Djokovic espulso dall'Australia vola a Dubai, Nole”: «Molto deluso» Rischia tre anni di bando

Visto annullato per il rischio di disordini

Djokovic, in corso l'udienza della Corte federale dell'Australia sull'eventuale espulsione del n.1 del tennis
Djokovic, in corso l'udienza della Corte federale dell'Australia sull'eventuale espulsione del n.1 del tennis
Domenica 16 Gennaio 2022, 00:42 - Ultimo agg. 17 Gennaio, 09:52
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Novak Djokovic espulso dell'Australia, il campione punito con un verdetto unanime della Corte Federale che ha confermato la cancellazione del visto per "motivi di ordine pubblico" e di "salute nazionale". Il campione, che non è vaccinato contro il Covid "perché ne era guarito in dicembre", dovrà anche pagare le spese legali oltre quelle legate al corposo pool di avvocati che lo assistono fin dal momento del suo sbarco a Melbourne il 5 gennaio. Addio di Nole all'Australian Open che inizia domani all'insegna del caos dato che ha dovuto riscrivere il tabellone che era stato confermato con il suo nome fino a pochi minuti prima della sentenza. Non sarà facile per gli organizzatori del primo Slam dell'anno conservare il posto dato che il loro ruolo in questo pasticcio internazionale è rilevante. Chi ha dato rassicurazioni a Djokovic prima di imbarcarsi su un volo per l'altra parte del mondo?

Addio anche al sogno del numero 1 del tennis di sorpassare i rivali Nadal e Federer che, come lui, hanno vinto 20 tornei dello Slam.

Il tennista serbo ha perso l'appello contro la decisione del ministro dell'Immigrazione Hawke e dovrà subito lasciare l'Australia: alle 12.30 (ora italiana, a Melbourne, sono le 22.30) salirà su un volo di linea per Dubai, prima tappa del rientro in Serbia  dove lo attende - che paradosso - un bagno di folla (probabilmente non distanziata).

Il presidente serbo lo attende a braccia aperte

«Non vediamo l'ora di vederlo in Serbia». Così il presidente serbo Aleksandar Vucic, dopo avere parlato al telefono con Novak Djokovic.

Parlando ai giornalisti, secondo quanto riportano i media serbi, Vucic ha detto che le autorità australiane hanno «molestato» il campione serbo per 10 giorni e che la decisione era nota «dall'inizio». «Se avessero detto subito che le persone non vaccinate non possono entrare, non sarebbe andato», ha detto il presidente serbo in riferimento a Djokovic. Il tennista, a suo giudizio, ha fatto tutto quello che doveva fare, e poi «sono iniziate molestie di proporzioni senza precedenti», una «caccia alle streghe». Si è trattato, ha concluso Vucic, di un «processo insensato».

Il verdetto

Il verdetto - ritenuto scontato perché il Governo australiano non poteva perdere la faccia, per di più a pochi mesi dal voto - del giudice capo James Allsop è arrivato a seguito di una decisione unanime dei tre giudici che hanno ascoltato il caso a Melbourne. La decisione significa che il nove volte campione Djokovic non sarà in grado di difendere il suo titolo agli Australian Open, che inizieranno domani. Come ha sottolineato il presidente della Corte Suprema James Allsop prima di annunciare la decisione, il compito della corte era semplicemente quello di valutare se la decisione presa dal ministro dell'Immigrazione Alex Hawke fosse illegale, irrazionale o legalmente irragionevole. La corte ha ritenuto che i motivi delineati dagli avvocati di Novak Djokovic non lo dimostrassero. Significa che era corretta la decisione presa dal ministro dell'Immigrazione Alex Hawke di annullare i visti di Djokovic che sarà espulso dall'Australia e potrebbe dover affrontare un divieto di ingresso in Australia fino a tre anni.

