Superlega, De Laurentiis stupito
​dalla Juventus resta in silenzio

Superlega, De Laurentiis stupito dalla Juventus resta in silenzio
di Pino Taormina
Martedì 20 Aprile 2021, 08:02 - Ultimo agg. 21 Aprile, 08:02
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In silenzio. Ogni tanto una smorfia e pure qualche sorriso. Ma per un'ora e mezza in cui è andato in onda in videoconferenza l'assemblea di Lega straordinaria, Aurelio De Laurentiis non ha proferito parola. Ha ascoltato gli interventi dei suoi colleghi, le invettive di Cairo (che ha accusato Agnelli di essere un giuda: «Come ha fatto a trattare per i fondi se stava lavorando per la Superlega?»), le prese di posizioni durissime di Preziosi, Ferrero, Fienga e di Carnevali, l'insurrezione contro Marotta (sono state chieste le sue dimissioni dal Consiglio federale) e le spiegazioni di Andrea Agnelli che ha ripetuto, parola in più parola in meno, il comunicato diffuso dalla Juventus, ovvero che non intende lasciare la serie A. E lui, il numero uno del Napoli, il pasdaran delle battaglie in Lega degli ultimi mesi, l'uomo sempre contro, è rimasto zitto. Non ha mai preso la parola.

Neppure per un attimo. Forse anche un po' di imbarazzo per il voltafaccia di Agnelli che fino a pochi giorni fa era suo alleato totale per il boicottaggio (riuscito) ai fondi, per la cessione dei diritti tv a Dazn-Tim e nella lettera di sfiducia al presidente della Lega, Dal Pino. Ecco, De Laurentiis ora scopre di aver stretto una specie di patto con il diavolo, perché in questo momento agli occhi del mondo del calcio, Andrea Agnelli è il nemico pubblico numero uno. Per molti presidenti della serie A, Agnelli avrebbe usato il malcontento di De Laurentiis e Lotito (ieri assente perché inibito) per ottenere quelli che erano i suoi obiettivi. D'altronde, difficile che anche De Laurentiis non sia rimasto spiazzato dall'improvvisa accelerazione della Juventus nella creazione della Superlega. Poi, è chiaro, dell'esistenza del progetto sapeva.

Eccome se sapeva. Ma non conosceva i tempi del varo. E per molti versi il patron del Napoli ne condivide anche lo spirito.



«Io credo che il Napoli dell'era De Laurentiis abbia dimostrato di essere la quarta realtà calcistica italiana, con i suoi 40 milioni di tifosi. Chi dovrà prendere una decisione farebbe un clamoroso autogol, se non tenesse in conto la nostra storia», disse appena tre anni fa fiutando l'aria e ben sapendo che il progetto di Florentino Perez stava prendendo quota. Pensava a una specie di Cinque Nazioni del calcio europeo: «Sì. Un torneo parallelo con le migliori sei inglesi, italiane, spagnole, tedesche, francesi, per un business da 10 miliardi all'anno. Basta col teatrino Uefa, che mette da parte ogni anno un miliardo e 200 milioni di euro in contanti», disse in un'altra intervista. Probabilmente stando all'interno dell'Eca pensava di poter gestire meglio le operazioni. Ieri in Lega De Laurentiis ha deciso di non schierarsi contro gli scissionisti guidati da Agnelli, ma neppure ha speso una parola a suo favore mentre contro il presidente della Juventus veniva gettato il veleno da parte di tutti. Forse, anche una posizione di convenienza: nella top 20 ci sarebbe spazio ogni anno per cinque wild-card. E magari dietro il silenzio c'è interesse a non rompere con i vertici della Superlega. Vedremo. L'asse delle sette sorelle è, in ogni caso, arrivato al capolinea. Decisioni: nessuna. Figurarsi.

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