Spalletti lascia il Napoli: «Chi verrà qui si fidi dei miei ragazzi. E io non guferò mai»

«Ho già pianto, basta una volta», confessa agli amici fidati

Luciano Spalletti posa con la famiglia e la coppa
Luciano Spalletti posa con la famiglia e la coppa
Giuseppe Taorminadi Pino Taormina
Lunedì 5 Giugno 2023, 07:00 - Ultimo agg. 6 Giugno, 07:41
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Ora che la recita è finita, Luciano Spalletti stremato, può togliersi la maschera e mostrare le sue emozioni nude di uomo. «Non so come farò il prossimo anno, certamente mi guarderò le partite del Napoli ma certamente non guferò mai questa squadra, non ne sarei capace, non sono fatto di quella pasta lì». Può emozionarsi tutte le volte che volete, ma tira dritto senza alcun ripensamento. Nei prossimi giorni firmerà la risoluzione: non raccoglie altre sfide, va via da vincitore per sempre. «I calciatori sono proprio come dei figli per me». Troppo profondo il solco scavato con De Laurentiis per poter essere colmato da queste urla dei 55 mila del Maradona. «Ho già pianto, basta una volta», confessa. Ha regalato un video dei momenti più belli della stagione ai suoi figli. «Mi hanno dato delle cose indelebili, possono chiamarmi e chiedermi quello che vogliono fuori dal calcio: gli risponderò sempre con un padre». Fa l'inchino al suo (ormai) vecchio pubblico, che l'acclama e già lo rimpiange. «Il cuore di Napoli sembra pulsare come quello di vulcano, è una roba incredibile quello che i tifosi sono capaci di dare. È una felicità assurda che poi, da un certo momento in poi, diventa difficile da poter gestire». Abbandona il teatro, non certo il copione. Quel muro azzurro alto fino al cielo non lo dimenticherà mai. Scherza con Stankovic, batte il suo record di punti, arriva a quota 90. Si incrocia spesso con De Laurentiis, non è la Pec inviata senza avviso o altra roba formale di questo genere ad aver determinato questa decisione: è stato il clima di eterna tensione con il patron, quella specie di commissariamento dopo Empoli-Napoli che non ha mai digerito. Non si sa davvero perché va via, lo ha spiegato ma nessuno lo ha capito davvero (va via perché teme che dopo Kim possano partire anche Osimhen e magari pure Zielinski e lui debba ricominciare da zero). Ovunque andrà difficilmente ritroverà un muro di gente così emozionata e grata, perché da nessuna altra parte potrà mai regalare ciò che ha regalato al Napoli: una leggenda attesa 33 anni. «Non posso avere ripensamenti, devo restare fedele alla mia decisione che è arrivata dopo un lungo ragionamento: faro dieci metri indietro e me li andrò a vedere in tribuna. Ma io devo essere fedele a me stesso. Più di così non posso fare». 

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Insiste: «Bisogna restituire il troppo amore che si riceve e adesso è impossibile poter restituire tutto questo», dice mentre è quasi al centro del campo, accarezzato dalle parole di Ciro Ferrara. Ammette che non è il momento delle lacrime: «Basta piangere una volta, però ti emoziona tutto questo e diventa difficile essere al livello di tanta passione: è una decisione che ho preso da tempo e non torno indietro. Mi spiace anche per i miei familiari che mi dovranno avere tra le scatole». Non parla del suo erede: ha legato molto con Fabio Cannavaro in questi mesi e per lui sarebbe perfetto per raccogliere il testimone. Ma se lo tiene per sé: «Consigli ad un collega diventa difficile perché ognuno vede il calcio a modo proprio. Gli direi di fidarsi di questi ragazzi, che facciano anche da soli a far scorrere la palla perché sarà un bel vedere». Ha ragione: gli insegnamenti di Spalletti non sono facili da cancellare. «Questo profumo voglio tenerlo addosso il più possibile, è questa una serata che non dimenticherò mai nella mia vita e voglio tenerla così luccicante per più tempo possibile. Ho un tatuaggio sul braccio: l'ho fatto per poterlo vedere quando voglio, sarà la mia bellissima cicatrice». Rende omaggio a Maradona: «Ci dicevamo sempre “Che Diego ci protegga”. Il futuro può essere anche una nazionale. «È un lavoro particolarmente stimolante da un punto di vista professionale, perché ti permette ogni tanto di staccare». Un addio interminabile. Siamo ai titoli di coda. «Auguro il meglio al Napoli e a me di scegliere la cosa giusta».

Probabilmente l'anno sabbatico durerà meno del previsto, come era prevedibile. È stato tutto stupendo ma ormai Spalletti è solo il passato. Uno splendido passato. 

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