L'udienza in diretta

Lucky loser

Con l'annullamento del visto di Novak Djokovic che non potrà prendere parte agli Australian Open, l'Atp ha deciso che il suo posto sarà preso da un lucky loser che è l'italiano Salvatore Caruso, numero 150 del mondo, 29 anni, di Avola (Siracusa).

Le reazioni di Nole

«Ora mi prenderò un po' di tempo per riposarmi e riprendermi, prima di fare ulteriori commenti oltre a questo - dice "Nole" - Sono estremamente deluso dalla sentenza della Corte che ha respinto la mia richiesta di riesame giudiziario della decisione del Ministro di annullare il mio visto, il che significa che non posso rimanere in Australia e partecipare agli Australian Open. Rispetto la sentenza della Corte e collaborerò con le autorità competenti in relazione alla mia partenza dal Paese». 

«Sono a disagio per l'attenzione che c'è stata nelle ultime settimane su di me e spero che ora possiamo concentrarci tutti sul gioco e sul torneo che amo. Vorrei augurare ai giocatori, ai funzionari del torneo, allo staff, ai volontari e ai fan tutto il meglio per il torneo e spero di tornare a giocare gli Australian Open», ha spiegato Djokovic. «Infine, vorrei ringraziare la mia famiglia, i miei amici, la mia squadra, i tifosi e i miei compagni serbi per il continuo supporto. Siete stati tutti una grande fonte di forza per me», ha concluso il campione serbo che ora dovrà lasciare l'Australia

Il governo aussie soddisfatto

Il governo australiano si è detto soddisfatto della decisione della Corte federale. «Accolgo con favore la decisione di mantenere forti i nostri confini e proteggere gli australiani», ha detto il premier Scott Morrison. «Questa decisione è stata presa per motivi di salute, sicurezza e buon ordine, in quanto ciò era nell'interesse pubblico. Gli australiani hanno fatto molti sacrifici durante questa pandemia e giustamente si aspettano che il risultato di quei sacrifici venga protetto», ha aggiunto.

L'attesa

Sospesa l'udienza della Corte federale dell'Australia sull'eventuale espulsione del n.1 del tennis, dopo che il governo australiano gli ha ritirato il visto per la seconda volta, in quanto non vaccinato e non in regola con le norme anti-Covid del Paese.

La Corte federale australiana, chiamata ad esprimersi sull'appello di Novak Djokovic contro il ritiro del visto, si è aggiornata in vista della sentenza che dovrebbe arrivare in giornata, comunque prima dell'avvio ufficiale degli Australian Open, in programma domani. Nel corso dell'udienza i tre giudici hanno ascoltato per diverse ore le argomentazioni del governo australiano, secondo il quale la presenza del numero uno del tennis mondiale, non vaccinato, rappresenterebbe un «rischio sanitario». Gli avvocati del serbo hanno invece definito la decisione delle autorità «irrazionale» e «irragionevole».

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Il tabellone dell'Australian Open

Intanto il nome di Novak Djokovic compare nel «match schedule» della prima giornata degli Australian Open, in programma domani. L'organizzazione, che aveva già inserito in tabellone il numero uno del mondo in attesa della risoluzione della controversia sul suo visto, ha deciso di confermare la presenza del serbo che domani, dunque, dovrebbe debuttare contro il connazionale Miomir Kecmanovic nella sessione serale della Rod Laver Arena. Per vedere il giocatore in campo, però, bisognerà attendere la decisione dei giudici sul ricorso presentato contro il secondo ritiro del visto.

«Udienza rapida»

Vista la mole delle memorie depositate, si legge sul sito dell'australiano The Age, la Corte pensa di terminare «entro l'ora di pranzo». A Melbourne sono da poco passate le 10 del mattino. Sono tre i giudici che partecipano da remoto da tre diverse sedi. Ma il presidente, James Allsop, sta valutando la possibilità che il caso del campione serbo venga affrontato dall'intera Corte vista «l'importanza» dell'argomento, scrive ancora il giornale di Melbourne. Allsop ha aggiunto di tenere comunque conto della necessità di un'udienza rapida per l'imminenza (lunedì) dell'inizio degli Australian Open, cui Djokovic intende partecipare se non verrà espulso.

