Peccato che i cellulari allora, era il '95, non scattassero ancora le foto. Non fu possibile farne una a quei due giganti dello sport e dell'editoria, Vujadin Boskov e Tullio Pironti, in una sera di inverno riuniti intorno a un tavolo nel Cenacolo di piazza Dante. Eravamo in un appartamento che l'editore appena scomparso utilizzava per incontri con grandi personaggi che transitavano per Napoli. Boskov era l'allenatore degli azzurri, scelto dai dirigenti Gallo e Moxedano e poi riconfermato da Ferlaino perché il suo calcio era antico ma metteva davanti a tutto l'uomo e non il giocatore: serviva il padre di famiglia in un momento in cui la società soffriva per la crisi finanziaria.
Pironti invitò Vujadin per un incontro tutt'altro che formale. Si poteva parlare di tutto e a cuore aperto. L'allenatore che aveva vinto nel '91 lo scudetto con la Samp era la persona giusta.
Con Pironti il maestro di Novi Sad parlò anche di pugilato. Se ne intendeva, almeno così diceva. E parlarono anche del primo libro che l'editore aveva dato alle stampe, quello del giornalista Mimmo Carratelli sulla tragedia di Monaco '72. Uscimmo dal Cenacolo - una splendida sala affacciata su piazza Dante - con la certezza che Boskov avrebbe affidato a Pironti il libro della sua vita. Non ve ne fu l'occasione.