Aerospazio, Obama promette:
«Stati Uniti su Marte entro il 2030»

Aerospazio, Obama promette: «Stati Uniti su Marte entro il 2030»
di Paolo Ricci Bitti
Martedì 11 Ottobre 2016, 15:48 - Ultimo agg. 12 Ottobre, 20:18
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La promessa dell'ormai ex presidente Obama è di quelle solenni e molto impegnative: «Gli Stati Uniti saranno su Marte entro gli anni 2030», ha detto in un intervento sulla Cnn che a Cape Canaveral e Houston, ma anche a Mosca e Pechino, ha fatto alzare parecchi in piedi. «Stiamo lavorando in partnership con delle aziende private - spiega il presidente americano - per inviare degli uomini su Marte, una missione con l'obiettivo di rendere le nostre vite migliori qui sulla Terra». Un annuncio che arriva alla vigilia dell'arrivo della prima sonda europea Exomars sul Pianeta Rosso.




L'afflato di Obama per Marte non è una novità, ne aveva già parlato nel 2010 e del resto l'alleanza fra Nasa e aziende private è diventata in questi anni possibile e anche operativa da quando magnati come Elon Musk (Tesla) con SpaceX, Jeff Bezos (Amazon) con Blue Origin e, con orizzonti per adesso più dichiaratamente dedicati al turismo spaziale, Richard Branson con Virgin Galactic, hanno con decisione rivolto i loro sogni e soprattutto i loro investimenti verso lo spazio, un settore che garantisce proventi che possono andare da 3 a 8 volte la cifra impiegata. Oltre la gloria, naturalmente.
E non un caso che l'annuncio di Obama sia stato doppiato in pochi minuti da quello della Nasa che conferma l'interesse della Nasa per Marte con la collaborazione dei privati.

I maligni sostengono che quello di Obama marziano è un assist alla Clinton candidata alla sua successione e ciò può anche essere in parte credibile perché poi in questi anni non è che la Nasa abbia sempre dormito sonni tranquilli prima di presentare il conto dei propri progetti al Congresso. Lo stesso ente che fra gli anni 60 e 70, quando l'epopea Apollo era ancora in corso con gli allunaggi che si susseguivano, aveva risposto picche al progetto di Von Braun che aveva promesso di portare l'uomo su Marte a metà degli anni 80. C'era guerre terrene da finanziare piuttosto che sfide spaziali che erano già state vinte.

E da cinque anni, mandato in pensione lo Shuttle senza che fosse pronto un sostituto, anche gli astronauti della Nasa sono costretti a chiedere un passaggio sulla Sojuz russa per andare e tornare dalla stazione spaziale internazionale in orbita. 

Venendo a oggi, per dirne una restando proprio sulla questione della stazione spaziale internazionale, mentre i cinesi si stanno allargando in orbita con la loro "stazione celeste" non è ancora chiaro per quanti anni sarà ancora finanziata l'avventura dell'Iss che rappresenta non solo un fantastico avamposto per l'uomo ma anche un formidabile esempio di duratura alleanza fra paesi capace di superare ogni crisi internazionale, compreso il disintegrarsi dell'Unione sovietica.

Epperò Obama può essere creduto quando ricorda che la missione su Marte serve a garantire un futuro migliore alla Terra perché intanto lo sforzo che la tecnologia sarà chiamata a fare produrrà continue ricadute prima ancora che la nave spaziale con il primo equipaggio umano sia pronta a salpare. Che siano gli anni Trenta o quelli successivi non fa differenza anche perché restano di difficile soluzione temi quali quelli della propulsione dei razzi e quelli della tutela degli uomini sul pianeta rosso, esposti come saranno a radiazioni i cui effetti al momento non sono ancora del tutto comprensibili.

Obama parla degli Stati Uniti di nuovi pionieri come avvenne per la Luna, ma potrebbe anche puntare - e questo sarebbe un disegno da grande statista - a innescare un'alleanza non solo fra Nasa e privati, ma planetaria. 
Se si parla con gli astronauti, persone con i piedi per terra più di quanto si possa immaginare, anche di diverse nazionalità il tema ricorrente alla fine è lo stesso: l'approdo su Marte in tempi ravvicinati (poche decine di anni, eh) richiede sforzi colossali che possono essere affrontati con successo solo unendo ingegni, competenze e risorse. Fantascienza geopolitica? Vedremo.

 Il presidente Usa, nel suo intervento, fissa intanto un «chiaro traguardo»: L'ambizione non è solo arrivare per primi sul Pianeta Rosso, ma «potere un giorno rimanere lì per un periodo di tempo prolungato». «Un giorno - Obama in un'editoriale pubblicato sul sito della Cnn - spero di potere issare i miei nipoti sulle spalle. Guarderemo ancora con meraviglia verso le stelle, come hanno fatto gli umani dall'inizio dei tempi. Ma invece di attendere con ansia il ritorno dei nostri intrepidi esploratori, sapremo che grazie alle scelte fatte oggi, saranno andati nello spazio non solo per visitarlo, ma per rimanerci e, facendo questo, per rendere migliori le nostre vite sulla Terra».

Per raggiungere l'obiettivo, aggiunge Obama, sarà necessaria una «continua collaborazione tra governo e innovatori privati».
Una collaborazione che avrà inizio nei prossimi anni quando aziende private invieranno i loro astronauti sulla Stazione spaziale internazionale. La Casa Bianca e la Nasa hanno annunciato che sette aziende private hanno ottenuto l'appalto per sviluppare dei sistemi abitativi e in autunno la Nasa darà a queste aziende l'opportunità di aggiungere dei moduli e altri sistemi alla Stazione spaziale internazionale. Obama aveva già fatto riferimento alla conquista di Marte in un discorso del 2010 al Kennedy Space Center. In quell'occasione, il presidente delineò i tratti di un ambizioso programma spaziale che eventualmente avrebbe portato degli esseri umani a viaggiare su Marte entro «la metà degli anni 2030».


LA NASA
«Siamo lieti di annunciare due nuove iniziative della Nasa che si basano sulla visione del presidente Usa e che prevedono l'utilizzo di partenariati pubblico-privati per consentire agli esseri umani di vivere e lavorare nello spazio in modo sostenibile». Così Charles Bolden, amministratore capo della Nasa, fa eco a quanto affermato dal presidente americano Barack Obama, che vedrebbe gli Usa raggiungere Marte entro gli anni 2030.

Il primo progetto riguarda lo sviluppo di un modulo abitativo che permetterà agli astronauti di vivere nello spazio per missioni di lunga durata, il Deep Space Habitat. Per questo progetto la Nasa aveva selezionato in agosto sei aziende, dando il via alla seconda fase di NextStep, il programma di finanziamento di 65 milioni di dollari per stimolare lo sviluppo di iniziative dei privati. Il secondo progetto, spiega ancora Bolden, riguarda la Stazione Spaziale Internazionale (ISS) e più precisamente l'utilizzo del porto di attracco disponibile sulla ISS. «Uno degli usi potenziali di tale porto come avamposto per una o più future stazioni commerciali nell'Orbita terrestre bassa, quando la missione dell'Iss si concluderà negli anni 2020. Il settore privato ha risposto con entusiasmo». Bolden ha poi annunciato una conferenza a Pittsburgh: «Questa settimana - ha detto - molte delle principali aziende americane al top dell'innovazione si riuniranno al White House Frontiers Conference, a Pittsburgh, dove potranno esplorare ulteriormente, tra le altre cose, come gli investimenti americani nella scienza e nella tecnologia ci aiuteranno a raggiungere 'l'ultima frontierà, lo spazio».


 
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