Gattuso e la rimonta azzurra fallita:
un Insigne da record non basta

Gattuso e la rimonta azzurra fallita: un Insigne da record non basta
di Pino Taormina
Domenica 23 Maggio 2021, 23:43 - Ultimo agg. 24 Maggio, 06:00
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La nostra Corea, il nostro «5 maggio», la Caporetto azzurra. Gli orrendi mostri dalla sembianze di Faraoni, Kalinic e Juric popoleranno per un bel po’ gli incubi dei tifosi: la rimonta che avrebbe dovuto portare alla conquista della Champions si infrange nella notte col Verona. Fatale anche per il Napoli. Un pugno nello stomaco, che tramuta questa stagione che era iniziata come se fosse un sogno in una allucinazione. I processi non possono iniziare adesso, certo dopo un avvio brillante, il disastro dell’infortunio di Osimhen che ha segnato questa stagione sventurata. E l’ha condizionata nel momento chiave. Poi, un po’ alla volta il ritorno a quella che sembrava la normalità, dopo prestazioni inguardabili contro il Torino, la Lazio, l’Atalanta a febbraio e anche a Verona. Si era rimesso in careggiata la squadra azzurra, poi due stop orribili contro il Sassuolo e in casa contro il Cagliari. Il 4-2-3-1 gattusiano è stato il marchio di questa annata, ma proprio quando serviva qualcosa in più, l’animo è divenuto molle come quello di Insigne e Zielinski, i veri trascinatori di questa rincorsa. Fa una certa impressione vedere certi giocatori tremare come se fossero al ballo delle debuttanti, pensando a quello che c’è in palio. Una resa dolorosa che non trova giustificazione. D’un tratto, dopo 90 minuti come quelli col Verona la stagione si tramuta in un film di horror. 

7 GATTUSO
L’entusiasmo che ha consentito agli azzurri di impadronirsi del proprio destino, si smarrisce nella notte dove non doveva essere persa la bussola, dove bisognava mettere la cera nelle orecchie come fece Ulisse e dimenticare il canto delle Sirene. Va tutto storto con il Verona. E questa volta non c’è più tempo per rimediare. E stata una stagione straordinaria sotto il profilo delle emozioni, in cui la squadra lo ha riconosciuto come capo, lo ha seguito anche quando ha compreso che la fiducia del presidente era a tempo determinato. Ed è forse questo il prezzo che è stato pagato alla fine, un prezzo salatissimo. Troppa precarietà e una squadra che per due mesi e mezzo doveva essere inventata perché devastatata tatticamente e tecnicamente. 

6,5 MERET
La crescita è evidente nella seconda parte della stagione. Una gara simbolo, quella contro il Cagliari. Diversi gli interventi decisivi, la dimostrazione che la fiducia paga e anche il lavoro quotidiano e umile. Nell’arco dell’annata anche una sensibile crescita tecnica e nella gestione della palla. Non c’è il lancio lungo, ma non sbaglia più le scelte. Brillante contro la Juventus, quando è destinato alla panchina ed entra per il forfait di Ospina. Fosse riuscito a deviare il tiro di Faraoni che invece ha solo sfiorato.

6,5 OSPINA
La sicurezza nel gioco dal basso nelle gare, la padronanza nei mezzi tecnici che gli consente di mettere a referto anche un assist, quello ad Osimhen. Diversi gli interventi importanti nelle due gare chiave contro Milan e Roma che hanno aperto la volata Champions. Un unico, grave, errore nella notte del Meazza, rinviando con un attimo di troppo un rinvio che, poi, porta al rigore che regala il successo all’Inter. E anche sul rigore, non proprio impeccabile. Ma in ogni caso le cose fatte bene sono di più di quelle fatte male. 

7 DI LORENZO 
Completa la sua seconda stagione in azzurro conquistando l’Europeo. Grande miglioramento dal punto di vista tecnico, ottima integrazione nella linea, le sgasate che non sono mai mancate. 4 gol (il diagonale col Crotone mise fine all’incubo) e 8 assist che certificano la grande partecipazione, non solo sulle palle inattive. Matura la capacità di chiudere l’azione in modo molto interessante. Stagione con solo due gare saltate: fisicamente indistruttibile e sulla cerniera di destra fondamentale. 

sv GHOULAM 
Otto apparizioni stagionali, 283 minuti giocati in campionato, poi ancora un infortunio. L’ennesimo crociato che salta, non giudicabile la sua stagione nonostante un inizio incerto ma poi la ripresa è stata costante. Fino allo stop che mette un punto interrogativo anche sui tempi del suo recupero. Ha ancora un anno di contratto: nelle gare prima dell’infortunio ha dato la netta sensazione di un terzino sinistro pienamente recuperato sia nello slancio che nel coraggio. Il tutto è durato davvero troppo poco.

