ancora in agenda appuntamenti con Pisacane, l’agente di Insigne. C’è tempo e non c’è fretta, vista con gli occhi del Napoli. Il ds azzurro è al suo posto, lì sulla panchina di Carciato. Con l’inseparabile Pompilio seduto al suo fianco. E a bordo campo c’è anche il vice presidente del club azzurro, Edoardo De Laurentiis. La squadra si allena con il materiale atletico dello scorso anno: De Laurentiis ha deciso di cambiare strategia sul fronte del merchandising e ha voluto - decisamente un pioniere - seguire la strada dell’autoproduzione del proprio materiale da gioco. Le nuove maglie, però, non sono ancora pronte (ma il club aveva previsto che per metà luglio non sarebbe stato pronto nulla) ma lo saranno per Castel di Sangro. 

Il ritiro del Napoli è come sempre avveniristico per certi versi: lo scorso anno, a Castel di Sangro, il triangolare con le rappresentative locali è stato un evento perché per la prima volta tornarono sugli spalti i tifosi (in mille).

E anche qui a Carciato è una prova generale per quello che De Laurentiis chiede da tempo a Draghi. Ovvero che possano accedere allo stadio tutti i possessori del passaporto vaccinale. E con lui, tutto il mondo del calcio. E così i circa 300 che sono entrati nella tribuna coperta, forse qualcuno in più, hanno dovuto mostrare il Green Pass rilasciato dalle autorità sanitarie. È la via maestra che ormai stanno prendendo le altre leghe ma che in Italia è ancora in fase dibattimentale. Nei prossimi giorni, il presidente Dal Pino, dovrebbe incontrare i vertici del governo per decidere come dare il via alla prossima stagione. Anche perché c’è da fare i conti con le campagne abbonamenti che i club vorrebbero far partire.

La prova generale sarà, sicuramente, sarà domani quando invece il sito dove si prenota l’accesso allo stadio ha mostrato il sold out: sono attesi circa settecento persone all’interno dell’impianto di Dimaro. La squadra, ovviamente, è in una “bolla”: l’hotel è blindato, all’interno non possono accedere ospiti esterni al gruppo-squadra. Né i giocatori possono essere avvicinati. Il prezzo da pagare per questa prova generale di ritorno alla normalità del calcio. 

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