Luca Parmitano: «Nello spazio sapevo del Coronavirus da novembre». Poi si corregge: «Il mio lapsus strumentalizzato»

Luca Parmitano: «Nello spazio sapevo del virus da novembre». Poi si corregge: «Il mio lapsus strumentalizzato»
Luca Parmitano: «Nello spazio sapevo del virus da novembre». Poi si corregge: «Il mio lapsus strumentalizzato»
Lunedì 25 Maggio 2020, 14:54 - Ultimo agg. 26 Maggio, 13:48
4 Minuti di Lettura

Luca Parmitano e la sua equipe sapevano dell'esistenza del coronavirus già da novembre, prima ancora che la Cina annunciasse pubblicamente il diffonersi dell'epidemia nel suo territorio? L'astronauta ha effettivamente detto in due occasioni (il 25 aprile 2020 alla trasmissione Petrolio, su Rai 1, e il 9 maggio al Tg2 Storie) che sulla stazione orbitante monitoravano quanto stava accadendo sulla Terra, ma in un tweet pubblicato ieri dall'Esa ha poi smentito: «È stato un lapsus. Errare è umano, e mi spiace molto vedere che in questo caso il mio lapsus sia stato strumentalizzato».

LEGGI ANCHE Luca Parmitano in diretta da Houston: «Coronavirus? Chiedete agli esperti»

«Nell'episodio in questione, parlando delle precauzioni prese durante il rientro dalla Stazione Spaziale Internazionale, ho erroneamente affermato che, come equipaggio, fossimo al corrente dell'inizio del contagio pandemico già a novembre», spiega Parmitano. 


LA VICENDA La notizia era uscita su difesaonline.it che aveva riportato le parole dell'astronauta: «A bordo abbiamo un collegamento quotidiano con le realtà terrestri; abbiamo anche accesso alla rete internet; possiamo comunicare con i centri di controllo e già da novembre, avevamo iniziato a seguire i primi contagi, inizialmente soltanto nei paesi asiatici, poi al mio rientro i primi contagi in Europa…» e ancora: «Sulla stazione abbiamo seguito quello che stava succedendo sulla Terra: anche prima del mio rientro già da novembre eravamo al corrente di questo probabile contagio pandemico e soprattutto la gravità che si andava allargando a macchia d’occhio proprio in Europa poco prima del mio rientro».

Parmitano, quindi, aveva effettivamente parlato di una situazione già critica a novembre, quando invece le autorità cinesi hanno lanciato l'allerta a gennaio. In molti hanno avanzato il sospetto che il colonnello sapesse, grazie alle informazioni in arrivo dall'intelligence americana, della presenza di un pericolo per la salute mondiale. Gli Usa, infatti, potrebbero aver avvertito i governi alleati della situazione prima ancora che il medico cinese Li Wenliang denunciasse i fatti. 

Se così fosse sono stati molti i paesi a sapere della presenza della pandemia in corso, Italia inclusa, ma nessuno ha fatto nulla. Non almeno in Occidente. Corea e Giappone, reduci di SARS E MERS si erano adeguati, ma in Occidente nessuno ha prestato attenzione all'imminente pericolo, con le conseguenze note a tutti. L'ipotesi è quindi che i governi sapessero della pericolosità del Covid, ma nessuno avrebbe preso provvedimenti. Pare che il virus circolasse addirittura da Ottobre, come riportato da alcuni atleti che hanno preso parte ai giochi di Wuhan il 18-27 ottobre.

LA SMENTITA. Ricostruzioni spazzate via dal tweet chiarificatore di Parmitano. Almeno tre, secondo l'astronauta, le ragioni del lapsus. Il primo consiste nel fatto che «a bordo della Iss non utilizziamo il calendario, ma il Coordinated Universal Time (Utc). L'anno inizia con il giorno 1 e finisce con il giorno 365, e gli eventi vengono eseguiti in base a questa pianificazione. Di conseguenza è possibile confondere un mese con un altro poiché non vi facciamo mai riferimento, ma utilizziamo il giorno Utc»; in secondo luogo «ricordo che, intorno alla fine della missione, parlavamo con l'equipaggio di varie crisi in corso sulla Terra. Nel ripensare agli eventi intorno a quel periodo, ho fatto confusione tra le diverse conversazioni, e nel ricordare gli eventi ho collegato le prime notizie di contagio a un contesto temporale precedente. A bordo, abbiamo appreso del contagio insieme al resto del mondo, quando le agenzie giornalistiche e le grandi testate televisive hanno iniziato a parlarne».

Per l'astronauta «tutto questo è facilmente verificabile perché «le comunicazioni Terra-bordo-Terra sono soggette al Freedom Of Information Act, una legge che impone totale trasparenza e che tutte le comunicazioni siano registrate. Non è possibile ricevere informazioni riservate». L'astronauta aggiunge infine che «l'idea che fossimo già al corrente di un contagio pandemico è smentita dai fatti: le operazioni di rientro della Spedizione 61 sono state svolte normalmente, senza alcuna ulteriore precauzione. Al contrario, quando la situazione pandemica si è rivelata in tutta la sua gravità, l'equipaggio rientrato dalla Spedizione 62 è stato isolato in quarantena per evitare possibili contagi«. Parmitano conclude: «Mi scuso, con umiltà, per l'errore e per le conseguenze (del tutto inaspettate): me ne assumo ogni responsabilità». 
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA