Il 4 giugno in onda su Rai 5 «Napoli, la bella giornata»: l'omaggio di Giuseppe Sansonna ai campioni d'Italia

Nel programma "Di là dal fiume e tra gli alberi" il regista declina la citazione lacapriana in un racconto colto dello scudetto

Il murale di Maradona a Soccavo
Il murale di Maradona a Soccavo
di Giovanni Chianelli
Sabato 3 Giugno 2023, 11:27
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«Un Napoli talmente bello che già ora manca, nella sua presenza» dice il regista Antonio Capuano. Il giorno ufficiale di chiusura di un’annata favolosa, a un mese di distanza dalla prima fine, quella vera, quella che al minuto 22.46 del 4 maggio ha consegnato agli azzurri il terzo scudetto, uno spunto per iniziare a riflettere sulla vittoria è proprio cosa è stata la lunga attesa vissuta dai tifosi e da una città intera. Lo fa il regista Giuseppe Sansonna in una puntata speciale del programma Rai “Di là dal fiume e tra gli alberi”, il 4 giugno su Rai5 alle 22 e il giorno dopo alle 16.10 su Rai3, poi disponibile su RaiPlay.

A un anno dalla scomparsa di Raffaele La Capria il documentarista e scrittore pugliese - autore di splendidi lavori su Zdenek Zeman, Carmelo Bene, Tomas Milian - ha significativamente chiamato la puntata “Napoli, la bella giornata”. È arrivato in città a metà marzo: «Colgo Napoli in uno strano intervallo. La squadra azzurra ha ammazzato il campionato fin dall’inizio, creando un abisso tra sé e le storiche rivali del Nord e della Capitale. La città scaramantica per antonomasia sembra costretta all’ennesimo paradosso della sua storia. A imbandierarsi, con mesi d’anticipo sul gong finale” dice. Impresa ardua, il racconto della città dei mille colori e del suo 11 vittorioso. Allora per tentare di riannodare i fili di ciò che sta per compiersi Sansonna sceglie due strade. Non potendo contare sul supporto dei filmati delle gare, negate dai vertici della SSC Napoli, per celebrare l'impresa dei ragazzi in maglia azzurra ricorre alle fotografie e alla voce della radio, quella di "Tutto il calcio minuto per minuto" affidata al commento entusiasta di Francesco Repice: uno svantaggio che l’autore capitalizza in levare, immortalando in sequenze iconografiche – murales, sagome, omaggi della fantasia popolare – le gesta dei calciatori di Luciano Spalletti.

Meglio così, in fondo: “Delle imprese omeriche non ci sono highlights”.

E poi affidandosi a un gruppo di tifosi doc e atipici, musicisti e registi, intellettuali e studiosi, per consegnare a un livello di comprensione profonda, sicuramente diversa dal folklore, la narrazione. Davanti alla telecamera sfilano interpreti come Dario Sansone, il leader dei Foja, che mentre intona “Sarò con te” e la sua “’A mano e D10S”, ragiona su affinità e divergenze tra la squadra e la città. In fin dei conti, nella sua Babele di provenienze, è “specchio di un luogo sempre aperto, un porto multietnico dove chiunque è ben accetto”. Gli fa eco il giornalista Massimiliano Gallo evocando il nigeriano Victor Osimhen, il georgiano Khvicha Kvaratskhelia, il sudcoreano Kim Min-jae: «I giocatori vengono da Paesi di terza fascia, in questo ricordano Napoli, nel loro essere vincenti senza partire con i favori del pronostico». Così diversi dal Napoli di Diego Armando Maradona, fondato su un solo genio. Del Dio del calcio parlano il fotografo Sergio Siano, “al campo di allenamento cambiava viso, produceva show per chi non poteva andare allo stadio”, e Umberto Chiariello, giornalista: «Diego è ancora vivo. Realizza economia per i napoletani, il suo murale ha trasformato i Quartieri spagnoli in un’attrazione turistica mondiale».

Ma il tema è appunto la giornata lacapriana: “La bella giornata è una grande fantasia di compensazione rispetto alle eterne lacune della città, è quel che resta della questione meridionale” suggerisce il filosofo Gennaro Carillo. Il gioco di parole è servito: «Con la crisi dei partiti non resta che la partita, sembra materia effimera ma a Napoli l’effimero è serissimo”. Così parlò anche il supertifoso Guido Trombetti, il matematico già rettore della Federico II, alludendo a una Napoli levantina, “un luogo che incarna la linea d’ombra di Conrad, dove la violazione delle regole viene registrata come testimonianza dell’estro partenopeo”. Perché certo, il Napoli avrà pur vinto, ma la camorra non è stata sconfitta e la disoccupazione è in gran forma, mentre i dissesti urbani – strade disastrate e indegne di una metropoli turistica, rifiuti ovunque - sono tutti lì ad attendere, dopo la festa. Come, dunque, l’attesa della vittoria può trasformarsi in un'affermazione che va al di là del calcio? Per l’attore Gianfelice Imparato “è grave che la bella giornata si risolva nello scudetto. Fa comodo al potere, il calcio è un’ottima valvola di sfogo».

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Perciò, se nello sport il gran giorno è finalmente arrivato, per la vittoria sociale, economica e culturale di tutta la comunità bisogna ancora aspettare. Un destino: «L’attesa rende Napoli vitale, anche se a volte in modo sgraziato. Qui si rischia la folli»” dice Francesca Amirante, storica dell’arte specializzata nel culto delle anime pezzentelle. Napoli-Purgatorio, dunque: «Aspetta da sempre, Napoli. Che la nottata di Eduardo passi davvero, cedendo il posto alla sospirata bella giornata di Raffaele La Capria. Che il Vesuvio si dimentichi di essere un vulcano, rassegnandosi a rimanere solo lo sfondo di una cartolina. Che finisca persino il sortilegio dolce e amaro di Maradona” dice ancora Sansonna. Eppure, nei bagliori della festa che va a concludersi, in un domani che dopo quest'anno è più vicino, il regista intravede per la città “il posto che le spetta. In Paradiso».

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