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Roma-Napoli, il derby del Sud
che profuma di scudetto

di Pino Taormina
Articolo riservato agli abbonati
Venerdì 21 Ottobre 2022, 07:00 - Ultimo agg. : 22 Ottobre, 07:30
4 Minuti di Lettura

La squadra più bella del campionato è quella di Luciano Spalletti: un Napoli elettrico, smodato, divertente, più che altro prima da solo. Questa è una stagione anomala, e le anomalie ogni tanto fanno storia: il Verona, la Sampdoria, la Lazio, per non dire del preistorico Cagliari. Altre ere geologiche, però chissà. Spalletti a queste cose non crede: crede solo al lavoro. Ieri ha svolto una seduta speciale per tutti, una di quelle sode. Krol, quando ha assistito sabato mattina alla rifinitura pre-Bologna ospite del tecnico di Certaldo, ha candidamente ammesso: «Mi ha colpito che si divertono anche durante l'allenamento, li vedo ridere, lavorare tanto, correre con la felicità negli occhi, impegnarsi e ascoltare le cose che dice Spalletti. Che per certi versi come atteggiamento mi ricorda il grande Rinus Michels». Paragone che farà piacere anche a Luciano che torna a Roma con sentimenti contrastanti: il passato giallorosso non è solo la ferita dell'ultima stagione. Ma se anche Krol, la stella olandese che fece innamorare Napoli dal 1980 al 1984, è rimasto stregato dai metodi di Luciano, vuol dire che c'è qualcosa di magico attorno a questa squadra.

Fa un certo effetto che in serie A, adesso, torni a comandare il Centro-Sud. Non c'entra nulla la questione meridionale. La tirannide del Nord resiste ed è da 22 anni che non viene violata: le ultime due squadre a vincere lo scudetto sono state la Lazio nel 2000 e la Roma nel 2001. Poi sempre il solito ritornello. Motivo per cui vedere Roma-Napoli big match anche in ottica scudetto fa pur sempre un certo effetto. La storia del calcio italiano dice che vincere a certe latitudini è sempre stato un'impresa. Dunque, è ancora più bello avvicinarsi a questo scontro diretto che vale tanto. Non è solo lo sfizio di vincere il derby del Sud. In palio c'è sostanza. Lo scudetto? Anche se siamo solo a ottobre ed è la giornata numero 11 è evidente che in palio ora c'è proprio il campionato. Ci sarà il tutto esaurito all'Olimpico, con l'unico dispiacere dell'assenza dei tifosi napoletani. Ma questo derby è da troppo tempo uno spettacolo solo sul campo e non sugli spalti. Come invece era una volta. 

Spalletti è pronto a prendere su di sé tutta la tensione del derby dell'Olimpico, della sfida che potrebbe portare la squadra di Mourinho a -1 dal Napoli oppure vedere gli azzurri allontanarsi verso la fuga. Spalletti, in una maniera o in un'altra sa come si affrontano certe vigilie: siede su una panchina da ben 25 anni. Era il 1997 quando prese la guida dell'Empoli. A parte Carlo Ancelotti, che era alla Reggiana, degli allenatori che c'erano in quella stagione, lui è l'unico rimasto in attività. L'unico. Luciano Spalletti non ha mai vinto un campionato. In Italia. In compenso, è il tecnico che può vantare il maggior numero di piazzamenti in zona Champions: ben nove, uno con l'Udinese, cinque con la Roma, due con l'Inter, uno con il Napoli. Il terzo posto dello scorso anno, arrivato dopo un inizio di stagione in cui gli azzurri sembravano stellari, è stato percepito da troppi come la fine del mondo. Ed è il motivo per cui ha cambiato atteggiamento e continua a mutarlo ogni volta che può: arriva alla sfida contro il pezzo più importante del suo passato, già con un bel successo in tasca. Che nessuno gli può portare via. Gestisce una squadra leader in Italia e nel suo girone Champions dopo aver abbassato il monte ingaggi e valorizzando quegli uomini che in azzurro sembravano persi nel nulla nella terra di mezzo. Spalletti saluterà Mourinho: due tecnici che non sono mai stati diplomatici. 

Sirigu si è fermato per un problema muscolare. E appare chiaro che Anguissa è out per domenica e non andrà neanche in panchina. Come Rrhamani. Elmas è osservato speciale, non dovesse convincere toccherà a Ndombele. Ma il macedone in queste ore si gioca una chance importante. Osimhen tornerà titolare a meno che Lucianone non abbia delle speciali illuminazioni sulla via che porta all'Olimpico. Spalletti è sereno. Sa come usare le arti dello sciamano che è in lui, con carezze e belle parole. Ha una truppa di ragazzotti che potrebbero essere più fragili di quanto si pensi e dunque lui procede per gradi e mai per salti, lavora di psiche prima che sulla tattica. Non è tipo da discorsi alla nazione, quando parla lo fa esponendo concetti semplici. Oggi farà un'altra seduta tattica al video, per mostrare agli azzurri come affrontare in casa la squadra di Mourinho: c'è poco da inventare, perché resta il solito 4-3-3. Non vuole concedere vantaggi al portoghese: è un tecnico che viene dal passato, Lucianone, finché potrà proverà a nascondere le sue scelte: Ostigard o Juan Jesus, Politano o Lozano, Elmas o Ndombele, Osimhen o Raspadori. Si chiama pre-tattica. E non c'è nulla di male a giocare a nascondino. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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