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L'asteroide non ci colpirà. Ma l'impatto sulla Terra è solo questione di tempo

L'asteroide non ci colpirà. Ma l'impatto sulla Terra è solo questione di tempo
L'asteroide non ci colpirà. Ma l'impatto sulla Terra è solo questione di tempo
di Flavio Pompetti
Articolo riservato agli abbonati
Domenica 28 Marzo 2021, 12:23 - Ultimo agg. : 15:26
4 Minuti di Lettura

NEW YORK Sarà un incontro ravvicinato visibile ad occhio nudo, ma per fortuna non una collisione. La Nasa questa settimana ha messo a tacere un sospetto che per anni ha gravato sulle previsioni di molti astronomi: il 13 aprile del 2029 l'asteroide Apophis incrocerà il nostro pianeta alla distanza di 32.000 km, più vicino dell'orbita dei satelliti per le comunicazioni, e un decimo della distanza che ci separa dalla Luna, ma abbastanza lontano da scongiurare l'ipotesi di un impatto.

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La rassicurazione si estende alle future generazioni: l'orbita dell'asteroide intorno al sole non contempla un contatto con la Terra, almeno per i prossimi cento anni. L'allarme era stato dato a dicembre del 2004, quando la triade di astronomi che aveva scoperto l'asteroide, tra i quali il nostro Fabrizio Bernardi, aveva calcolato le date di tre possibili sfioramenti tra i due corpi celesti: il 2029, il 2036 e il 2068.

 

Le conseguenze

Da allora e per i successivi sedici anni, parte della comunità scientifica ha vissuto l'incubo di una prossima, possibile esplosione simile a quella che 66 milioni di anni fa ha sterminato il 75% dei dinosauri che abitavano il nostro pianeta. Una massa di un chilometro di circonferenza che dovesse scontrarsi con la Terra scatenerebbe un'energia pari a quella di milioni di bombe atomiche che esplodono simultaneamente, tale da segnare senza scampo il nostro destino. E anche le forme di vita superstiti dovrebbero fare i conti con la nube di detriti sollevati, che oscurerebbe il Sole con l'effetto di produrre un inverno istantaneo di lunga durata. Apophis si avvicina a questa descrizione: ha un diametro di 370 metri, una lunghezza massima di 450 metri e un peso di 27 milioni di tonnellate. È con questa apprensione addosso che la comunità degli astronomi si è appostata il cinque marzo scorso a registrare il passaggio dell'asteroide nel punto più vicino a noi, nel ciclo orbitale intorno a sole che dura 323 giorni.

I dati sono stati catturati da un antenna radio alta 70 metri nella centrale della Nasa Deep Space a Barstow, in California, e dalla maxi lente da 100 metri di diametro del telescopio di Green Bank, in West Virginia. I due strumenti sono riusciti a fornire dati di posizionamento con un'approssimazione di appena 150 metri, una misura straordinaria, se si pensa che il passaggio è avvenuto a 17 milioni di chilometri di distanza. Sulla base dei dati raccolti, l'ingegnere dell'agenzia spaziale statunitense Davide Farnocchia ha potuto finalmente dissipare i sospetti di un olocausto in arrivo.

Studies confirm there is no risk of asteroid 99942 Apophis impacting Earth for at least another century. Originally identified in 2004, new data have better defined the orbit of Apophis, putting astronomers at ease. Learn more: https://t.co/6a7zxeSLYF pic.twitter.com/EX8KXlXpWP

— NASA (@NASA) March 26, 2021

La maggior parte degli asteroidi conosciuti orbita in uno spazio vicino a Marte e a Giove (nel 1994 abbiamo avuto modo di osservare la caduta su Giove di un meteorite generato dalla frammentazione di una cometa), ma alcune delle masse sono presenti anche in prossimità della Terra.
L'eventualità che un giorno gli astronomi confermino che uno di essi è entrato in rotta di collisione con il nostro pianeta non è fantascienza; è l'amara predizione che ci ha lasciato prima di morire l'astrofisico Stephen Hawkins, quando ha detto nel 2018 che l'ipotesi era la maggiore minaccia che incombe su di noi. Gli scienziati si stanno preparando all'evenienza, forti dei progressi tecnologici che permettono di sognare l'approntamento di efficaci mezzi di difesa per l'intera umanità, se il fenomeno dovesse verificarsi.

Le contromisure

Al momento avremmo bisogno di un preavviso di almeno dieci anni per correre ai rimedi, come si stanno preparando a fare la Nasa e anche l'ente spaziale europeo, legati anche da un progetto congiunto. Allo studio ci sono esplosioni atomiche in prossimità della superficie della massa da deviare; l'impatto diretto contro corpi più piccoli, e la distorsione magnetica della traiettoria tramite l'emissione ad alta potenza di ioni.


 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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