Osimhen: «Per sopravvivere vendevo
acqua per strada, Napoli è un sogno»

Osimhen: «Per sopravvivere vendevo acqua per strada, Napoli è un sogno»
Sabato 10 Ottobre 2020, 17:08
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Dall'infanzia difficile in Nigeria al sogno Napoli: l'incredibile ascesa di Victor Osimhen che, sui canali ufficiali del club azzurro, ha raccontato la sua struggente storia. «Sono nato e cresciuto in Nigeria, in un posto vicino Lagos chiamato Olusosun - le parole dell'attaccante classe 1998 - Sono cresciuto in un ambiente molto umile, è stato molto difficile per me. Mia madre è mancata quando ero piccolo, tre mesi dopo mio padre ha perso il lavoro. È stato un periodo molto difficile per me e i miei fratelli e sorelle, dovevo vendere acqua nelle strade trafficate di Lagos per poter sopravvivere. Io e i miei fratelli. È stato molto difficile, così come il posto da cui sono venuto. È un luogo in cui non c'è speranza, dove nessuno ti dice di credere in te».

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«Faccio tutto questo perché credo che il calcio sia l'unica speranza per me e la mia famiglia - dice ancora Osimhen -, per poter vivere una vita dignitosa. Se aveste chiesto alle persone del luogo, ti avrebbero detto che non sarebbe uscito nulla di buono dalla famiglia di Victor. Sono felice di dove sono ora, ho imparato a non abbattermi e a credere in me stesso. Ho visto mio padre faticare nella vita. Penso che questo mi abbia insegnato molto durante la crescita. La mia infanzia è stata dura, a differenza di altri bambini che magari se la godono. Io, al contrario, lottavo per sopravvivere, ero impegnato a guadagnare da vivere, per me e la mia famiglia».

La sua vita non è mai stata facile. «Sono andato via di casa che ero molto giovane - continua a raccontare il bomber del Napoli -. Vivevo in mezzo al traffico di Lagos, cercando di fare lavoretti come tagliare l'erba, fare commissioni per altre persone, prendere acqua per i vicini, per guadagnare qualche soldo per mangiare e aiutare la mia famiglia. La mia infanzia è stata dura, non c'è nulla che mi sia veramente piaciuto. Era sempre una lotta e questo mi ha aiutato a diventare quello che sono diventato». Il Napoli lo definisce «un sogno che diventa realtà». «Se qualcuno mi avesse detto tre anni fa che avrei giocato in una delle squadre più importanti al mondo non ci avrei creduto - prosegue - Ho trascorso momenti difficili al Wolfsburg, sono stato rifiutato da due squadre belghe e poi sono stato reclutato dallo Charleroi. La mia vita era parecchio stressante all'epoca. Se qualcuno mi avesse detto che avrei firmato per il Napoli avrei risposto che sarebbe stato impossibile.

Ora credo che nulla sia impossibile. Ho continuato a lavorare e fare le mie cose e ora sono qui. È un sogno che si avvera e sono grato per questo».

Poi racconta l'estate del suo trasferimento: «ancora prima di firmare con il Napoli era come se facessi già parte della squadra. Moltissimi tifosi del Napoli mi scrivevano, mi parlavano della città. Io leggevo tutto. Mi dicevano che la città era bella, che la gente è meravigliosa. Non credo che a Napoli esistano persone razziste, non ho mai visto nulla del genere da quando sono arrivato. Quando sono arrivato a Napoli, è stato fantastico vedere la passione della gente per il calcio. Il Napoli è la loro vita e i tifosi darebbero qualsiasi cosa pur di vedere la squadra vincere. Penso di poter ricambiare e dare loro quello che vogliono, per essere amato ancor di più. Voglio ringraziarli per avermi spinto a fare questa giusta scelta. Penso che il 70% del lavoro per farmi venire qui lo abbiate fatto voi. Vi sono grato e spero di rendervi orgogliosi, dando tutto quello che ho». E ora un altro grande obiettivo: «Il mio sogno è vincere il premio per il miglior calciatore africano dell'anno. Devo fare ancora molta strada e sto lavorando, ma penso di essere sulla strada giusta. Non sarà semplice, ma il calcio è l'unica cosa che ho in testa ora, voglio concentrarmi su questo e sul Napoli. Didier Drogba è stato un esempio per me. Un giorno mi stavo allenando e mia zia mi ha chiamato, chiedendomi se sapevo chi le ricordavo. Mi ha detto di andare a vedere come giocava Drogba. Lì mi sono innamorato del suo modo di giocare e del tipo di persona che è». 

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