Il Napoli a caccia di tre vittorie:
in campo soltanto i «titolarissimi»

Il Napoli a caccia di tre vittorie: in campo soltanto i «titolarissimi»
di Pino Taormina
Sabato 7 Maggio 2022, 06:00 - Ultimo agg. 18:11
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Inviato a Castel Volturno

L’area è quella da ultimo giorno di scuola. Anche se non lo è ancora. Missione compiuta, voti altissimi. Per carità. Ecco i compiti per l’estate e ci vediamo il prossimo anno. Spalletti decide che bisogna già dare spazio agli uomini della tavola rotonda, guidati ovviamente dai fedelissimi Domenichini e Baldini, e poi anche a tutti gli altri dello staff. Lo decide per conto suo come se il Torino fosse la partitella ai giardinetti con le giacche o gli zaini a terra per segnare le porte. Una sua scelta. Ma è l’unico segnale da “tutti a casa” che manda però Spalletti che, per il resto, fa tutto a dovere: allenamento intenso e formazione che oggi, all’Olimpico, dovrebbe essere senza seconde linee (Elmas, Petagna, Demme, Juan Jesus, per intenderci), esperimenti o roba simile. Dalle indicazioni di ieri, la stessa che ha travolto il Sassuolo. Quello che ha detto alla squadra e non ha detto in conferenza è che «finire magari terzi in classifica, dopo una così bella stagione, deve essere l’obiettivo di questo finale di campionato».

Per il resto, manda a parlare i suoi due alter ego e gli altri suoi collaboratori, con Domenichini che si traveste subito da Spalletti ed esordisce con un «ringraziamo tutta la squadra per questa qualificazione in Champions che era il nostro obiettivo quando siamo arrivati qui». Certo, chiaro. Lo si sa. Forse è persino superfluo aggiungerlo ogni volta (e lo fanno un po’ tutti). Spalletti resterà qui anche la prossima stagione, non ci sono nuvole all’orizzonte e non ci sono mai state. Con De Laurentiis, peraltro, Luciano ieri ha anche pranzato ancora a Castel Volturno, dopo aver cenato assieme anche la sera prima a Pozzuoli, con tutto il Napoli, iniziando pure a gettare le basi per il lavoro estivo in pre-campionato e per le amichevoli da organizzare prima a Dimaro e poi a Castel di Sangro.


De Laurentiis è andato via dal centro tecnico attorno alle 14,20 dopo aver fatto una serie di riunioni anche con l’Eca in call conference: non si è perso, però, la partitella della vigilia, ha evitato di chiedere a Spalletti la formazione anti-Torino. Ma il patron è rimasto a lungo ad assistere all’allenamento da bordo campo, come ha fatto nella settimana prima del Sassuolo o pure in questi ultimi due giorni. Un po’ per scaramanzia, un po’ perché l’aria che si respira sul terreno di gioco gli piace assai. De Laurentiis si è trattenuto poco ieri mattina con i calciatori: li ha soprattutto visti in azione. E si è anche complimentato per l’intensità con cui si sono allenati. Spalletti ha pochi dubbi per oggi, forse l’unico riguarda Lobotka che torna tra i convocati, ma difficile che possa lasciar da parte il duo Anguissa-Fabian perché i tempi di rientro dello slovacco devono essere cadenzati. In attacco, attenzione al ritorno di Zielinski: è da troppo tempo finito lontano dalle luci dei riflettori e non è da escludere che oggi possa ritrovare la maglia da titolare. Ma in ogni caso resta ancora una volta favorito Mertens. E gli altri? Di Lorenzo è uno degli intoccabili. Ed è evidente che forse è passato troppo in secondo piano il fatto che i passi falsi con Fiorentina, Roma ed Empoli siano coincisi con la sua assenza. E che anche l’Italia ha pagato un prezzo altissimo al suo forfait con la Macedonia del Nord. In ogni caso, squadra fatta. 

Gli uomini dello staff azzurro, dunque, per scelta di Spalletti dell’ultimo secondo, hanno preso la parola. Tutti assieme, appassionatamente. Nel mirino, più di tutti, Sinatti, il preparatore atletico. Come se la condizione di forma di una squadra non dipendesse, principalmente, dagli allenamenti che decide il tecnico. «L’80 per cento della rosa ha avuto il Covid che lascia strascichi. E la frequenza degli impegni poi non aiuta l’integrità fisica. Persino a Empoli c’è stata la gara a più alta velocità giocata da noi in tutta la stagione». Paradossi dei numeri che, a volte, non dicono nulla. Pur sembrando che dicano chissà cosa. C’è Calzona, ex vice anche di Sarri. «C’ero anche nell’anno dei 91 punti e io non sono deluso perché abbiamo tagliato il traguardo che volevamo. Certo, ci siamo andati vicini, come nel 2018. Ma non si possono fare paragoni tra i due campionati». Sipario. Ah no, perché c’è il Torino oggi pomeriggio, poi tra una settimana il Genoa con il saluto al Maradona di Lorenzo Insigne e infine l’ultima a La Spezia. Certo, magari la cartella sarà meno pesante, i libri pochi, ma la scuola non è ancora finita. E Spalletti e il Napoli oggi contro i granata dovranno dirci se davvero è così.
 

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