Con o senza. Senza o con. Il Napoli di Gattuso non sembra poter prescindere da un uomo: quello che veste la maglia numero 9. D'altra parte l'allenatore sapeva fin da subito che Osimhen avrebbe rivoluzionato il sistema di gioco del suo Napoli e sovvertito qualunque tipo di gerarchia offensiva. Lo ha voluto in estate - fortemente - lo ha coccolato in autunno, lo ha aspettato in inverno e se lo sta (finalmente) godendo in primavera.
E con i primi fiori, è sbocciato anche il talento di Victor Osimhen: 22 anni e una voglia matta di mangiarsi il mondo. Quando è sbarcato a Napoli sembrava ancora un talento grezzo, di quelli che prima di esplodere avranno bisogno di un bel periodo di apprendistato. Covid e infortuni lo hanno costretto a bruciare le tappe e dal suo rientro a metà marzo, il ruolino di marcia del nigeriano e del Napoli sono andati di pari passo. Nelle ultime 13 giornate, infatti, gli azzurri hanno raccolto la bellezza di 2,4 punti di media (10 vittorie, 2 pareggi e una sola sconfitta), nelle 13 gare senza il nigeriano, invece, la media punti era stata di 1,7 (7 vittorie, 2 pareggi e 4 sconfitte): insomma, una gran bella differenza. Ma ci mancherebbe altro. Con o senza Osimhen è tutto un altro Napoli.
Con o senza Osimhen cambia il rendimento sotto porta del Napoli. In quelle 13 gare senza il nigeriano sono stati segnati 31 reti, mentre con lui lo score è salito a 33. In questi gol c'è stato un contributo decisivo di Victor che ha segnato 8 volte e ha servito 2 assist decisivi. E poi ci sono le azioni decisive, come quella che ha portato al vantaggio contro l'Udinese firmato da Zielinski (a seguito di un'azione personale del nigeriano) o il raddoppio di Firenze, propiziato da un'apertura di 40 metri da parte di Osimhen per innescare Insigne sulla fascia opposta. Contributi decisivi che denotano l'importanza di Victor nel gioco del Napoli al punto tale da essere diventato intoccabile lì davanti, con Mertens scivolato alle sue spalle nelle gerarchie dell'attacco del Napoli.