«Non siamo contenti del risultato quindi l'umore non è dei migliori», non si nasconde Giovanni Di Lorenzo. Il capitano ci mette subito la faccia e ci mette pure la voce dopo il pareggio (il secondo di fila) in casa del Bologna. «Ci tenevamo a tornare alla vittoria in campionato». E allora è il caso di guardare avanti. «Dobbiamo migliorare nella gestione della partita e dobbiamo lavorare per avere maggiore continuità». Inutile girarci attorno, qualcosa non va: in campo, ma soprattutto anche fuori. «L'umore dello spogliatoio lo risolveremo tra di noi: dobbiamo stare tutti uniti. Abbiamo resettato la mente rispetto all'anno scorso: dobbiamo dare tutti di più», Di Lorenzo non di nasconde, anzi: guarda in faccia alla realtà e sa bene che qualcosa va cambiata. E alla svelta, altrimenti il rischio che quei 7 punti di distacco dall'Inter capolista aumentino.
Intanto ieri sono arrivate le buone notizie dalla prima da titolare di Natan: un sfida innanzitutto allo scetticismo. Lo aspettavano tutti. A partire dai tifosi azzurri che erano lì pronti a notare ogni minimo errore del centrale brasiliano arrivato in estate per ereditare il gravoso testimone lasciato da Kim al centro della difesa. Dici poco, eppure il centralone brasiliano non ha mai dato l'impressione di sentire la pressione. Ha aspettato più di un mese per assaggiare il campo per la prima volta, ha esordito in Champions League: dentro nel finale a Braga per necessità, più che per scelta. E per la stessa ragione Rudi Garcia lo ha schierato dal primo minuto al Dall'Ara. Battesimo tutt'altro che banale, anche se dall'altra parte non c'erano i peggiori clienti della serie A. Ma vuoi mettere giocare con tutti gli occhi e le attenzioni su di te? Ma Natan ha dimostrato in fretta di avere spalle larghe e coraggio da gladiatore. Non ha dovuto fare interventi clamorosi, niente di trascendentale, sia chiaro, ma il compitino, se ben fatto, è già tanta, tanta roba. Si è messo lì, mano nella mano con Ostigard (45 anni in due) e insieme hanno tenuto i pericoli lontani dalla porta di Meret. Nessuno dei due partiva in prima fila nelle gerarchie iniziali di Garcia, ma l'essersi ritrovati lì insieme gli ha dato forza e fiducia. Paradossalmente il contributo più rilevante lo hanno dato in fase di costruzione, quando di fatto hanno affiancato Lobotka nel far partire l'azione. La batteria di trequartisti allestita da Thiago Motta non ha dato troppi pensieri e allora la coppia di centrali difensivi del Napoli si è potuta dedicare maggiormente alla costruzione del gioco. Buone notizie - quelle sì - per Garcia che sta vivendo una vera e propria emergenza difensiva. I suoi centrali stanno cadendo uno dopo l'altro. Prima Rrahmani, poi Juan Jesus e adesso la conta non lascia spazio a troppe alternative: sono rimasti solo loro due, Leo e Natan. Di sicuro la prestazione di ieri a Bologna è incoraggiante, almeno dal punto di vista dell'impatto col calcio italiano. La prova del Dall'Ara è incoraggiante. Ma attenzione, è ancora troppo presto per definire Natan come il nuovo Kim. Il coreano aveva impiegato un nanosecondo per mettere tutti d'accordo. Al brasiliano servirà ancora qualche altra partita.
Capitolo a parte, invece, Jesper Lindstrom. Per il danese pagato 30 milioni dall'Eintracht Francoforte, a Bologna è arrivata un'altra panchina che odora di bocciatura. Anche quando la squadra avrebbe avuto la necessità di alzare i giri del motore, Garcia ha preferito tenerlo a riposo. Presto per parlare di un caso, ma di sicuro è un campanello di allarme. Politano sta vivendo certamente un momento di ottima forma, ma il danese potrebbe essere schierato anche altrove, non solo da esterno a destra nel tridente. Eppure anche ieri a Bologna è rimasto a guarda. Proprio in una partita chiusa, bloccata, nella quale non c'erano sbocchi, la velocità e la tecnica di Lindstrom avrebbero potuto aggiungere imprevedibilità al Napoli. Ma niente. Ancora un'altra serata a guardare. Certo, il campionato è appena iniziato e si gioca a raffica, ma al momento il borsino del danese dice 15 minuti in azzurro da quando è arrivato: ovvero l'ultimo quarto d'ora nel disperato tentativo di raddrizzare la partita del Maradona contro la Lazio.
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