Non ha tirato il freno a mano, De Laurentiis, ma poco ci manca: Victor Osimhen è partito per la Nigeria senza avere appuntamenti legati alla discussione del suo contratto. Una situazione di stallo improvviso dopo gli undici incontri tra Dimaro e Castel di Sangro andati in scena con il suo procuratore, Roberto Calenda. De Laurentiis ora non ha più fretta: doveva fronteggiare l'assalto arabo, si è dannato nel timore che Osimhen puntasse i piedi per andare via. Lo ha accontentato in molti aspetti del suo futuro, ma per il momento tiene tutto fermo. In una specie di paralisi studiata a tavolino. Non è una rivincita, ma è chiaro che avrebbe voluto la firma sul rinnovo già a luglio, quando invece Osimhen ha preferito tergiversare. Poi la trattativa con il fondo arabo Pif che ha chiaramente non lasciato indifferente il patron del Napoli. L'Équipe dà risalto, ieri, alla risposta che il patron avrebbe dato all'offerta saudita dell'Al-Hilal da 200 milioni. «Con la tua offerta si può comprare solo un piede di Osimhen. Per l'anno prossimo penso che potrete offrire 500 milioni e probabilmente valuteremo la vostra offerta, ma ripeto: forse», avrebbe scritto il numero uno azzurro. A 200 milioni, a inizio agosto, Aurelio De Laurentiis avrebbe ceduto la stella nigeriana senza grossi dubbi. D'altronde, è il prezzo che ha fissato lui quando, alla presentazione della nuova maglia sulla Msc, parlò del «duecentino» necessario per Victor. Ovvio che con il passare dei giorni tutto si è fatto in salita. Ma i sauditi non si sono spinti oltre i 130 milioni.
Osi da oggi è a casa sua a Lagos. Poi ci sarà la gara di qualificazione per la Coppa d'Africa con Sao Tomé e Principe in cui l'unico obiettivo del club è che non si faccia male. Lui è sereno, la questione dell'aumento dello stipendio non lo turba neppure un po'. Al suo fianco c'è sempre Calenda, che contribuisce in maniera determinante a rasserenare il capocannoniere della serie A. Prima o poi, il Napoli presenterà la bozza delle firme per l'aumento dello stipendio di Osimhen. E pure se non dovesse succedere nulla, la prossima estate il nigeriano avrà un solo anno di contratto. Insomma, secondo il clan del bomber, è più il Napoli a doversi sbrigare che l'attaccante. Che, infatti, non sollecita più altri incontri. Aspetta. Sul tavolo, dopo l'ultimo appuntamento a Rivisondoli (da allora non ci sono stati altri vertici) un prolungamento fino al 2026, un nuovo stipendio da 12 milioni (compreso di premi e bonus) e una clausola valida anche per l'Italia (la fissa di De Laurentiis è sempre la Juventus) da 180 milioni di euro. Perché non si firma? Perché il Napoli dopo aver blindato il suo attaccante, dopo avergli impedito di andare altrove (perché sia chiaro: De Laurentiis dopo l'apertura di luglio, ha praticamente dichiarato incedibile Osimhen) ora vuole preparare tutto al meglio. D'altronde, dopo il mercato sotto tono, l'annuncio del suo rinnovo potrebbe essere un momento importante per rilanciare l'entusiasmo dei tifosi. Restano altri due nodi: Zielinski (anche qui: l'annuncio spetta al Napoli) e Kvara, che da oggi è in Georgia senza alcun rinnovo e con De Laurentiis che non vuol sentir parlare di nuovi ingaggi. E con Micheli nel mezzo tra il patron e Mamuka Jugeli, il suo agente.
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