Nell'autunno 2019, dopo la partita del Napoli a Liverpool, era apparso anche a Striscia la notizia. Colpa, o merito, dei nipoti che ad Anfield Road avevano issato lo striscione “Amm purtato o nonno a Liverpool”. Mario Tramice, 93 anni, appunto o nonno, era mercoledì al Maradona per un'altra sfida di Champions League, quella che ha spinto il Napoli nella storia, ai quarti. «E davvero penso che possiamo arrivare fino in fondo». Ma ad Istanbul, per la finale del 10 giugno, lui non andrebbe. Così almeno ha detto ai figli Nino e Giampiero e ai nipoti Gianluca, Mario e Beniamino che lo hanno accompagnato a Fuorigrotta l'altra sera.
Il signor Mario si è presentato allo stadio, da vero tifoso moderno, con la sciarpa azzurra al collo e un altro accessorio: la mascherina alla Osimhen, tolta per esultare al gol di Victor. «Mi ha fatto impazzire di gioia. Con Maradona abbiamo vissuto momenti fantastici negli anni Ottanta ma questo ragazzo fa cose straordinarie. È un fenomeno della natura, è un santo». Di campioni, il tifoso ultranovantenne, ne ha visti nella sua vita. «Ho cominciato a seguire il Napoli nel dopoguerra, avevo 17 anni». I primi idoli furono Altafini e Sivori, poi lo smisurato affetto per Diego. Sempre presente anche negli anni difficili della serie B e della serie C, partendo con gli amici da Nocera Inferiore, dove Tramice frequenta lo stadio per motivi professionali. Titolare di un'azienda di impianti audio, provvede a mettere in funzione quello dello speaker delle gare della Nocerina. Un impegno puntualmente svolto anche a 93 anni.
La passione per gli azzurri trasmessa ai figli Giampiero e Nino, frequentatori del mondo calcistico e artistico. «Fui iniziato negli anni 70, quando papà decise di portarmi a Milano a bordo di una 850 con altri amici. C'era Milan-Napoli, indimenticabile», dice Giampiero. Per il primo scudetto don Mario colorò d'azzurro una 500 e fece festa a Nocera Inferiore. E tra poche settimane cosa si inventerà? «Bisogna fare qualcosa veramente di speciale per ringraziare Spalletti e i ragazzi. Dico la verità. Prima dell'inizio del campionato ero perplesso perché erano partiti tanti bravi calciatori ma poi, gara dopo gara, ho capito che questo poteva essere l'anno giusto. Ed era ora dopo tante delusioni», spiega Tramice, felice di essere tornato a Fuorigrotta dopo un anno e di avere vissuto «una delle più belle serate di calcio della mia vita». Davanti alle immagini televisive degli scontri tra gli hooligans dell'Eintracht e la polizia ha deciso di cambiare canale. «Perché da oltre settant'anni il calcio per me è tutta un'altra cosa».