Spalletti, intervista a Renzi: «Dormo a Castel Volturno, io aggiustatore con lo scudetto»

«La storia dell'Italia del dopoguerra è la storia di chi dorme in azienda»

Luciano Spalletti
Luciano Spalletti
Mercoledì 3 Maggio 2023, 11:00
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Lunga intervista di Luciano Spalletti rilasciata all’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi a un attimo dall’aritmetica dello scudetto. «Tu eri un rottamatore, ma io sono stato l'aggiustatore, quello che dai rottami ha ricostruito le squadre mettendole in piedi e subito in grado di correre con la velocità dell'alta classifica» le parole del toscano, che da qualche mese vive a Castel Volturno per non perdersi nulla del suo Napoli. «La mattina alle 7 vado a fare colazione con Ciro, il manutentore di Castel Volturno. Preparo la giornata. La storia dell'Italia del dopoguerra, la storia dell'Italia del boom economico, è la storia di chi per ricostruire parte dal dormire in azienda, basandosi sul lavoro, sulle idee e sul coraggio di metterle in atto. È il tempo che dedichi alle cose in cui credi il regalo più bello che puoi fare alle persone. Se ci credi, dedichi del tempo e io a Castel Volturno dedico tutto il tempo, lavoro a non accorgersi che viene notte». 

Uno scudetto meritato da mesi. «La Juve ha avuto Boniperti che diceva che vincere non è importante, vincere è la sola cosa che conta. A Napoli però c'è stato Maradona che ha vinto mostrando quanta bellezza poteva esserci nel calcio. E noi di quella bellezza non possiamo fare a meno, da quella bellezza non possiamo prescindere», le parole di Spalletti al Riformista. «Dobbiamo fare in fretta per salvare il nostro calcio facendolo tornare a entusiasmare e attrarre gli appassionati proprio per la sua bellezza. Il calcio di oggi deve proporre uno spettacolo di altissimo livello dove la vittoria deve venire dalla qualità e dalla bellezza del gioco».

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Uno scudetto da dedicare alla famiglia. «Penso ai miei ragazzi. Ora sono giovani ma verrà un giorno in cui non lo saranno più e vorranno avere una storia da raccontare a figli e nipoti. Vincere lo scudetto a Napoli senza avere un Maradona ma diventare loro stessi – tutti insieme, come squadra – il Maradona che non c'è».

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