5,5 HYSAJ
Qualche errore, quello probabilmente più clamoroso nei minuti di recupero contro il Cagliari costato il pareggio dei sardi dopo, ma grave anche quello di ieri sera che dà il la al gol di Faraoni. Un finale di stagione in crescendo, nonostante l’addio alla maglia azzurra a parametro zero a meno che l’offerta di rinnovo last minute non lo faccia traballare. Cresce anche la partecipazione alla manovra: ha la stessa media di passaggi fatti (44.5 a gara) di un terzino più tecnico come Mario Rui. Destra o sinistra per lui è lo stesso. 

6,5 KOULIBALY
Il Covid, qualche infortunio, le voci di mercato che non mancano mai ma che non lo hanno mai condizionato. Gattuso gli lascia le chiavi della difesa, se c’è lui è un intoccabile. Buona la gestione della linea, il dato dei 10.4 tiri subiti a gara dagli azzurri dimostra che ha conferito solidità. Qualche ammonizione in più del solito, qualche errore in Europa League anche per il troppo impiego, prestazione non eccezionale neppure in Supercoppa. Ma in ogni caso, quando c’è lui in campo, la guida in difesa è garantita. 

4 MAKSIMOVIC 
La stagione dell’addio è anche la peggiore in azzurro. Tante chance in Europa League, tutte sprecate, in particolare nel momento più difficile del Napoli, quello con il Granada. Tanti errori, un livello mai alto come negli anni scorsi. Sotto gli occhi il passaggio errato con il Genoa, per esempio. Probabilmente non proprio il tipo ideale di difensore per Gattuso così come sono mancate le intese con i compagni e gli allineamenti corretti. In ogni caso, anche il suo rendimento migliora con Koulibaly al suo fianco. 

6 MANOLAS 
Completa la seconda stagione partenopea in crescendo. Mancano le giocate palla a terra: diversi i tocchi sbagliati nell’impostazione dal basso, una prima parte anche con qualche errore di troppo. Dalla sua c’è la grande velocità: negli occhi ancora il duello stravinto con l’emergente Vlahovic nella penultima giornata di campionato. Inoltre, nessun infortunio rilevante per uno come lui spesso fermato ai box da qualche acciacco in passato. Irritante con il Sassuolo per il rigore che provoca al 94’ e che costa il 3-3 choc. 

6,5 RRAHMANI 
L’errore contro l’Udinese è coinciso con il suo esordio in campionato e con quello che sembrava l’inizio di un calvario, anche perché a metà tempo arriva il cambio. Ma il ragazzo è forte di testa e di gamba e il desiderio di riprendersi, in silenzio, è immediato. Determinante contro la Juve quando guadagna il rigore decisivo e anche a Firenze rimedia la trattenuta che da il là al blitz. Le assenze lo trasformano in titolare e nelle gare decisive per la Champions non sbaglia un colpo.

Suo il gol dell’1-0 col Verona.

5,5 MARIO RUI
Stagione complessa, dove ha perso anche il posto da titolare in questo finale proprio perché Hysaj ha garantito una maggiore attenzione anche in fase di contenimento. L’errore all’andata con la Lazio fu pesante, prestazioni positive dal punto di vista tecnico, è mancato la giusta serenità nelle chiusure difensive ma in ogni caso ci mette sempre ardore. A volte non basta, quando non si attacca a Zapata e gli consente di staccare praticamente indisturbato. Ma forse non toccava a lui stare lì.

5 BAKAYOKO
Annata in prestito secco e che dovrebbe terminare senza infamia e senza lode. Il gol decisivo con l’Udinese di testa nel recupero, quello col Torino, ottime prestazioni in queste ultime gare dove ha scippato il posto a Demme. Nel mezzo, le tante gare fallite con Fabian in mediana, una forma fisica che ha portato ad un passo troppo cadenzato. A volte sembra lento (con l’Atalanta), irritante (come con il Sassuolo) e in ogni caso sembrava in grado di dare un apporto più costante nel corso della sua stagione. 

6,5 DEMME
L’uomo tattico del Napoli, quello della svolta, quello che completa più contrasti di tutti (2.3 a gara), che meglio riesce a spezzare il gioco. Si alterna con il compagno di reparto nella mediana a due ed imposta da play: stringe il campo agli avversari, lo allarga ai compagni, con il classico lavoro da lavatrice dei palloni. E anche quando c’è da schermare lui risponde sempre presente: vitale nella fase chiave della stagione, poi va un po’ in debito d’ossigeno e lascia il posto a Bakayoko. Ma campionato positivo, altroché. 

5,5 ELMAS
Poteva andar via a gennaio, forse sarebbe stato meglio per la sua carriera. Non trova la sua dimensione, Gattuso lo usa come jolly tra mediana e trequarti, ma senza mai riuscire a trovare la sua dimensione. Ci si attendeva quel dinamismo nelle chiusure e quella qualità nella ripartenza che non è mai concretamente arrivata. In realtà è stata anche una questione di ritmo: entra quasi sempre nel finale, quando c’è da mettere una pezza, provare ad alzare barricate, tentare di fare legna. Tre gol a Genoa, Spezia e Parma. 

