Napoli, Spalletti sergente buono:
corregge i calciatori personalmente

Napoli, Spalletti sergente buono: corregge i calciatori personalmente
di Pino Taormina
Domenica 18 Luglio 2021, 09:07 - Ultimo agg. 19 Luglio, 08:05
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Inviato a Dimaro Folgarida

Un istruttore di scuola calcio. Quasi un insegnante al primo giorno di scuola al cospetto della nuova scolaresca. E il bello è che nessuno, da Koulibaly a Demme da Osimhen a Politano pare essersi offeso. Anzi. Colpisce l'approccio di Luciano Spalletti al Napoli. Distante anni luce da quello di Ancelotti ma anche da quello di Gattuso. E per molti versi, difficile anche accostarlo a quello di Maurizio Sarri.

Ecco, Spalletti è Spalletti ed è questo il primo aspetto che forse è passato un po' troppo sottogamba: è un tecnico-stratega, vero, ma anche uno che si occupa di tattica individuale, come se si trovasse davanti a sé calciatori alle prime armi, quasi esordienti. E non campioni. Perché le lezioni personali di Big Luciano non sono solo per Gaetano, Palmiero e gli altri ragazzini aggregati ma anche, forse soprattutto, per quelli che sono destinati a un ruolo da titolari. Non stupisce, dunque, la lunga lezione di postura che ha dedicato prima a Demme e poi persino a Manolas, che pure ha avuto a lungo nella Roma. Ma anche per Koulibaly, oltre che con Mario Rui e Lobotka si è spesso soffermato a spiegare il tipo di movimento che si aspetta da loro. Ancelotti, per esempio, aveva dedicato questo genere di lavoro personale solo a Gaetano nei giorni di ritiro, mentre Gattuso era uno che delegava questi dialoghi al suo vice, Gigi Riccio. Spalletti, invece, no. Fa tutto lui. Aspetta che i suoi assistenti (a cui delega il lavoro collettivo) completino le esercitazioni, e poi arriva lui. Con le sue spiegazioni. Persino su come calciare le punizioni.


Per spiegare a Demme quello che era giusto fare quando arriva la palla e poi deve giocarla, ha mostrato ripetutamente il gesto che deve fare con la testa al momento in cui impatta col piede il pallone. E lo ha fatto lui, ripetutamente. Dondolando il capo. Palla, tocco e testa che prima ruotava a destra all'indietro e poi verso sinistra. Sempre all'indietro. Ecco, è vero che non c'è alcun premio in Inghilterra al più bravo in questo tipo di giochetto, ma le lezioni tipo Coverciano a Spalletti fanno ammattire. E anche durante le sedute in cui si rivede l'allenamento con le registrazione fatte col drone, è lì che spiega gli errori di postura.

In maniera elementare. Ecco, magari Ancelotti, Gattuso o anche Sarri lo facevano a Castel Voltuno. Di sicuro, non lo facevano durante il ritiro pre-campionato. Delegando, magari, qualche suggerimento. Ma non recitando il ruolo di istruttore in prima persona. A lui, a Spalletti, piace spiegare. Si vede. In un mondo dove nessuno spiega nulla, lui crede nella forza delle parole.

Sarri pure interveniva, ma non con questa frequenza e non con questa durata: la difesa è il reparto che è quasi quello titolare (manca solo Di Lorenzo) ed è dunque quello su cui si sta maggiormente concentrando in questi giorni iniziali del ritiro a Dimaro. E c'è una cura asfissiante della posizione del corpo dei suoi difensori. Anche a Mario Rui a cui ha urlato pure un se arrivi così, non la prendi mai. La tattica individuale è qualcosa che nel tempo si è persa. Ancelotti, ovviamente, dava per scontato che se stavi lì, nel Napoli, non potevi che saper fare certe cose, non potevi non avere un bagaglio tecnico (ma anche tattico) completo. Sarri, invece, si concentrava più sul lavoro collettivo dei reparti (ricordate gli allenamenti speciali solo per i difensori?). E su questo Spalletti sta facendo qualcosa di simile sia pure in questa fase, per così dire, di riscaldamento dei muscoli: lui ha un modo di approcciarsi a questa squadra scolastico, senza tralasciare i dettagli. Non solo i giovani ma anche i vecchi. E senza urtare la loro suscettibilità. E così il maestro Spalletti prova a limare i difetti anche dei big. Colpisce la conoscenza che ha di loro: si vede che in questi mesi in cui ha annusato l'aria della panchina azzurra, li ha studiato a fondo. Controlla il loro posizionamento, perché sa che può saltare ogni meccanismo in caso di errori

Nella tattica collettiva Sarri era costantemente presente. Ancelotti ha sempre lasciato molto lavoro ai suoi collaboratori. Come Gattuso. Spalletti ha il giusto equilibrio: fa prima operare i suoi, Calzona e Domenichini, e poi arriva lui con le sue rifiniture, tipo il chirurgo che arriva per completare l'intervento. Chiaro, questo è il lavoro del campo. Attaccare gli spazi, allargare il campo il più possibile. Con una specie di parola d'ordine che la squadra sembra aver compreso: nel calcio, come nella vita, c'è sempre da imparare. E il Napoli è a lezione da Spalletti.

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