Napoli, De Laurentiis va all'attacco:
protesta con il presidente della Figc

Napoli, De Laurentiis va all'attacco: protesta con il presidente della Figc
di Pino Taormina
Martedì 11 Febbraio 2020, 07:00 - Ultimo agg. 15:51
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Magari non è una vera e propria sospensione punitiva, ma sia pure solo per opportunità, l'arbitro Giua verrà messo a riflettere per un turno di campionato. O dirottato a qualche ruolo di secondo piano. D'altronde le linee guida su come impiegare il Var sono state espresse piuttosto chiaramente nella riunione tra arbitri e allenatori a Roma a inizio novembre: «I contatti bassi in area di rigore bisogna andarli a rivedere». Ecco, non tutti i contatti perché altrimenti comanderebbe l'arbitro davanti alla tv a bordo campo, i calciatori non smetterebbero di invocare l'intervento del Var e non si finirebbe mai. Ma quelli come il fallo di Donati su Milik rientrano nella casistica degli interventi in area da rivedere. È evidente, infatti, che non sia l'attaccante a cercare il contatto ma in ogni caso sia il difensore ad allungare la gamba. Da qui l'esigenza di rivedere il tutto, contatto e dinamicità dell'azione. Sia pure tenendo conto che Milik potrebbe aver accentuato la caduta e che anche live, dal campo, le reazioni dei calciatori fanno pensare a una simulazione. Ed è probabile che questo dia a Giua delle certezze che non doveva avere. E che lo avrebbero dovuto spingere a farsi assistere dal Var. Come da protocollo. «Ho visto io», ripete parlando ad Abisso (arbitro al Var) che, probabilmente, insiste nel richiamarlo a bordo campo. Il Var corregge errori chiari ed evidenti e questo è uno dei casi contemplati dal protocollo. Insomma, rivederlo era la scelta giusta. Magari Giua avrebbe confermato la sua decisione, ovvero il tuffo di Milik. Ma in ogni caso doveva andare al monitor. Motivo per cui, probabilmente, verrà, tenuto a riposo.

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Sembra essere tornati indietro nel tempo. Anche in Napoli-Atalanta la bufera travolse Giacomelli per non aver interrotto il gioco dopo il contatto tra Kjaer e Llorente. Rizzoli, durante il faccia a faccia assai turbolento con Ancelotti, ammise che «il gioco andava fermato», sia pure per concedere un fallo a favore dell'Atalanta per il gomito alto dell'attaccante spagnolo (anche se in realtà, secondo il Napoli, ad essere punito doveva essere l'intervento del danese che si disinteressa totalmente del pallone per andare a ostacolare in realtà lo spagnolo). Di errori che il Napoli lamenta di aver subito, quello è un po' il padre di tutti. De Laurentiis protestò animatamente. «Devono andare tutti a casa - disse - Gli arbitri dovrebbero essere tutti stranieri e ben pagati. Se sbagliano vanno multati, al terzo sbaglio vai a casa. Perché c'è questa ostinazione a non capire che il Var deve essere un aiuto? Per ogni tempo ci vorrebbe una chiamata dell'allenatore avversario e dell'allenatore nostro. Se tu dai per due volte in una partita la possibilità di chiamare il Var ad entrambi gli allenatori, quanto tempo perdiamo? Non tanto. Si perde più tempo come si fa ora, visto che l'arbitro non sa tenere l'autorità in campo».
 
 

De Laurentiis anche stavolta non ha trattenuto la sua indignazione. È convinto che il Napoli sia finito nel mirino e in ogni caso che questi errori stiano danneggiando il club in maniera eccessiva. Ed è normale che il presidente non perda tempo e si sia messo al telefono con il presidente della Figc Gabriele Gravina per protestare, per far sentire la sua amarezza, la sua rabbia per il rigore che Giua non ha assegnato al Napoli nella gara con il Lecce. Tra i due il rapporto è di amicizia, quindi Gravina sa bene che nei primi minuti della telefonata occorre far sbollire l'ira del patron del Napoli. Troppi torti in questa stagione, l'elenco di errori è lungo e De Laurentiis ritiene che sia necessario mettere in discussione il Var e il sistema della videoassistenza. Quale è il metodo per andare a rivedere un'azione dubbia? La stessa domanda che ha posto tre mesi fa, dopo il rigore negato a Llorente in Napoli-Atalanta. Il club azzurro ha attaccato a testa bassa, senza alzare polveroni ma facendo sentire la propria voce nel Palazzo. De Laurentiis invoca regole precise sull'utilizzo del Var, ripete a Gravina che serve lo stesso metro altrimenti è in gioco la credibilità del sistema. La prima chiamata già la sera di domenica, poi ancora ieri: Gravina ascolta e rassicura, comprende i tormenti di un imprenditore che vincola i risultati di bilancio ai risultati sportivi. 
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