United Technologies, nozze con Raytheon: nasce colosso con fatturato da 74 miliardi. Dubbi di Trump

Due jet F-35 dell'U.S. Air Force
Due jet F-35 dell'U.S. Air Force
Lunedì 10 Giugno 2019, 15:45 - Ultimo agg. 20:31
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United Technologies e Raytheon a nozze: nasce un gigante dell'aerospazio che vanta nel suo portafoglio i missili Tomahawk ed in grado di produrre dai motori ai sedili per gli F-35 passando per i lanciatori per i Patriots. Un colosso da oltre 160 miliardi di dollari di capitalizzazione di Borsa, con ricavi annui per 74 miliardi, il secondo al mondo dopo Boeing.

L'operazione dovrebbe concludersi nel primo semestre del 2020. La nuova azienda si chiamerà Raytheon Technologies Corporation e avrà sede a Boston. Secondo i termini dell'accordo, gli azionisti Raytheon riceveranno 2,3348 azioni della nuova società per ciascuna azione Raytheon posseduta. Al termine della fusione, gli azionisti United Technologies deterranno il 57% delle azioni e quelli di Raytheon circa il 43%. Il matrimonio avverrà solo dopo la separazione da United Technologies della divisione Otis, che si occupa di ascensori, e dell'impresa di costruzioni e sistemi Carrier.

Ma sul matrimonio incombe Donald Trump: il presidente americano solleva dubbi e timori sull'operazione che rischia di avere ripercussioni negative sulla concorrenza nel settore. Dalla fusione nasce una «grande e bella società» che potrebbe però tradursi in costi maggiori per la difesa americana, dice Trump. «Quando sento della fusione mi chiedo: ridurrà la concorrenza?», aggiunge il presidente, le cui parole fanno eco ai suoi dubbi precedenti sollevati su At&t e Time Warner. «Io devo trattare per gli Stati Uniti l'acquisto di molte cose e mi chiedo» se la fusione sia in grado di rendere questo processo «meno competitivo. E questo anche perché» il settore della difesa è «già non competitivo»: gli Stati Uniti già «spendono più di altri paesi» quali Cina e Russia per la Difesa e questo «in parte perché non c'è concorrenza».

Gli amministratori delegati di United e Raytheon, rispettivamente Greg Hayes e Tom Kennedy, ritengono comunque che il matrimonio non avrà un impatto negativo sulla concorrenza ne tantomeno solleverà perplessità da parte delle autorità di regolamentazione. «Dal punto di vista normativo, la cosa bella di questo accordo è che ci sono pochissime sovrapposizioni. È veramente un accordo complementare sia dal punto di vista delle tecnologie sia da quello di dei prodotti» spiega Hayes, precisando che l'obiettivo delle due società è ottenere il via libera dalle autorità entro il primo trimestre dell'anno prossimo. Il nuovo gruppo sarà guidato da Hayes come amministratore delegato, mentre Kennedy sarà presidente esecutivo per due anni.

A guardare all'operazione con interesse è Leonardo. «Siamo clienti sia dell'uno sia dell'altro e dovremo capire che impatto ci può essere sui nostri rapporti di fornitura» dice l'amministratore delegato Alessandro Profumo. «Negli Stati Uniti - aggiunge - siamo in un'altra categoria, siamo un second tier (operatore di secondo livello, ndr). Detto questo, la concentrazione progressiva» degli operatori di primo livello «aumenta il valore degli asset e quindi siamo anche contenti».


 
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