Spezia-Napoli, Demme l'equilibrista
si riprende il centrocampo azzurro

Spezia-Napoli, Demme l'equilibrista si riprende il centrocampo azzurro
di Marco Ciriello
Lunedì 23 Maggio 2022, 07:20
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Nell'ultima partita di campionato il Napoli si apre al ricambio, butta dentro gli equilibristi, dalla panchina al campo, e vince uguale. Un netto tre a zero che segna la giusta distanza dallo Spezia di Thiago Motta buon lavoro quest'anno e dai cori razzisti che arrivano dagli spalti. Dal coro degli equilibristi esce Diego Demme che segna un gol da calcetto, dopo un dialogo stretto con Petagna che gli alza il pallone, che il tedesco stoppa di coscia e poi alza per schiacciare in porta, con Ivan Provedel che non può farci nulla. Ed è bello che dove finiscano le invettive contro Maradona chiuda la partita un calciatore che porta il suo nome di battesimo perché il padre emigrato dalla Calabria alla Germania ci vedesse la sua patria. Demme è lo stinco e la presenza, la quantità e la pazienza, che ha atteso il ritorno alla titolarità per segnare e mettere un chiodo sulla parete della sua storia calcistica. Il resto è una partita d'allenamento per il Napoli, con tanti ritrovati amici in gita, che giocano a calcio a sprazzi, quel poco che basta per non subire gol e per vincerne ancora una, tutto morale, mentre scorrono le foto dei ricordi, e le pagine di diario della stagione andata. In molti partiranno, qualcuno aggirerà le voci, e forse il canto delle sirene, l'ha ammesso persino il riluttante Spalletti, finisce un ciclo, e ne comincia un altro.

 

L'HubNapoli saluta Ghoulam eccezionalmente capitano e Petagna, e chissà quanti altri ancora, e comincia il calciomercato, con le conseguenti preghiere dei più piccolini non ancora abituati alla globalizzazione senza nessuna radice calcistica figuriamoci ideologica. Tutti incedibili fino alla giusta offerta, come tutti titolari fino alla partita decisiva. Piccole bugie, per uno sport in declino. Manovre accompagnate dai sentimenti, una volta, oggi dai social. Dove un tempo c'erano crocifissi e chincaglieria da turista, oggi non c'è nulla, solo aggeggi tecnologici, per questo il calciatore viaggia leggero, spostandosi da una parte all'altra, da una squadra all'altra, e allora giù desideri, via sogni, piccola realtà trovati il tuo spazio. È una squadra surreale il Napoli, altrove si festeggiano i quinti e sesti posti, e invece qui un terzo posto è delusione, come la faccia di Demme nonostante il gol, come quella di Juan Jesus nonostante i palloni sbagliati, c'è una nuvola di spleen che pesa, e nemmeno il riscatto degli equilibristi basta, nessuna speranza nel futuro, il rimescolarsi di carte e ruoli e nomi e maglie, niente da fare, rimane una vena di malinconia, qualcosa che non va.

E quel qualcosa sono i sette-otto punti in più che potevano dire scudetto. Invece, rimangono affanni e inganni, e un sogno tutto da ricostruire.

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E allora va bene Demme e il suo esercito di equilibristi, calciatori che devono scalare ancora la titolarità, anche se poi segnano, vincono, seppure in questa triste e solitaria e finale gara di campionato con le delusioni che prendono il sopravvento sul terzo posto e il ritorno alla Champions League. Dal cornicione del terzo posto tutti guardano il tetto mancato, non il resto dei piani che son sotto. Così il gol di Zielinski e anche quello di Politano non bastano, anche perché mancati durante le partite decisive. Un paradosso che un po' fa ridere e molto no. Nella provvisorietà degli equilibristi che chissà dove finiranno, quello che si sa è che non hanno fatto abbastanza. E per questo ora gli toccano traiettorie fantasma, passaggi fuori misura, tempo da consumare senza aspettare nulla, gol che valgono poco, passaggi illuminanti che non verranno ricordati, palloni recuperati ma senza ricompensa, e partite al limite dell'inutile. 

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