«È tutto definito. Adesso deve parlare la società». Luciano Spalletti lo ha detto più volte dalla sera di venerdì 12 maggio, quando incrociò cronisti e tifosi all'uscita del ristorante di via Cappella Vecchia dove si era incontrato con De Laurentiis e Chiavelli. A distanza di due settimane, Aurelio De Laurentiis alla fine ha parlato nel programma «Che tempo che fa» di Fabio Fazio. Aveva bisogno della platea televisiva per far sapere che Spalletti - uomo libero - ha chiesto di essere svincolato per concedersi un anno sabbatico. Tornerà, cioè, in panchina dopo il 30 giugno 2024, come stabilito non da un patto tra gentiluomini ma da quella clausola che De Laurentiis ha fatto scattare in primavera.
Basta così? Ovviamente no. Perché le ragioni di questa richiesta vanno adesso spiegate da Spalletti. Microfono, dunque, all'allenatore del terzo scudetto, che non è apparso sereno dopo quell'incontro. È sembrato sempre più ampio il solco tra lui e De Laurentiis. Dopo aver vinto con l'Inter la Champions tredici anni fa, Mourinho pianse sulla spalla di Moratti. Domenica, dopo il pareggio a Bologna, Spalletti ha dichiarato che non vede l'ora di festeggiare con il popolo e i suoi calciatori. Non ha citato De Laurentiis e dubitiamo che sia stata una dimenticanza.
Non ci sembra che dietro a quella richiesta fatta in un ristorante chic di Chiaia vi fossero soltanto la stanchezza per un anno esaltante ma duro e la voglia di dedicarsi a se stesso e alla sua famiglia. D'altra parte, segnali di insofferenza rispetto a quella clausola contrattuale che lo avrebbe obbligato a restare a Napoli anche nella stagione 2023-2024 Spalletti ne aveva forse manifestati molto prima di vincere lo scudetto. Si sussurra che a metà febbraio un uomo di calcio si sia presentato nella foresteria del Tottenham per pranzare con Conte e il suo staff, chiedendo all'ex tecnico della Nazionale e della Juve: «Ma ti interesserebbe allenare il Napoli?».
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