Petagna, il vero nove: grosso e forte
come Chinaglia, gol e divertimento

Petagna, il vero nove: grosso e forte come Chinaglia, gol e divertimento
di Marco Ciriello
Lunedì 30 Agosto 2021, 08:00
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Petagna è una istanza che viene dal passato, in un mondo calcistico che ha deciso di fare a meno di quelli come lui. Nei campi dei piccoli e dei falsi nueve il grosso e vero nueve fatica, non solo per la stazza, ma perché appare come un pensiero vecchio, al pari di un timpano di pasta che viene cucinato solo a richiesta. Un altro rischierebbe di morire di solitudine in panchina, invece, Petagna ride e spera, ride e aspetta, ride e poi finalmente entra. E quando lo fa si porta dietro un mondo lontano, tanto che pare applicare l'adagio moroteo: fare poco o niente, infatti, lui ci mette solo il corpo e la torsione del collo, prende posizione e svetta, si piazza sul lato e tanto per cambiare aspetta, e aspettando segna e risolve la partita a Luciano Spalletti e al Napoli. 

È con i pensieri di ieri che si muovono certe partite, con gli uomini che sembrano passati, cedibili, lontani, che si fanno degli improvvisi salti in avanti, in questo caso più cinque punti sulla Juventus, prossima avversaria. Strappa chi deve guadagnarsi lo spazio, e si trascina dietro la squadra, su un campo stretto in tutti i sensi di spazi e uomini dove è sempre difficile vincere, e dove il Napoli ha faticato e preso molte paure. Ma poi è arrivato dal passato Petagna, con un sovraccarico testosteroideo e un bisogno di gol, aprendo un varco nella difesa di Ballardini, dopo appena due minuti di campo, giusto il tempo di portarsi in area, posizionarsi sulla sinistra, aspettare il cross di Mario Rui e metterci la testa, dopo una lieve torsione, il giusto per mandare fuori tempo i riflessi di Salvatore Sirigu e tagliare il fiato alle speranze del Genoa e della sua voglia di rivalsa. 

 

E dopo il gol, anche Petagna si cholizza imitando Insigne che richiamava l'allenatore dell'Atletico, in una vetrinizzazione della virtù meno apparente, quella più indecente, solo per dire che lui e la squadra hanno coraggio.

Più che coraggio il Napoli ha avuto un Insigne che ha giocato da tuttocampista e un Ounas che ha fatto Lozano portando velocità, strappi, incursioni, scompiglio, fino a stancare la difesa del Genoa. Petagna è stato solo l'ultima spallata, anzi testata, quella che ha fatto cadere il muro e portato a casa la vittoria. Provvidenziale. Capace di capitalizzare l'unico pallone utile per segnare. Fortuna, audacia, capacità e corpaccione che si stende sulla partita e sul suo risultato. Fornito di un ottimo assist ha usato la testa al meglio, un pensiero debole sostenuto da una azione forte. Quasi a ribadire che è sempre utile tenere in squadra quello grosso, l'attaccante di peso con una vecchia sapienza, che la prende di testa e che all'occorrenza allo scadere condiziona le partite, recuperando vittorie preziose. In un mondo di piccoletti, di iperschemi e di gol da PlayStation, Petagna riunisce un pensiero diverso e lontano, quando nessuno pensava di poter far a meno del grosso scegliendo la potenzialità dei piccoletti. Mette quasi nostalgia il suo gol, fa ripensare al calcio del passato, fa tornare in mente partite lontanissime, ma dice anche che nessun calciatore è vecchio fin quando segna, a prescindere dalla filosofia che governa le aree di rigore. Petagna per l'ingombro fa pensare a Bobo Vieri e Vieri faceva pensare a Giorgio Chinaglia, in una perdita di gol e divertimento, però. Man mano che il prototipo di calciatore si allontana dalla matrice perde gol e romanticismo, capacità d'avventura ed epica. Ma qualcosa rimane tra una spinta e una maglia trattenuta, tra l'attesa di un cross e l'attimo della spizzata, la distrazione di un attimo lontano.

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