Puzone, campione d'Italia col Napoli:
«Aiutiamolo, è diventato clochard»

A sinistra Pietro Puzone oggi, a destra Puzone abbraccia Maradona durante l'amichevole ad Acerra
A sinistra Pietro Puzone oggi, a destra Puzone abbraccia Maradona durante l'amichevole ad Acerra
di Gennaro Morra
Mercoledì 24 Giugno 2020, 19:16 - Ultimo agg. 21:41
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Pietro Puzone, classe 63, era nel primo Napoli di Maradona e col Pibe de Oro vinse uno scudetto e una Coppa Italia, pur collezionando pochissime presenze in prima squadra, nemmeno una nella stagione in cui gli azzurri si laurearono per la prima volta Campioni d’Italia. Eppure Diego ripeteva che quella vittoria era di tutti, anche del suo amico Puzone. Tra i due, infatti, si era instaurato un forte legame, soprattutto fuori dal campo: il ragazzo di Acerra, cresciuto nelle giovanili del Napoli, era spesso con il fuoriclasse argentino nelle notti all’insegna della trasgressione e della mondanità. E fu ancora lui, quello che oggi si definirebbe esterno alto, a organizzare una partita di beneficienza nella sua Acerra per raccogliere fondi e permettere a un bambino di sottoporsi a un’importante operazione chirurgica. Quell’amichevole non era stata autorizzata dalla Società Calcio Napoli, ma Maradona e gran parte della squadra si presentarono su quel campo fangoso di periferia, con tanto di maglia ufficiale, e si divertirono a dare spettacolo contro un team di dilettanti, come documenta un filmato ormai diventato cult anche sul web.
 

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Poi Puzone andò a giocare altrove: Catania, Spezia e Ischia Isolaverde, ultima tappa di una carriera chiusa precocemente nel 1990. E a 30 anni di distanza l’ex calciatore vive ancora ad Acerra, ma attraversa un momento difficile. A segnalare la sua vicenda umana è stato un ascoltatore de La Radiazza, trasmissione in onda su Radio Marte, che ha scritto al conduttore, Gianni Simioli: «Pietro versa in condizioni disumane: è diventato un clochard, dorme sulle panchine e, probabilmente, è malato. Abbiamo segnalato al sindaco questa situazione, ma nessuno è intervenuto».

Una decadenza, documentata anche da un video pubblicato su Facebook, che forse ha origine nella scomparsa di Pasquale D’Angelo, uno storico tifoso della Curva B deceduto nel 2015 a causa di un malore che lo colpì sul campo della Dinamo Mosca, dove aveva seguito il Napoli in una trasferta di Europa League: «Lui e Pietro erano molto amici e insieme avevano realizzato diverse trasmissioni televisive sul Napoli – ha affermato Raffaele Auriemma, giornalista sportivo chiamato in causa da Simioli –. Non vedo Puzone da molto tempo, ma so che per lui Pasquale era un punto di riferimento molto importante e credo che il suo declino sia iniziato da quella perdita».
 
Poi il sindaco di Acerra, intervenendo anche lui in trasmissione in collegamento telefonico, ha respinto le accuse d’immobilismo e indifferenza: «Ce ne siamo occupati già a maggio, in piena emergenza Covid – spiega Raffaele Lettieri –. Io stesso notai l’ex calciatore su una panchina, mentre passavo con l’auto, e lo feci avvicinare dal mio autista. Era insieme ad altre due persone, che erano nelle sue stesse condizioni, e solo una di loro ha accettato di essere aiutata». Il primo cittadino, pur non potendo rivelare tutti i particolari della vicenda per non violare la privacy del personaggio, ha proseguito il suo racconto: «Invece con Pietro siamo riusciti un paio di volte a fargli fare una doccia e a fargli indossare vestiti puliti per consentirgli di recarsi al Sert in condizioni decenti, ma purtroppo il colloquio con i dottori non è andato bene». E ha concluso: «Credo che per aiutarlo sarebbe utile che personaggi che hanno vissuto con lui l’epoca del Napoli di Maradona lo agganciassero e facessero da stimolo per fargli capire che lui è ancora qualcuno e che deve farsi aiutare».
 
E poco dopo è intervenuto in trasmissione anche un amico della famiglia Puzone per dare un annuncio importante: «Pietro è vivo e non è vero che è morto ieri, come c’è scritto su Wikipedia (informazione subito corretta dagli autori dell’enciclopedia on line, ndr) – ha detto Vincenzo –. Anzi, proprio ieri l’abbiamo accompagnato in comunità, dove inizierà la cura per uscire dal tunnel in cui è finito. E non è vero che è stato abbandonato, ma io, insieme ad altri cittadini acerrani e alla famiglia ci stiamo occupando di lui, ora che ha deciso di tornare a essere la bella persona che è». E ha concluso con un appello: «Sarebbe una bella cosa se i suoi vecchi amici calciatori lo andassero a trovare in ricordo dei bei tempi. Lui ne sarebbe davvero felice».
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