Semplificando al massimo, si può dire che la vittoria del Napoli con il Torino sia stata una vittoria matematica. Non sfavillante, non roboante, non magnifica. Matematica. Ma non nel senso che avendo fatto due gol in più dei granata alla fine il Napoli si è aggiudicato la vittoria bensì nel senso che, come la scienza dell'ottimizzazione richiede, gli azzurri sono riusciti, con gelido calcolo e premeditata precisione, a raggiungere il massimo risultato con il minimo sforzo. E, soprattutto, con un uso assai efficiente di poche, pochissime risorse. Due per la precisione: il tempo e Anguissa. Sono bastati 35 minuti su 90 e il dominio del camerunense a tutto campo per la sola prima mezzora della gara per permettere a tutto il Napoli, città e panchina inclusa, di portare a casa la sesta vittoria consecutiva. Certamente dopo la doppietta di Zambo e il gol di Kvaratskheila gli azzurri hanno un po' sonnecchiato ma, dopo i viaggi qua e là per il mondo per raggiungere le rispettive nazionali, il jet lag e il sonno da fuso orario, farsi un'oretta di sonno era il minimo.
Emblema di questo Napoli dal volto tutt'altro che napoletano e cioè freddo, cinico e calcolatore, è proprio Kvaratskheila. Un pallone buono gli arriva tra i piedi in tutta la partita e lo trasforma, senza nemmeno impegnarsi troppo, in rete. E persino nell'esultanza per il gol il georgiano decide di non strafare e di centellinare le forze: tra pochi giorni c'è la Champions e poi la lunga corsa fino al Mondiale. Altro che giovani e incauti, insomma. I nuovi azzurri sono già senatori...