Ci colpì il 10 maggio di due anni fa, nel giorno della grande festa per il ritorno della Salernitana in serie A, la manifestazione anti-Napoli nelle strade di Salerno. Proprio in quella città che aveva un grande feeling con il Napoli: ricordiamo bene l'esultanza dei tifosi granata nel vecchio stadio Vestuti quando alla radio arrivava l'annuncio di un gol degli azzurri.
Perché tifare “contro” anche in un giorno così bello? Purtroppo i rapporti si sono esasperati nel tempo, in particolare quando le due squadre si sono trovate contemporaneamente in serie B. Le tensioni sempre più forti, necessario bloccare la mini trasferta di 50 chilometri dei tifosi per evitare incidenti. La conquista dello scudetto - una gioia per Napoli, un orgoglio per la Campania e il Sud - avrebbe potuto rappresentare un'occasione per attenuare i toni. E invece gli ultrà della Curva dell'Arechi hanno messo nero su bianco che non gradiscono festeggiamenti nel loro “territorio” da parte di abitanti di Salerno e provincia tifosi del Napoli.
Si può accettare questo consiglio che ha i toni del diktat? Assolutamente no. Esiste una differenza netta - e qualsiasi tifoso la intuisce - tra esultanza e provocazione. E un napoletano che festeggia lo scudetto deve esprimere gioia, non offendere i tifosi di altre squadre.
Sarebbe opportuno non fare finta di niente rispetto a quel comunicato. E piuttosto fare una riflessione, magari un intervento. Quello del presidente della Salernitana Danilo Iervolino, ad esempio. Chi meglio di lui? Un napoletano che tifa Napoli ed è il proprietario del club granata?