La Napoli di Osimhen: il mare
e una gran voglia di volare in alto

La Napoli di Osimhen: il mare e una gran voglia di volare in alto
di Bruno Majorano
Sabato 18 Settembre 2021, 00:03 - Ultimo agg. 17:54
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Il mare. Non può essere una coincidenza. Victor Osimhen è come un pescatore che sta lì ad aspettare che all’amo salga su un marlin: il pesce che da solo può bastare a saziare l’intera famiglia per una stagione. Victor Osimhen è come un pescatore che è uscito per mare a bordo della sua barca da solo. Senza famiglia, senza amici, senza nessuno. Dalla Nigeria ha attraversato l’Africa, poi l’Europa ed in fine è arrivato a Napoli, una città di mare: finalmente. Dall’estate 2019 ad oggi la sua famiglia non è mai venuta a trovarlo. Problemi burocratici prima e covid poi ne hanno impedito l’arrivo. E così lui se ne sta lì, nella sua casa di Posillipo a due passi da quel mare che tanto lo fa sognare e che allo stesso tempo lo aiuta a sentire meno la nostalgia di casa. Le sue giornate oscillano tra gli allenamenti a Castel Volturno e le videochiamate con la Nigeria. Lì ci sono tutti. Sua sorella, i suoi amici, e tutti quelli che negli anni hanno fatto di tutto per farlo sentire a casa anche a migliaia di chilometri di distanza. Nelle lunghe chiacchierate Italia-Nigeria, il mare è una costante. Appena squilla il telefono si affaccia alla finestra, inquadra il Golfo e l’azzurro e si lascia andare per ore e ore di parole e amore.

Da quando è arrivato, ha visitato poco la città. Perché è un ragazzo giovane, ma riservato. Non gli piacciono i riflettori, tranne quelli degli stadi di calcio. Praticamente impossibile vederlo in giro per bar, locali e ristoranti. La sua vita è fatta di allenamenti, pochi amici napoletani e tanto calcio: giocato e in tv. Nel Napoli ha individuato in David Ospina il suo punto di riferimento: una mix tra fratello maggiore e padre, quella figura che tanto gli manca. Ma non solo. Koulibaly è un amico fidato con il quale condivide anche il grande amore per la terra africana. Lo ha aiutato nell’ambientamento in squadra prima e in città poi. I due parlano in inglese, l’unica lingua che al momento fa parte del bagaglio culturale di Victor. Anche Spalletti gli ha chiesto di migliorare con l’italiano, per sentirsi ancora più integrato nel progetto ed essere pronto a seguire tutte le indicazioni in campo senza bisogno di una traduzione simultanea. E poi, ovviamente, c’è Mertens: impossibile che non fosse così. Dries lo ha chiamato prima di tutti, prima ancora che arrivasse la firma sul contratto del Napoli. Victor non poteva credere alle sue orecchie. Pensava che quello dall’altra parte del telefono fosse un amico per uno scherzo. Ma invece no: tutto vero. Da idolo a compagno di spogliatoio e di reparto. Anche con lui le chiacchiere in inglese sono all’ordine del giorno.

E in estate il quadro si è completato con l’arrivo in panchina di Spalletti. I due si sono presi fin da subito. Perché Luciano è stato chiarissimo. Gli ha fatto capire quello che voleva e gli ha parlato apertamente della sua idea di calcio. Il loro non è solo un rapporto allenatore-giocatore, ma ricorda tremendamente quello tra Will Hunting e Sean Maguire, magistralmente intepretati al cinema da Matt Damon e Robin Williams in «Genio ribelle». Spalletti è il professore severo ma attento, che ha capito le enormi potenzialità dell’alunno e a tutti i costi vuole tirarle fuori; Osimhen, invece, è lì che un po’ ascolta, un po’ impara e un po’ inevitabilmente sbaglia. Il bastone e la carota, questo il rapporto di stima e fiducia reciproca che c’è tra l’uomo in panchina e il ragazzo in campo. Ecco spiegata la tirata di orecchie per il rosso contro il Venezia e le parole al miele a pochi minuti dalla doppietta di Leicester. È saltato 2 metri e 52 per il gol del 2-2. 4 centimetri in meno di Ronaldo contro la Samp nel 2019, addirittura 15 in più di Gimbo Tamberi, oro olimpico a Tokyo nel salto in alto. Solo per una notte Victor ha abbandonato il mare, è salito in cielo ed è tornato giù, su quella barca dove adesso c’è anche Spalletti a fargli compagnia: capitano prezioso per sentirsi meno solo.
 

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