«Io raggirato, adesso regalo
la mia opera su Maradona»

«Io raggirato, adesso regalo la mia opera su Maradona»
di Nello Fontanella
Martedì 8 Marzo 2022, 06:30 - Ultimo agg. 17:26
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Un’opera con Diego Maradona attorniato da atleti di altre discipline. Un’opera come un inno allo sport, al gioco e ai bambini. Un contratto di “commissione” siglato con una stretta di mano tra due vecchi amici per una “medaglia” che doveva essere sistemata all’interno di un impianto sportivo da realizzare nel centro storico di Napoli. Ma la “medaglia d’oro dei futuri campioni dello sport”, realizzata dallo scultore napoletano Giuseppe Canone, è rimasta soltanto nelle intenzioni perché il bassorilievo di 1,80 metri di diametro dovrà trovare un’altra strada per essere completata. Altrimenti resterà “un’incompiuta”, buttata da qualche parte e coperta dalla polvere. «Sono uno stupido, mi sono fidato di anni di amicizia e di una stretta di mano», dice Giuseppe Canone guardando quest’opera che è un omaggio al capitano dei due scudetti e della Coppa Uefa.

È una storia iniziata a luglio del 2021, otto mesi dopo la morte di Maradona, quando da Giuseppe si presenta un suo amico di vecchia data, direttore dei lavori, e gli chiede di realizzare ciò che è previsto nel progetto del centro sportivo: un’opera d’arte da sistemare ai margini del campo da gioco. Giuseppe si mette al lavoro e pensa subito al più grande giocatore di sempre, all’artista del calcio, al più amato dai napoletani, oltre che al sogno di ogni bambino di diventare campione. Completa il bassorilievo a dicembre, dopo 5 mesi di lavoro, 600 ore trascorse al caldo dell’estate e al freddo dell’inverno, spendendo alcune migliaia di euro. Ma alla richiesta di un acconto al committente per portare l’opera in una fonderia, in grado di realizzare una fusione unica e poi la doratura e la rifinitura definitiva, si interrompono i contatti. «Quella persona che mi ha aveva affidato il lavoro diventa introvabile, non risponde al telefono: scompare», dice con rammarico lo scultore. «Si può soltanto immaginare la rabbia e tutto quello che in questo momento mi ribolle dentro: per essermi esposto economicamente, per averci messo la faccia con formatori, fonditori e doratori e infine per essermi giocato la mia credibilità a causa di queste persone».


E adesso? «Il mio non vuole essere un piagnisteo per ottenere considerazione e solidarietà, ma soltanto un’analisi di un’opera eseguita per una “committenza” di cui mi sono fidato non stipulando alcun contratto: pensavo bastasse una stretta di mano tra amici», dice Giuseppe.

Ed ecco l’idea maturata dopo il silenzio da parte chi gli aveva affidato questo progetto che rappresentasse Maradona in un luogo destinato alle attività sportive di ragazzi napoletani. «Non voglio buttare questo lavoro e allora faccio appello a chi può accollarsi le spese per il completamento dell’opera, a cominciare dalla fusione, e poi sistemarla in un’area pubblica».

Questo appello Canone lo lancia alle istituzioni, a cominciare dal sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, anche sindaco della città metropolitana, e dal presidente della Regione Vincenzo De Luca. Ma si rivolge anche al presidente del Napoli Aurelio De Laurentis e alla Fondazione Cannavaro-Ferrara, creata dai due ex campioni per progetti di solidarietà a Napoli. Poco più di 30mila euro la spesa. Non chiede soldi, solo l’impegno a completare l’opera che lui cede volentieri «per vederla poi in uno spazio aperto della città come uno stimolo per i giovani che praticano sport a qualsiasi livello».
 

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