Sarri al Napoli mission impossible:
il suo ritorno è soltanto un sogno

Sarri al Napoli mission impossible: il suo ritorno è soltanto un sogno
di Pino Taormina
Domenica 28 Febbraio 2021, 09:42 - Ultimo agg. 09:46
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Due certezze. La prima: Sarri neppure per una frazione di secondo è stato vicino a un ritorno al Napoli in queste confuse giornate di metà inverno. La seconda: fino al 30 giugno resterà serenamente in busta paga della Juventus in attesa di capire se il 30 maggio verrà liberato con versamento della clausola da 2,5 milioni di euro per la prossima stagione. Insomma amen. Poi ci sono i pensieri soavi di chi sogna un suo ritorno sulla panchina del Napoli in estate, quando tutti sono certi che De Laurentiis dirà addio a Gattuso (e se arriva il piazzamento Champions, sicuri che il patron non proverà a tirar fuori la bozza di contratto tenuta nel cassetto della Filmauro dal 12 gennaio?).

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Calma, nessuno si affretti, qui bisogna pazientare per comprendere i vari scenari. E capire, per prima cosa, se tra De Laurentiis e Sarri ci sono le condizioni per un riavvicinamento. Perché i due non si sono lasciati serenamente (per avere la liberatoria e andare al Chelsea l'allenatore di Figline dovette attendere 50 giorni) dopo aver vissuto tre anni sulle montagne russe. Insomma, ci sono o no le condizioni? Risposta: poche. Sarri non direbbe di no a prescindere a una offerta che potrebbe arrivare da De Laurentiis in persona (d'altronde, la separazione da Sarri è l'unico vero rimpianto della sua lunga presidenza) in un eventuale futuro prossimo ma che non è ancora arrivata. E chissà se davvero arriverà. Ma in ogni caso, Sarri ascolterebbe quello che De Laurentiis avrebbe da dire. Per rispetto, innanzitutto. Perché è un uomo e un allenatore all'antica. E un presidente è sempre un presidente.

E poi c'è quel Ramadani che fa da intermediario negli affari di Sarri che se chiede di prendere parte a un incontro pure è difficile poter rifiutare. Ma l'allenatore toscano porrebbe diverse condizioni che farebbero immediatamente capire che il matrimonio sarebbe assai complicato.

Peggio del primo. E la questione non è l'ingaggio. Il primo paletto che Sarri porrebbe riguarda il progetto: non direbbe mai di sì a un progetto ridimensionato, se torna lo fa per i tifosi (anche per quelli che lo hanno insultato dopo la decisione di andare alla Juventus) e per poter vincere lo scudetto. Nessun piazzamento o altro. Poiché a Napoli lui ha fatto bene, sarebbe pronto a rimettersi sulla panchina azzurra solo se ci fossero le possibilità e le condizioni per fare meglio. E la prossima estate le incognite sono tante, perché De Laurentiis pensa a un ribasso del monte ingaggi. E poi gli uomini, lo staff: altro che addio a Giuntoli. Si fa fatica a non pensare alla presenza di Giuntoli e Pompilio al suo fianco in un eventuale nuovo progetto perché con i due dirigenti ha lavorato in maniera straordinaria (era con Pompilio a cena per trovare una intesa sulla sua permanenza a Napoli quando seppe di Ancelotti alla Filmauro).


TUTTI LO VOGLIONO
È con Allegri il tecnico italiano più desiderato del momento. La Premier è una esperienza che rifarebbe volentieri. Ma il Napoli è parte del suo cuore, senza dubbio. Anche se vede che l'ambiente è rimasto molto simile a quello che ha lasciato tre anni fa e la cosa lo amareggia: veniva criticato lui nella stagione dei 91 punti per il poco turnover e viene criticato Gattuso, in uno scenario che il tecnico di Figline - confida agli amici - considera ingiusto e immotivato perché ritiene non abbia senso mettere in discussione il lavoro di Gattuso adesso. Perché non è facile allenare in questo clima ostile e non è facile scendere in campo ogni volta senza sette o anche otto titolari e senza mai allenarsi. Napoli, Roma, Fiorentina. Fa sorridere il pensiero che una sera è a cena con uno e un'altra sera con altri dirigenti. Gli fa piacere essere al centro di tante chiacchiere ma non tornerebbe in pista adesso. Anzi, ringrazia il cielo che il suo anno per così dire sabbatico coincida con quello della pandemia. Però, sì, in fondo il tempo serve a lenire certe ferite. Come l'ingaggio di Ancelotti appreso dalla tv, le parole di De Laurentiis prima della finale di Coppa Italia («è un traditore, andò via per soldi») e una serie di numerosi sgarbi che ancora adesso fatica a dimenticare. In ogni caso, se il Napoli dovesse chiamare a fine anno, quando tutti avranno le idee chiare sul rispettivo destino (anche quello di Gattuso con cui si è qualche volta sentito negli ultimi mesi) ascolterà. Come ascolterà chiunque lo metterà in condizioni di poter fargli esprimere il suo calcio.

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