Andrea Ranocchia è stato uno dei personaggi della settimana perché ha deciso di rinunciare allo stipendio che gli assicurava il Monza e di chiudere la carriera perché, ha spiegato, «non sentiva più il fuoco dentro». Ha giocato l'ultima partita contro l'allenatore che gli diede più supporto all'Inter, Luciano Spalletti: a Napoli ha subito un grave infortunio e questo ha accelerato un processo.
In un'intervista alla Gazzetta dello Sport l'ormai ex difensore del Monza ha rivelato un particolare del rapporto con Spalletti. Nell'estate 2017, durante il ritiro dell'Inter a Riscone di Brunico, Ranocchia venne contestato da alcuni tifosi nerazzurri e Luciano intervenne in sua difesa. «E stava anche per dare qualche schiaffo», ha spiegato con un sorriso. Spalletti è questo, sempre pronto a scendere in campo per i suoi ragazzi e per il suo club. Lo ha dimostrato anche a Napoli. Si irritò (e ancora si irrita se glielo ricordano) quando sentì mugugni di una parte della tifoseria al Maradona durante la partita col Sassuolo, successiva a quella persa ad Empoli che nello scorso aprile estromise il Napoli anticipatamente dalla corsa scudetto. Chiese rispetto per la squadra che aveva centrato l'obiettivo stagionale, il ritorno in Champions League.
Questo è Spalletti, così lontano dalla narrazione che è stata fatta nella serie tv “Speravo de mori' prima” dedicata al suo rapporto con Totti, in cui l'attore che interpreta Luciano - Ricky Tognazzi - fa la parte più del cattivo che del duro. Sarebbe servita una lettura più profonda del rapporto dell'allenatore con i gruppi che ha allenato. Magari ascoltare un calciatore antidivo come Ranocchia.