Raspadori, Jack asso dell'oratorio:
storia come i campioni del passato

Raspadori, Jack asso dell'oratorio: storia come i campioni del passato
di Bruno Majorano
Venerdì 19 Agosto 2022, 08:19 - Ultimo agg. 16:16
4 Minuti di Lettura

Più o meno un'estate fa l'Italia scopriva Giacomo Raspadori. Merito delle sue qualità, certo, ma anche del coraggio di Roberto Mancini, ct della Nazionale che lo ha voluto fortemente nel gruppo dei 26 alla volta del glorioso Euro 2020. «Raspadori può essere il nostro Paolo Rossi», così lo aveva presentato il Mancio, uno che di attaccanti indubbiamente se ne intende. Alla faccia di chi storceva il naso davanti alla convocazione a sorpresa di un ragazzo nato nel 2000 e con appena una manciata di presenze in serie A. Di quella Nazionale vincente è stato la mascotte: una sorta di stage in vista del futuro, visto che per Mancini dovrà essere proprio Jack a tirare la carretta da qui al prossimo Mondiale. Investitura non da poco per un ragazzo che adesso a Napoli dovrà definitivamente consacrarsi.

Arriva con la benedizione del suo primo allenatore, Aldo Tolomelli, che lo ha visto crescere (dagli 8 ai 10 anni) con la maglia della Progresso di Castel Maggiore, in provincia di Bologna. «Ha sempre avuto una passione smisurata per il calcio», racconta il tecnico. «E in campo era instancabile: il primo ad arrivare, l'ultimo a voler andare via». Anche se su quel prato ci andava in compagnia di suo fratello Enrico (3 anni più grande). «E in realtà il Sassuolo era venuto da noi per prendere lui, Enrico», spiega l'ex allenatore. «Poi gli bastò un solo allenamento per capire che le qualità di Giacomo erano straordinarie, nonostante l'età». Qualità, appunto, quelle, che Aldo ha capito e assecondato fin dal primissimo istante. «Nelle scuole calcio si tende sempre a far giocare i ragazzi in più ruoli, ma con lui era tutto troppo facile: dove lo mettevo, lui faceva benissimo. E infatti non mi stupisce che ancora adesso possa giocare praticamente ovunque».

Buona notizia per Spalletti, che peraltro avrà un'altra qualità da sfruttare. «Ammetto che io per primo ho impiegato qualche allenamento per capire se lui preferisse calciare col destro o col sinistro. Praticamente li usava allo stesso modo, e così è ancora adesso». Ma i segni particolari non finiscono qui. «Al primo posto metterei la voglia. Poi è rapido, e pensa veloce. Ma la sua forza principale l'umiltà. È un ragazzo positivo e porta questa serenità in tutto lo spogliatoio. Lo ha sempre fatto, fin da piccolissimo». Tatticamente arriva con l'idea di giocare alle spalle di Osimhen. «Ora che il trequartista è tornato di moda per lui è un bel vantaggio perché in quella posizione può fare malissimo agli avversari. Nel 4-2-3-1 si troverà alla grande e d'altra parte anche Mancini lo usa in quella posizione». Fuori dal campo, poi, è una garanzia. «È un ragazzo spettacolare, un esempio per tutti.

Non è il tipo che si lascia distrarre dall'ambiente o da piazze troppo movimentate. Alle spalle ha un'ottima famiglia, e anche da bambino curava anche tanto la scuola. Insomma, sono sicuro che Napoli possa essere la casa giusta nella quale far crescere il suo talento innato».



Chi lo conosce parla di «colpo di fulmine» o «freccia di Cupido». Giacomo si innamorò del calcio una notte d'estate all'improvviso, dribblando sassi e amici all'oratorio di Castel Maggiore, dietro la chiesa di Bondanello. Mattina a scuola, pomeriggio ad allenarsi, la sera al campetto. Zainetti per fare i pali, e poi via a giocare fino a tardi. Papà Michele e mamma Roberta conservano ancora gelosamente i video delle sue prime partite. In uno di essi si capisce perfettamente quello che sarebbe stato il suo futuro. Giacomino - non più di 7-8 anni - indossa una maglia rossa e blu che gli sta enorme perché evidentemente gioca con i ragazzini più grandi di lui, prende palla, salta netti 5 avversari e con la naturalezza del veterano la infila in rete. Calcio e bici, le sue grandi passioni, perché quando non era a rincorrere il pallone era in sella a pedalare con gli amichetti. Poi, però, tappa fissa dalla nonna per una scorpacciata di tortellini: il piatto preferito che ancora gli viene preparato almeno una volta a settimana. Adesso che non è più a due passi da casa, dovrà organizzarsi con delle spedizioni celeri, ma l'impressione è che questo possa essere l'ultimo dei problemi per Giacomo e per la nonna. L'unico pensiero del ragazzo arrivato dal Sassuolo sarà fare centro e confermare quanto di buono dicono di lui.

Il ragazzo d'oro nato nel 2000 e con un futuro ancora tutto da scrivere. Ha scelto Napoli con forza e decisione. Perché vuol dire fare un salto importante di carriera, ma anche mettersi alla prova in un calcio dei grandi, lui che grande si sente oramai da tempo. Tatticamente si dovrà adattare alle scelte di Spalletti, allenatore che stima e dal quale è sicuro di poter imparare ancora. Ha avuto anche la benedizione di Mancini che adesso spera di trovarlo ancora più maturo in vista delle prossime convocazioni in Nazionale. Degli azzurri di domani dovrà essere leader: con il Napoli così come con l'Italia. Dispensando quella positività che lo accompagna da sempre e con l'obiettivo di diventare presto il nuovo Pablito.

© RIPRODUZIONE RISERVATA