Crew Dragon, lancio slitta a sabato
Il rinvio per una tempesta di fulmini

Crew Dragon, lancio slitta a sabato Il rinvio per una tempesta di fulmini
Crew Dragon, lancio slitta a sabato Il rinvio per una tempesta di fulmini
di Paolo Ricci Bitti
Mercoledì 27 Maggio 2020, 16:36 - Ultimo agg. 28 Maggio, 07:51
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Il sogno americano di ripartire verso la  frontiera dello spazio deve attendere. Quando mancavano appena 16 minuti e 4 secondi al lancio della Crew Dragon della SpaceX, la Nasa ha sentenziato "No go". Una tempesta di fulmini sulla Florida e il maltempo anche sulla striscia dell'oceano Atlantico riservata a un eventuale atterraggio di emergenza della capsula hanno spinto i responsabili del volo umano del Kennedy space center a fermare il countdown seguito da tutta l'America, a cominciare dal presidente Donald Trump e dalla first lady Melania che erano in prima fila davanti alla rampa 39A di Cape Canaveral, la stessa delle missioni Apollo.

Rinviato allora a sabato 30 maggio alle 21.22 (o a domenica, sempre nella serata italiana) l'appuntamento con il nuovo capitolo delle esplorazioni spaziali che doveva cominciare alle 22.33 di mercoledì. Uno slittamento non indolore, non solo per i nervi degli astronauti Doug Hurley e Bob Behnken, comunque veterani con due missioni a testa sullo Space Shuttle. Intanto hanno richiesto ore e ore di delicatissimo lavoro lo svuotamente dei serbatoi degli stadi del razzo Falcon 9 che hanno motori a carburante liquido, kerosene compreso, iniettato ad altissima pressione. Roba da maneggiare con molta cautela, magari senza fulmini tra i piedi.

E poi la Crew Dragon dovrà, sabato o domenica, inseguire molto più a lungo la stazione spaziale internazionale in orbita: da 19 ore si passa a 31 perché le orbite dell'Iss scarrucolano di continuo attorno alla Terra sorvolata a una quota di 400 chilometri e a una velocità di 28.800 chilometri l'ora. Ci sarà insomma da testare di sicuro la toilette della capsula.

La Nasa, con ogni probabilità, anzi, di sicuro, ha voluto tutelare al massimo l'unica cosa che le "appartiene" in questa missione operata da un'azienda privata: le vite degli astronauti. Tecnicamente nella sala di controllo i bottoni li spingono gli ingegneri di SpaceX che sono però in casa della Nasa che ha sempre l'ultima parola.

Trump ha comunque promesso di ritornare perché questo era il lancio più atteso dal 2011, da quando gli Stati Uniti hanno mandato in pensione lo Space Shuttle spendendo poi oltre due miliardi di dollari e altrettanto orgoglio comprando 31 posti sulle navicelle russe Soyuz per mandare nello spazio gli eredi di Neil Armstrong, per di più partendo da Bajkonur. Anzi i dollari sono ancora di più, perché in questi 9 anni la Nasa ha pagato, in base ad accordi con le agenzie spaziali di altri paesi, i voli anche di astronauti non americani, italiani compresi.  

L'astronauta Paolo Nespoli: «Dopo Shuttle e Soyuz andiamo nello spazio con la Crew Dragon di SpaceX»

Adesso invece era tutto pronto perche dall'America decollassero due americani a bordo di un'astronave americana. L'unica, macroscopica, differenza rispetto a 9 anni fa è che razzo e navicella non sono della governativa Nasa, ma di un'azienda privata, la SpaceX del sudafricano-canadese Elon Musk, patron anche della Tesla.

E' così che si parla del primo volo umano commerciale nello spazio. La Nasa, che ha finanzato con tre miliardi SpaceX risparmiando almeno sei volte tanto per la progettazione e la realizzazione della capsula, spenderà ora 60 milioni di dollari ad astronauta rispetto ai 90 chiesti ultimamente dai russi che avevano il monopolio dei taxi spaziali. 


#LaunchAmerica è l'hashtag della missione, chiama Demo2.



 










 

I protagonisti  della nuova epopea americana sono Douglas Hurley e Robert Behnken, che sabato torneranno a indossare le tute spaziali disegnate dal costumista dei supereroi hollywoodiani Jose Fernandez.
Secondo Bridenstine, capo della Nasa, i due astronauti «sono degli eroi, eroi americani, pronti a gettare le fondamenta per una nuova era del volo umano nello spazio». La loro missione ripartirà sabato con 31 ore di volo verso la Iss: una volta giunti a bordo, si uniranno ai tre colleghi della Expedition 63 (l'americano Chris Cassidy e i russi Anatoli Ivanishin e Ivan Vagner) per un tempo variabile che potrà andare da uno a quattro mesi.


 
Il rientro, che si concluderà con un tuffo nell'oceano Atlantico, verrà programmato in base alle condizioni della navetta, al meteo e all'avanzamento dei preparativi per la successiva missione, Crew-1, la prima operativa. «Ricordiamoci che Demo-2 è un test di volo», ha sottolineato Bridenstine. «La priorità è sperimentare il veicolo e riportarlo a casa in sicurezza per essere poi pronti al lancio di Crew-1».



 

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