Dieci anni fa, il 25 agosto 2013, nello stadio di Livorno, faceva il suo esordio in serie A. Dieci anni dopo, eccolo Rudi Garcia che si prepara a un nuovo esordio, al Maradona. La prima volta nella sua nuova casa, quella che porta il nome del fuoriclasse argentino che il tecnico francese ha incontrato una sola volta in vita sua. «Ero talmente emozionato al suo cospetto, talmente colpito da quello che mi diceva, che mi sono anche dimenticato di fare una foto con lui», ha sempre raccontato. Garcia era a cena in un ristorante romano e Maradona si avvicinò per salutarlo. I due rimasero a parlare per un quarto d'ora. «Momenti indimenticabili ed emozionanti». Ora è nella città dove Diego è sempre l'idolo, l'eroe immortale. Ha già detto che vuole vedere il murale ai Quartieri Spagnoli ed è pronto al primo abbraccio con il suo nuovo pubblico. Intanto stasera vuole che la seduta di rifinitura si tenga proprio a Fuorigrotta, dove i campioni d'Italia mancano dal 4 giugno. A porte chiuse. Poi verrà anche il momento per il pubblico sugli spalti. Garcia non ha ancora vissuto Napoli: sì, un po' a luglio ma in questi giorni con la compagna Francesca che sta per donargli il suo quarto figlio, preferisce starsene assai in disparte. Né ristoranti, né musei ma solo Castel Volturno. Perché ha voglia di stupire e far dimenticare velocemente il vecchio tecnico. Ma sa che con il Sassuolo sarà così: era lo stadio di Spalletti, erano i tifosi che Lucianone si è coccolato con deliziose frasi d'amore, con le pettorine che richiamavamo alle canzoni in curva, con i continui ricami alla passione.
Ha scritto una biografia, appena arrivato a Roma. Si chiamava «Tutte le strade portano a Roma». Non può cambiare nome, ma ora tutte le strade portano qui, a Napoli e nello stadio dedicato al Pibe de Oro. Rudi Garcia vuole conquistare Napoli con l'aiuto dei tifosi. C'è la statua dell'argentino a dargli il benvenuto. «Giocare in questo stadio è sempre stato duro per tutti» ha detto il tecnico francese, che ricorda evidentemente ancora bene le esperienze vissute con la Roma. Quattro partite, tra campionato e Coppa Italia, con un bilancio di tre sconfitte e un pareggio. La più pesante delle tre sconfitte sotto gli occhi di Diego Armando Maradona il 12 febbraio 2014, seconda semifinale di Coppa Italia. Gli azzurri vinsero per 3-0 contro la Roma, grazie ai gol di Callejon, Higuain e Jorginho. Diego, che si trovava a Roma per impegni televisivi, fece un blitz e riuscì ad assistere al secondo tempo, festeggiando al fianco di De Laurentiis, del suo assistente Ceci e dell'avvocato Pisani, che in quel periodo seguiva la complessa controversia con il Fisco. Nelle tre partite di campionato giocate con la Roma a Fuorigrotta due vittorie del Napoli per 1-0 (Callejon) e 2-0 (Higuain e Callejon) e poi lo 0-0 nella prima stagione di Sarri. Non è più la panchina di Spalletti, ma c'è curiosità anche di capire come verrà accolto: certo, la faccenda dell'anno sabbatico che poi è divenuto mese sabbatico a molti non è piaciuto. E Garcia parte in vantaggio: d'altronde, Rudi non teme nulla, neppure i paragoni. Sa che saranno inevitabili, ma per uno che è sopravvissuto a un colpo di forbice di uno squilibrato alla schiena quando giocava a Lilla, figurarsi se teme le sfide e i pericoli. Anzi, gli piacciono pure: come quando da giovane scoprì il piacere di giocare nei casinò e vinse ben 16mila euro alle slot-machine.
È evidente come sia una squadra ancora in fase di costruzione, la sua. Non proprio di ricostruzione, anche se l'assenza di Kim spinge a cercare altro. Garcia deve dimenticare i fasti della scorsa stagione dove il Napoli ha vinto lo scudetto e dato spettacolo in Champions. Deve dimenticare Spalletti. Non sarà facile e Rudi ci sta provando. Domani torna Kvara e ora bisogna capire dove posizionare Raspadori, uno di quelli considerati intoccabili. Si va verso qualcosa di molto più simile a 4-2-4 che al tradizionale 4-3-3. Il cantiere è ancora aperto e non è possibile dare giudizi definitivi. Presto sapremo se a Garcia sarà riuscita l'impresa di cambiare pelle al Napoli continuando a vincere in campionato e Champions. Una cosa però possiamo dirla: il Napoli ha raggiunto, proprio con il francese, una dimensione da grandissima squadra. Niente più polemiche, né la necessità di spostare i riflettori fuori dal campo come spesso ha fatto (benissimo) Spalletti. Questa Napoli di Garcia vuole misurarsi solo sul campo, vincere solo giocando a calcio, non ha bisogno di clamori, polemiche e nemici. È una società con le idee chiare, Garcia ne ha preso atto e ha continuato a lavorare senza dire una parola e senza creare tensioni.
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Newsletter Utilità Contattaci
Logout