6,5 FABIAN RUIZ
Annata dai due volti. Tanti passaggi a vuoto, soprattutto nel cuore della stagione, quando non trovava le misure in campo per cucire il gioco. Si è adattato, poi, al meglio alla posizione di mediano a due, completando la maturazione tattica, soprattutto dal punto di vista difensivo. Con 62.4 passaggi completati a partita è stato il cervello della squadra, un bel tiro dalla distanza (sblocca a Marassi con la Sampdoria), una discreta visione del gioco. Talvolta balbetta, ma con Gattuso ha mostrato di poter fare più cose.

4,5 LOBOTKA
Una stagione da dimenticare il prima possibile. La tonsillite per lui è stato una specie di calvario, il Covid, gli infortuni, solo 5 gare da titolare tra Europa League e Coppa Italia. Non ha mai avvertito la fiducia di Gattuso, non è mai riuscito a dare ritmo all’azione del Napoli, toccando sempre una volta di troppo il pallone nelle poche volte che ha giocato titolare. In ogni caso, l’impressione è che anche la precaria condizione atletica ne abbia condizionato le sue performance. Non è il vero Lobotka quello visto quest’anno.

7 ZIELINSKI
Dove era ieri? Raggiunge quota 23 tra gol ed assist, con 10 reti e 13 passaggi decisivi per una realizzazione. Giostra da seconda punta in fase di non possesso, da trequartista che ciondola da destra a sinistra in fase di possesso. Costruisce l’asse verticale con Fabian ed Osimhen di tante azioni determinanti, trova una continuità di rendimento mai avuta in carriera. Si esalta in questo ruolo gattusiano di sottopunta, fantasista da qualità improvvise con l’arma in più dello stop direzionale. 

7 INSIGNE
Capitano, leader, uomo chiave della stagione azzurra. Ma anche lui non ha lasciato traccia ieri notte. Il rigore fallito in Supercoppa con la Juventus gli pesa ancora. Record di reti (19) cui si aggiungono 11 assist. Sempre al centro di ogni cosa. A sinistra si allinea sempre con precisione alla linea dei mediani in fase di non possesso con una disciplina tattica ineccepibile. In fase di possesso c’è un doppio ruolo: esterno alto, ma anche trequartista centrale. Duttilità al servizio della tecnica. L’Italia lo aspetta per l’Europeo.

6,5 LOZANO
Chucky c’è. La stagione del riscatto parziale dopo quella in cui pareva essere una specie di pacco. Macché. Scosso dalle urla di Gattuso che servono a farlo uscire dal guscio. Tante reti, molti assist. Sulla catena di destra riesce a trovare un contributo rilevante anche dal punto di vista difensivo, ha interiorizzato i movimenti della fase difensiva anche del 4-2-3-1, senza più la necessità di avere una catena composta da tre uomini per esser determinante. Anche a lui tremano le gambe nella notte in cui c’è in palio la Champions.

5,5 MERTENS
Gli infortuni e i recuperi hanno pesato tanto in una stagione dove non ha mai trovato la forma fisica giusta per colpa di una caviglia che da un certo momento non gli ha dato tregua. Gattuso lo ha schierato, per lo più, da alternativa sulla trequarti, qualche difficoltà di adattamento l’ha palesata. Anche da prima punta è mancata la brillantezza per piazzare lo scatto giusto, quello di una volta. Nove gol sono arrivati in campionato: la notte più bella quella con la Roma dove decide il match con due gemme su punizione.

7 OSIMHEN
L’uomo più atteso, l’acquisto più costoso della storia del Napoli. Un fantasma con l’Hellas. Anno sfortunato, con gli infortuni in nazionale alla spalla e il Covid nel mezzo. È stato, però, dirimente il suo ritorno per dare profondità, intensità e forza al 4-2-3-1 nella rimonta nata negli ultimi mesi di stagione. Ha trovato la rete con continuità, ha applicato alla lettera i dettami di Gattuso alla ricerca del primo pressing, spesso decisivo per il recupero palla. Impressiona la capacità di fare reparto, catalizzando l’attenzione dei difensori avversari. 

6 PETAGNA
Finale di annata in sordina, ma c’è stata una parte della stagione dove è stato l’ultimo attaccante rimasto e non si è mai tirato indietro. Ha lottato, segnato, sbagliato qualche occasione di troppo ma senza mai rinunciando al suo ruolo: tatticamente non si è sposato benissimo con le caratteristiche di un gruppo molto tecnico, che non sempre ha valorizzato le sue caratteristiche fisiche. 5 gol in stagione che valgono 4 punti (decisivo a Benevento e con la Samp in casa) e sua la rete del 3-2 in Coppa Italia all’Empoli. 

6 POLITANO
Reti importanti, ingressi importanti. Spesso è stato il dodicesimo, il primo cambio, l’uomo utile per tutti i momenti. Perché Gattuso ha trovato il Politano l’uomo che ha irrobustito la fascia con un’ottima intesa con Di Lorenzo quando serviva, con un’applicazione tattica che ha ricordato Callejon in anche sotto il profilo del sacrificio in difesa. Ha funzionato l’alternanza con Lozano: decisivo per il suo gol in casa del Milan e per il tiro da fuori area in casa della Real Sociedad che vale praticamente la qualificazione. 

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