Spalletti, conferenza stampa: «Adesso sono un autentico napoletano»

«Non lascio perché ho smesso d'amare. Lascio perché ho dato tutto»

Luciano Spalletti
Luciano Spalletti
Giuseppe Taorminadi Pino Taormina
Domenica 4 Giugno 2023, 07:25 - Ultimo agg. 21:31
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«Due anni indimenticabili, per me è difficile andare via». Eppure se ne va. Per sua scelta. Nonostante un altro anno di contratto e in cuor suo, forse, persino felice di lasciare a De Laurentiis questa bella gatta da pelare dell'erede da far accomodare sul suo trono. Dice addio con lo scudetto sul petto e con il mito dell'invincibile, sapendo bene che verrà rimpianto: «Non c'è la contrapposizione io o lui, giusto lasciarsi con un abbraccio», dice Luciano Spalletti riferendosi al gesto affettuoso e plateale del giorno prima. Irrompe per l'ultima volta nel sala stampa del centro tecnico, da poco passate le 17, in quella che è stata casa sua per due anni (casa nel vero senso della parola, perché negli ultimi sei mesi ha persino dormito in una stanza), elegantemente slanciato dalla tuta, asciutto come un modello di Pitti Uomo, scrutando per l'ultima volta, come sempre carismatico, l'arena dei giornalisti che ha sempre sospettato essergli ostile. «Non indosserò un'altra tuta per affrontare il Napoli», dice sibillino lasciando intendere che quando tornerà in panchina lo farà per allenare all'estero o una nazionale. Ha deciso da mesi che non avrebbe difeso l'impero conquistato. Ma il suo fantasma comincia già a vagare nel castello azzurro con un tetro tintinnio di catene. E De Laurentiis lo sa bene. «Non è facile lasciare questi calciatori e questa città. Non lascio perché ho smesso d'amare. Lascio perché ho dato tutto». Ha deciso di dire addio. Rende omaggio alla memoria di Giulia Tramontano, la ragazza di Sant'Antimo massacrata dal fidanzato: «Era tifosa del Napoli. Gli uomini che picchiano e uccidono una donna confessano al mondo la loro vigliaccheria. Immaginiamo la mamma e il figlio che portava in grembo venire al Maradona, saranno con noi». 

Stasera l'ultima gara della cavalcata magica, con la Sampdoria. E in campo andranno gli eroi immortali, senza turnover. «Non c'è una divisione tra me e De Laurentiis. L'ho abbracciato perché non volevo che si pensasse ad una contrapposizione, abbiamo lavorato benissimo. E con quel gesto ho tentato di annullare questa insidia che si sente nell'aria». Non parla di successori. «Non so che dirgli e non so neppure chi far prendere». Ripete le sue emozioni: «Sono sempre stato un po' napoletano e avevo bisogno di questi due anni per diventare napoletano del tutto. Tre cose che mi porterò via? Un pattino, un cavallo che mi ricorda i miei calciatori come trottavano e un crocifisso per la fede». Lascia una squadra fortissima: «Ha un grande futuro. È giovane e ha qualità incredibili». Forse, solo Di Lorenzo e qualche altro calciatore lo hanno fatto vacillare. «Le loro parole sono state importanti, ci siamo abbracciati. Questa è la cosa più difficile da superare. Viene il pensiero se hai fatto bene o male a prendere questa decisione. In questi giorni ho cominciato ad immaginarmi lontano da questa città. Ho realizzato quanto sia difficile. Il cuore e l'egoismo ti dicono che dovrei continuare ma l'amore per tutto ciò che mi circonda mi ha dato la forza per questa decisione». È spallettismo puro, da campione d'Italia. «Il momento più brutto di questi due anni? Dopo Empoli». Quando De Laurentiis per una settimana intera monitorò i suoi allenamenti da bordo campo. Dandogli la sensazione di essere sotto esame. Racconta la trattativa finale con De Laurentiis: «In quella cena gli dissi che aveva detto a tutti cose che avrebbe dovuto dire a me («Voglio che lui resti qui», ndr), poi abbiamo sistemato tutto in un quarto d'ora. Mica cambio idea tanto facilmente. Ho dato tutto quello che avevo e per me lasciare ora è un autentico atto d'amore.

Non lascio perché ho smesso di amare, ma perché ho speso tutto. Non ho più le energie per essere all'altezza di ciò che amo». Lascia con due frecciatine a De Laurentiis. La prima quando parla di Kvara: «Era un po' perplesso per la provenienza. Ora si avvicina davvero a Maradona». E poi quando parla dell'eliminazione in Coppa Italia. «Mi ha sempre detto che non se ne fregava niente. Per lui era fondamentale tornare tra le prime quattro e mettere a posto i conti». 

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