Udinese-Napoli da rischiatutto:
avanti col 4-4-2 e Insigne

Udinese-Napoli da rischiatutto: avanti col 4-4-2 e Insigne
di Pino Taormina
Sabato 7 Dicembre 2019, 08:00 - Ultimo agg. 16:57
4 Minuti di Lettura
Quanto è profondo l'abisso? Il Napoli spera stasera di uscire dal Friuli senza conoscerne la risposta. Oggi gli azzurri non vanno in campo solo con l'Udinese ma sfidano soprattutto tutti i propri fantasmi. Ogni incubo è al suo posto: quello di dire addio ad Ancelotti (che comincia ad accarezza l'idea di una risoluzione consensuale), di vedere allontanarsi ancor di più il quarto posto, di mandare al macero un progetto che questa estate prometteva fuoco e fiamme. C'è solo una speranza: che questi tre giorni passati in ritiro facciano ritrovare un orgoglio confortante a una squadra che, nell'ultimo mese, tranne a Liverpool, non ha fatto nulla per nascondere un'anima molle fino allo sconforto. C'è modo e modo di affrontare le disgrazie, c'è modo e modo di prendere di faccia certi momenti: di sicuro così De Laurentiis non pensa si possa andare avanti. Gattuso è in allerta, ma anche Reja e Prandelli sono ipotesi da tenere in piedi. Dunque, oggi tocca ad Ancelotti: deve solo affidarsi a chi ha ancora qualcosa dentro. Perché oggi Carlo ha l'obbligo di dare una svolta: perché quando si girerà alla fine del match, deve vedere chi c'è e chi non c'è alle sue spalle. E trarne le conclusioni.

LEGGI ANCHE E ora Ancelotti non delega più: «ridimensionato» il figlio

Anche l'Udinese, visto l'andamento degli ultimi tempi, diventa una prova ardua. A inizio stagione, magari, gli azzurri avrebbero affrontato i bianconeri sapendo di poter fare la voce grossa. Ma oggi pomeriggio, ferito e scombussolato com'è, serve davvero una prova maiuscola, di grande mentalità, per dirla alla Ancelotti che batte su questo tasto più che sulle condizioni atletiche che sembrano balbettanti (ed è per questo che la squadra ha invocato un cambio di rotta sotto questo aspetto). È il momento più difficile dell'avventura ancelottiana, di un tecnico aziendalista fino all'osso ma che negli ultimi tempi avverte che la fiducia non può essere a tempo indeterminato. La sua panchina traballa seriamente ed è oggi che De Laurentiis attende la risposta: se Carlo dimostrerà di avere ancora in pugno la squadra, andrà avanti. Altrimenti sarà necessario il cambio e poco importa se verrà battuto il Genk. All'improvviso sembra essere questa con l'Udinese la madre di tutte le partite e il Napoli ci arriva orfano di sé, per niente sereno al suo interno per la vicenda dei provvedimenti disciplinari, per le incomprensioni con Ancelotti. Non vince fuori casa in campionato dal 19 settembre, a Lecce: in classifica ha ottenuto 4 punti nelle ultime 6 gare, una media da retrocessione.

LEGGI ANCHE Ibrahimovic al Napoli, De Laurentiis tenta l'affondo finale

Il popolo azzurro arriva a questa gara con gli entusiasmi raffreddati. Ancelotti ha ritrovato il soldato Koulibaly che ha risposto «presente»: ha avuto dei problemi durante la settimana ma non ha marcato visita. E oggi sarà in campo, a meno che le sue condizioni fisiche non peggiorino col freddo del Friuli. Guiderà la difesa e con lui Manolas, ci sarà il ritorno alla difesa dei titolari, ovvero con Di Lorenzo a destra e Mario Rui a sinistra. E fin qui nessuna sorpresa. Là davanti, invece, tenendo conto della gara con il Genk ecco che sembra indicativo l'allenamento di ieri pomeriggio a Castel Volturno, quando Ancelotti ha insistito, a lungo, per la coppia Llorente-Lozano. Fuori Mertens. E ad agire partendo largo dalla sinistra Insigne. Quindi, nessuna virata verso il 4-3-3 ma fiducia al 4-4-2 che per Ancelotti di questi tempi è come una coperta di Linus, sia pure con quella che adesso non può essere più considerata una sorpresa: l'esclusione di Callejon. Che, in ogni caso, è sempre clamorosa. Perché mai era stato messo fuori per tre gare consecutive. Vedremo oggi pomeriggio se le impressioni della vigilia saranno confermate. Alla ricerca di un equilibrio che non c'è, al posto dello spagnolo tocca ad Elmas. Con mediana completata da Fabian e Zielinki. Due intoccabili di questi tempi per il tecnico, il cui destino è appeso a un filo.

LEGGI ANCHE Napoli, Llorente suona la carica: «Sono pronto»

A tirarsi fuori perché il dolore muscolare all'inguine non va via è ancora una volta Milik. Sembrava vicino il suo rientro ma invece nel pomeriggio di venerdì è arrivato un nuovo altolà. Nulla da fare. Il dolore non è sparito e il polacco teme di correre rischi inutili che possano ancor di più aggravare la sua situazione. E dunque, pur allenandosi, non si sente pronto ad affrontare una partita vera. Si è fatto assistere anche fuori Napoli (in un centro romagnolo), sta provando anche vie personali per uscire fuori da questo tunnel. Nulla da fare. L'impressione, visto quello che continua a lamentare, è che Milik possa rivedersi in campo nel 2020. A meno che il dolore non sparisca. Ognuno ha la propria soglia del dolore ed è inutile star lì a misurarla come fosse la scala Mercalli. Peccato, a Udine sarebbe stato di grande aiuto, in un pomeriggio da uomini (e giocatori) veri.
© RIPRODUZIONE RISERVATA