Visto annullato per il rischio di disordini

La permanenza di Novak Djokovic in Australia non è solo un problema di salute pubblica, ma può addirittura provocare un'ondata di «disordini». Il governo di Canberra si prepara così alla resa dei conti con il tennista no vax alla corte federale di Melbourne, che deciderà sull'espulsione dopo che gli è stato annullato il visto per la seconda volta. Il campione serbo nel frattempo è stato trasferito in una struttura di detenzione temporanea, in attesa della sentenza. Con poche speranze, per la verità, che i giudici gli permetteranno di restare nel Paese per partecipare agli Open.

Il caso Djokovic si chiarirà al fotofinish, alla vigilia dell'inizio del torneo Atp, dove il numero uno del mondo risulta ancora in tabellone, ed anzi dovrebbe scendere in campo proprio nella prima giornata contro il connazionale Miomir Kekmanovic. Per la star serba, tuttavia, l'attesa è stata tutt'altro che serena. Dopo aver trascorso il sabato negli studi dei suoi avvocati, sotto la sorveglianza della polizia di frontiera, Djokovic è stato nuovamente posto in stato di fermo e trasferito nell'ormai famigerato Park Hotel di Melbourne, la struttura per i migranti dove era stato trattenuto nei primi giorni dal suo arrivo in Australia, il 5 gennaio. Se Djokovic potrà scendere o meno in campo, sarà la magistratura a decidere, dopo il ricorso presentato dai suoi legali.

Il governo di Canberra ha presentato una memoria ai giudici in cui ha motivato la revoca del visto: la sua presenza in Australia «può alimentare ulteriormente il sentimento anti-vaccinazioni nella comunità e portare ad un potenziale aumento dei disordini, come è accaduto in occasione di precedenti raduni e proteste, che tra l'altro hanno rappresentato potenziali focolai di trasmissione del Covid», si legge nel documento presentato dal ministro dell'immigrazione Alex Hawke. In cui si aggiunge che la presenza di Djokovic potrebbe anche «dissuadere gli australiani dal richiamo dei vaccini», in una fase in cui Omicron moltiplica i nuovi contagi. Tutela della salute generale e dell'ordine pubblico, in sintesi. E se la corte darà ragione al governo, Djokovic sarà espulso e non potrà tornare in Australia per i prossimi tre anni.

Secondo la difesa, la posizione di Canberra è priva di basi, perché «non ha presentato prove» che Djokovic sia stato un cattivo esempio nella lotta alla pandemia. La speranza degli avvocati è che la corte accordi al loro assistito un permesso di lavoro che gli permetta di giocare. Una possibilità sempre più remota, tuttavia, a meno che non vengano riscontrati sostanziali vizi di forma in merito alla revoca del visto. Su Djokovic, tra l'altro, pesa l'ombra di un comportamento quantomeno ambiguo, sin dal suo arrivo in Australia. Il giocatore (positivo al Covid a dicembre) aveva presentato all'immigrazione una richiesta di ingresso nel Paese con dati inesatti, omettendo un viaggio precedente dalla Serbia alla Spagna. Tanto che lui stesso si era scusato, attribuendo «l'errore» di compilazione del modulo al suo team. Quanto ai colleghi del campione serbo, con il passare dei giorni è cresciuta la stanchezza ed il fastidio per una vicenda che è diventata planetaria, prendendo il sopravvento sul torneo di Melbourne. Il più stufo di tutti è apparso uno dei principali avversari di Djokovic, la superstar spagnola Rafael Nadal, che ha liquidato così la questione: «L'Australian Open è molto più importante di qualsiasi giocatore» e «sarà un grande Australian Open con o senza di lui».

 
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